Quando Yingluck Shinawatra, sorella minore del già premier thailandese in esilio Thaksin, e il suo partito Puea Thai vinsero a man bassa le ultime elezioni di luglio scorso, pochi si immaginarono che il suo governo avrebbe dato il calcio di inizio per un processo di pace nella regione del profondo meridionale thailandese, infestata dall’insorgenza, a predominanza musulmana malay.
Cinque governi thai successivi non erano riusciti a fermare i livelli storici di violenza che divorano la regione sin dal 2004. Quasi 5000 persone sono morte in una confusione di violenza legata all’insorgenza, legata alla criminalità e a questioni personali. Nessuno dei contendenti aveva indicato che avrebbe abbandonato le proprie posizioni di potere verso una condivisione di potere politico ed altre questioni chiave per raggiungere un qualche tipo di soluzione.
Nella campagna elettorale comunque il Puea Thai fece capire che avrebbe tentato quello che nessun altro governo osava per raggiungere la pace nella lontana provincia. In particolare, Yingluck e i candidati parlamentari del posto musulmani del Puea Thai indicavano ai loro sostenitori nell’estremo meridione che avrebbero lottato per una organizzazione amministrativa speciale.
Appena il Puea Thai nominò il suo governo, il ministro degli interni Yongyuth Wichaidit dichiarava che questa promessa elettorale non era la politica del governo, che un modello di governo riformato, conosciuto come «Nakorn Pattani», era solo un’idea di un vecchio primo ministro Chavalit Yongchaiyudh, il quale aveva lasciato il suo ruolo di consiglier del partito mesi prima, prima delle elezioni a causa di un sentimento antimonarchico presente nel movimento delle magliette rosse.
Gli oppositori del Puea Thai hanno presto criticato il partito per aver giocato la carta dell’autonomia nella campagna elettorale per fare voti nella regione, che da tempo è casa a vari gruppi separatisti e altri che sognano l’indipendenza. Tuttavia, il governo del Puea Thai sta facendo un percorso difficile nel suo rapporto con la Monarchia ed i militari.
SIn dal 2006 i tribunali e i militari thailandesi hanno cacciato tre governi allineati con Thaksin e qualunque mossa che minacci gli interessi militari potrebbe portare i suoi oppositori a cercare una analoga dissoluzione del governo di Yingluck. Con la lunga storia del mantenimento del potere centrale dei militari il partito Puea Thai aveva pochissime possibilità se non di abbandonare l’istanza dell’autonomia per le province di Yala, Narathiwat e Pattani.
All’inizio, il Puea Thai indicò che nel lontano meridione avrebbe abdicato agli interessi militari. Il primo ministro uscente Abhisit col suo partito democratico fece passare una legge in parlamento, lo scorso anno, con cui si dava al SBPAC (Centro amministrativo delle province della frontiera meridionale) a Yala, un maggiore controllo civile. Piuttosto che lavorare sotto l’autorità di un Comando operativo di sicurezza interna (ISOC), il segretario del SBPAC è nominato e risponde direttamente al primo ministro.
A settembre, il governo del Puea Thai dava segnali che avrebbe limitato quella iniziativa del Partito Democratico. Varie fonti dicevano che sono stati i militari ad influenzare la giovane Yingluck affiché introducesse una nuova organizzazione denominata SBPSDC, centro di sviluppo e di risoluzione dei problemi delle province di frontiera meridionali, con lo scopo di controllare la SBPAC. Secondo fonti dei militari, la nuova struttura creerebbe più unità delle organizzazioni della sicurezza e dell’amministrazione nel lontano meridione. Ma altre fonti ritengono che il nuovo piano e la nuova struttura di comando rifletta il desiderio dei militari di più autorità e ricchezza finanziaria.
Sin dal 2004, gli analisti, specialmente quelli del luogo malay musulmani, hanno affermato che le personalità militari erano interessate a prolungare il conflitto a causa delle massicce quote di bilancio che ricevono per le operazioni di contro insorgenza. Vari governi thailandesi hanno speso 51 milioni di dollari nel corso di nove anni finanziari per contrastare l’insorgenza sin dalla sua nascita nel 2004.
Ad ottobre, quasi 30 su 49 membri del consiglio consultivo del SBPAC in una lettera al ministro Yongyuth espressero la propria disapprovazione. Sentendo di avere pochissima autorità reale, nonostante i membri del consiglio siano per la maggioranza musulmani delle province in questione, hanno espresso il proprio forte appoggio allo sforzo di Abhisit di ridurre il ruolo dell’ISOC con il quale molti membri non accettavano di coordinarsi e di comunicare e che percepivano la supervisione dei militari come limitante della efficacia del SBPAC.
Nonostante le attese sull’introduzione prossima del SBPSDC, il governo di receente ha deciso di accantonare la nuova struttura. A causa di una condizione insita nella legge, la nuova struttura non avrebbe potuto legalmente controllare la SBPAC, portando così a cancellarla anche grazie sl Consiglio nazionale di sicurezza, ora guidato da un fedele di Thaksin, Wichean Potephosree e allo stesso SBPAC.
Secondo una fonte vicina ai militari, il governo invece creerà un comitato per il lontano meridione senza il potere però di controllo sul SBPAC dal cui interno è stato lo stesso segretario generale Tawee Sodsong, colonnello di polizia, a giocare il ruolo chiave di lasciar cadere la proposta della nuova struttura.
