Con l’ assoluzione di Anwar Ibrahim del reato di sodomia da parte dell’alta corte si è voltata una delle pagine fondamentali nella storia politica del paese.
I vincitori immediati per l’ assoluzione di Anwar sono Anwar stesso, la sua famiglia, il gruppo legale e l’opposizione.
Per Anwar non si tratta solo di di essersi liberato di una brutta calunnia a sfondo sessuale buttatagli contro, ma anche una vittoria per le sue fortune politiche e per quelle del Pakatan Rakyat, rinnovato ora e pronto alle prossime elezioni.
Mentre l’orologio si carica, molto più lentamente ora a causa di un risultato di questo verdetto, verso la fine dell’attuale governo del Barisan Nasional, Anwar abbastanza giustamente ha smesso di cantare su questo risultato inatteso. Nel suo primo commento alla stampa dopo la decisione della corte, ha chiesto ai suoi sostenitori di concentrarsi sulla agenda più vasta della riforma e di continuare a lottare contro la corruzione e per assicurare la libertà dei media. Questo ricordare ai malesi di focalizzarsi per la lotta più vasta per la libertà e la giustizia è salutare.
Il caso di Anwar è solo uno dei tanti casi politici recenti, nella stragrande maggioranza dei quali l’indipendenza e l’integrità del sistema giudiziario sono state verificate e delle quali si è visto che se ne aveva bisogno.
Un tributo speciale deve essere rivolto al giudice, Mohamad Zabidin Mohd Diah, che deve essersi trovato sotto una pressione tremenda per fornire un verdetto di colpevolezza in quello che era chiaramente un processo spinto da motivazioni politiche. Invece ha emesso una decisione giudiziaria basata su principi certi di giustizia penale. Il suo giudizio è stato uno giusto. La sua affermazione, secondo cui la corte non poteva escludere la possibilità che i campioni di DNA fossero compromessi, affrontava solo uno dei tanti dubbi sorti contro il procedimento di accusa.
Era un caso che si basava sull’accusa di una persona, Mohd Saiful Bukhari Azlan, che per coincidenza aveva incontrato l’allora ministro Najib Tun Razak vari giorni prima del presunto incidente. Nella maggioranza delle corti dei paesi democratici, questo incontro avrebbe fatto sorgere immediatamente dei dubbi sulla credibilità dell’accusatore e anche in un proscioglimento delle accuse e la condanna dell’accusa e dei suoi padroni politici per aver tentato di usare il tribunale per attaccare gli oppositori politici.
Chi è che ha perso in questo secondo caso di sodomia?
Hanno perso il primo ministro, la Procura Generale che ha rappresentato l’accusa e l’UMNO.
L’incontro non chiarito di Najib con Saiful ed il suo rifiuto di testimoniare, nonostante un mandato di comparizione della corte nei suoi confronti e della moglie Rosmah Mansor, dovrebbero aver messo in allerta chi aveva pensato al tutto che, anche se il giudice avesse emesso un verdetto di colpevolezza, la corte dell’opinione pubblica, sia in Malesia che nel resto del mondo, non avrebbe facilmente creduto che il primo ministro non fosse interessato e non avesse alcun legame con Saiful.
La posizione politica di Najib ha ora avuto una tremenda batosta che non potrà essere evitata da nessuna dichiarazione del ministro dell’informazione Rais Yatim secondo cui il verdetto testimonia che i tribunali sono liberi dalle manipolazioni politiche.
Per quanto riguarda la Procura Generale, si doveva aspettare una condanna certa e consegnare il suo più grande trionfo ai suoi signori politici. Invece gli è stata consegnata una lezione sui principi dell’amministrazione della giustizia da uno dei suoi colleghi nel servizio legale del sistema giudiziario.
L’accusa può ancora appellarsi contro la decisione ma, se lo facesse, potrebbe solo peggiorare le opinioni e la percezione dell’opinione pubblica generale, secondo cui Le Camere della Procura Generale sono state trasformate in uno strumento politico della coalizione al governo, con l’attuale Procuratore Generale che abbassa drasticamente gli standard del suo ufficio in favore della sua parzialità verso l’esecutivo.
L’UMNO, più correttamente l’eredità dell’UMNO di Mahatir, è il più grande dei perdenti. Fu Mahatir Mohamad (un importante primo ministro precedente) ad aver architettato la prima accusa di sodomia contro Anwar per impedirgli di assumere il potere ma prima di ciò aveva già distrutto il sistema giudiziario della sua integrità e indipendenza. I sostenitori dell’UMNO del signor Mahatir hanno continuato allo stesso modo spingendo ancor di più la persecuzione politica di Anwar e hanno usato come un grimaldello della loro campagna per demonizzare Anwar e l’opposizione tutta.
Ora quella strategia gli si è rivolta tragicamente contro e potrebbe essere l’ultimo chiodo sulla tomba del governo del Barisan sulla nazione.
Chi ha vinto davvero?
In ultimo, più di tutti ha vinto l’opinione pubblica pensante e scrivente di questo paese. Non ascoltati dai media principali del paese e costantemente in anticipo dei commentatori e persino delle analisi legali del caso Anwar, i Malesi hanno usato internet per veicolare la propria voce e la rabbia verso l’accusa e chiedere la fine dei tentativi di farsi gioco del sistema giudiziario per il loro sogno di potere.
Gli osservatori cinici hanno affermato che il sistema giudiziario è giusto ed equo solo quando fa comodo all’UMNO e al governo. Nella loro opinione il verdetto si giustifica solo perché i capi sentivano che la colpevolezza avrebbe solo peggiorato la situazione rispetto ad un verdetto di assoluzione di Anwar.
Potrebbe essere vero ma è ancora una testimonianza della influenza delle voci nuove e vibranti di dissenso che mirano alla riforma e alla restaurazione di un sistema giudiziario libero ed indipendente.