Tawee Sodsong, già segretario permanente del ministero della giustizia, era stato nominato dal governo di Yingluck per sostituire il democratico Panu Uthairat, ed è il primo capo del SBPAC che non proviene dal ministero degli interni, come previsto da questa struttura attuale. La struttura iniziale, che era stata creata da Re Chulalongkorn alla fine del XIX secolo per sorvegliare l’amministrazione provinciale, prevedeva che il segretario generale dovesse essere una persone proveniente dal ministero dell’interno.
Le fonti dicono che Tawee è una stella nascente nel campo di Thaksin per il quale dal 2004 al 2006 fece da vice segretario del Dipartimento di Indagini speciali (DSI). Durante il governo di Samak Sundaravej sempre legato a Thaksin divenne direttore generale del DSI.
Tawee fu coinvolto nel caso contro presunti insorgenti malay musulmani e il politico del partito di Thaksin Natjmuddin Umar che fu accusato del coinvolgimento il 4 gennaio 2004 in un furto di armi in un campo militare a Choi Airong, che fu interpretato come l’inizio dell’insorgenza.
Ora nello sforzo di raggiungere persone che potrebbero avere connessioni con l’oscuro movimento separatista armato, Tawee ha chiamato il già deputato Natjmuddin Umar come consulente speciale. Secondo le stesse fonti, è stato lo stesso Natjmuddin a consigliare Tawee di riaprire la scuola islamica privata Islam Burapha a Narathiwat, dopo che quattro anni fa fu chiusa dopo che informatori locali dei militari causarono un’incursione che rivelò come fosse stata usata come un rifugio dell’insorgenza.
A parte l’approccio chiaramente più conciliatorio di Tawee, lui ha molti detrattori a causa del suo passato sotto Thaksin.
L’avvocato dei diritti umani, Somchai Neelapaijit, fu il difensore dei musulmani malay che accusarono la polizia di averli torturati mentre erano in stato di fermo per il loro presunto ruolo nel furto di armi a Choi AIrong. Somchai fu in seguito sequestrato e ucciso nel 2004 e Tawee era il comandante dei cinque ufficiali di polizia che prsumibilmente lo uccisero. Molti difensori dei diritti umani, di conseguenza, hanno sospettato che Tawee fosse a conoscenza e permise le azioni degli ufficiali di polizia.
Nel frattempo, varie fonti hanno detto che la comunità delle ONG ha fatto pressioni sulla Quarta Regione Militare affiché si chiudesse il noto centro di interrogazioni a Inkhayut a Pattani, denominato dalle autorità come un Resort, ma i cui ufficiali erano stati accusati di torturare i sospetti insorti.
Vari militanti dei diritti umani e altri hanno fatto crescere la coscienza delle presunte torture presso il centro in seguito alla morte per impiccagione di un detenuto e sospetto insorto, Sulaiman Naesa nel maggio 2010. C’è una prova molto forte che indica che Sulaiman commise il suicidio, ma presentazione degli attivisti ha portato ad un vasto credo nei media e tra il personale delle ambasciate a Bangkok per cui Sulaiman fu ucciso dalle autorità del campo. Il caso è ancora in tribunale.
Ora i presunti insorti saranno invece affidati al Centro di interrogatorio principale della polizia nel lontano sud, vicino al comando di polizia delle province meridionali a Yala, e questo cambiamento di poteri dai militari verso la polizia riflette in parte i legami stretti tra Thaksin e la Polizia.
Una fonte ha detto che il generale di polizia Samret Sirai e il vecchio capo della polizia Adul Saengsingkaew, che guida ora l’Ufficio Centrale di Controllo antidroga, abbiano giocato un ruolo nell’influenzare la Quarta Regione Militare Meridionale. Secondo altre fonti, molte figure della Quarta Regione Militare Meridionale avevano preso già in considerazione alternative al centro alla luce di una migliore sicurezza.
Nonostante la mano dura di Thaksin nell’estremo sud durante il suo governo, Sirai, favorito di Thaksin e largamente rispettato nell’esercito, ha da tempo sostenuto un approccio più conciliante. Secondo una fonte, Sirai vorrebbe abolire il controverso Decreto d’Emergenza per sostituirlo con una quasi amnistia secondo la legge di sicurezza interna. Attualmente l’amnistia è possibile in cinque distretti liberi per lo più da insorgenza della regione.
Secondo fonti nei militari, un’amnistia totale è una cosa dibattuta e anche sostenuta da alcuni personaggi dei militari. L’attuale comandante ella Regione Militare, Generale Udomchai Thammasarorach, ha affermato in varie occasioni che una amnistia espansa è un passo generale per fermare la violenza istigata dei ribelli, anche se non è prevista per il prossimo futuro.
Una mossa verso un accordo negoziato possibile è l’approvazione recente del governo di un percorso di dialogo ufficiale che implicano un rinnovato dialogo confidenziale con il movimento armato. Sin dal 2006 il Consiglio di SIcurezza Nazionale è stato impegnato in colloqui con quei musulmani malay che dicono di controllare gli insorti sul terreno. I colloqui sono stati pesantemente criticati dai militari come anche da attivisti politici sulla base che i rappresentanti hanno scarsa influenza su una maggioranza di ribelli connessi alla violenza.
Secondo varie fonti militari e politiche, i capi dell’insorgenza vedono gli attuali scenari politici di instabilità a Bangkok come opportunità politica. Con l’instabilità politica nazionale a venire per la successione al trono che si profila, i separatisti potrebbero stare a cercare la propria posizione in vista dei futuri dibattiti su una riforma istituzionale del paese. E col governo di Yingluck riluttante a spingere per riforme politiche e per una amnistia completa, ci si aspetta che la violenza continui.
Un cambio di poteri nell’inquieto meridione thailandese
di Jason Johnson