Un annuncio clamoroso, almeno per i non addetti al lavoro: Il Primo Ministro Thailandese Abhisit Vejjajiva, in un’intervista televisiva di Lunedì, ha annunciato la sua proposta di indire nuove elezioni politiche per il 14 Novembre, se il percorso politico da lui proposto non viene interrotto nella speranza di risolvere i problemi politici della nazione. Per le Magliette Rosse, a detta di Abhisit, è l’ultima possibilità di avere una riconciliazione nazionale ed ha posto come termine finale il prossimo martedì.
Sono 5 i punti salienti della proposta:
1- Tutte le parti coinvolte devono impegnarsi a sostenere la monarchia e a tenerla fuori da questi conflitti politici
2- Il governo si impegna a portare avanti delle riforme che eliminino le ingiustizie nell’economia e nelle istituzioni politiche. Il governo si impegnerà nelle politiche del welfare, dell’educazione, della salute e quanto necessario a risollevare la gente dalla sofferenza delle ingiustizie sociali.
3- Sull’informazione che è vitale per la società, il governo si impegna al rispetto della libertà di espressione anche se nei media è anche possibile l’uso della notizia per scopi politici e di creazione di conflitti, come accaduto anche per stazioni governative. All’indipendenza nel presentare le notizie deve corrispondere la necessità di non creare conflitti nella nazione.
4- Verrà istituito un organismo indipendente che indaghi sulle morti negli scontri di piazza di Aprile
5- Ci può essere nella società un senso di ingiustizia per i passati anni nei confronti delle istituzioni, delle leggi, della limitazione dei diritti che devono essere affrontati dal governo e risolti.
La palla ora sembra passare nelle mani dei leader delle Magliette Rosse. Nei giorni scorsi sembrano esserci stati colloqui segreti tra governo e manifestanti che hanno dato una boccata di ossigeno alle speranze di riconciliazione. Ma ovviamente i leader del movimento non si sono ancora espressi completamente e devono formulare una risposta più completa.
A detta di molti analisti, è una proposta che non può essere rigettata con facilità. Secondo Thanet Charoenmuang dell’Università di Chang Mai: “Il fatto è che questo è la prima offerta concreta del governo. La palla ora passa alle magliette rosse per vedere se vogliono qualcosa di concreto in mano per proclamare la vittoria ed andare a casa, oppure continuare a spingere verso un futuro molto incerto”. E pericoloso.
Nel frattempo su Bangkok stanno arrivando altri soldati e mezzi militari. L’ipotesi di una repressione violenta non è ancora tramontata e i leader delle Magliette Rosse forse sono anche in attesa delle mosse degli altri in gioco: le magliette gialle o multicolori, il partito democratico per esempio. Da non dimenticare, inoltre, che lo stesso movimento non è qualcosa di uniforme ma esistono differenti voci che andranno ad esprimersi.
LA ROADMAP DI ABHISIT PIACE, MA FINO AD UN CERTO PUNTO
La risposta dell’UDD e delle Magliette Rosse alla proposta del Governo di Abhisit di una roadmap di riconciliazione non si è poi fatta attendere molto.
I vari leader unanimemente hanno accettato la proposta del governo perché non se la sentono di vedere altre morti e altro conflitto e perché il governo viene in qualche modo incontro alle loro richieste. Ma ci sono alcuni punti ancora da chiarire. La data delle elezioni non la sceglie il governo, che può solo sciogliere il Parlamento, ma è competenza della Commissione Elettorale.
Quindi Abhisit deve far conoscere la data di scioglimento del Parlamento per poi decidere se sciogliere l’occupazione di Rachaprasong, anche perché tra la base del movimento non sono in pochi a essere dubbiosi delle offerte di Abhisit
Poi per l’UDD rimane il problema degli attacchi del governo e delle intimidazioni, della costante presenza militare e delle forme di censura ai media, dal momento che il rischio di una repressione violenta è ancora tutto in piedi.
Durante il loro discorso alla folla, i leader delle Magliette Rosse hanno sottolineato che non hanno affatto paura dei crimini a loro ascritti per i quali non cercano alcuna amnistia, mentre si deve procedere ad accusare quelli che nel 2008 bloccarono l’aeroporto internazionale chiudendo così con il doppio standard della politica Thailandese.
Alcune cose però vanno valutate.
Thaksin, quasi per miracolo, è ricomparso nei media. Dato per morto da qualcuno, uscito di scena per altri durante le calde giornate di Aprile, Taksin, telefonando ad un incontro del suo partito, si è espresso positivamente per l’ipotesi di riconciliazione anche se la scelta spetta soltanto al movimento. Ha inoltre aggiunto che lui potrebbe ritornare in Thailandia entro l’anno. Attualmente Taksin è diventato cittadino del Montenegro per fuggire alla condanna a due anni di carcere, oltre ad essere stato bandito dalla vita politica per cinque anni.
Qualcuno si pone la domanda se non ci sia già un accordo sottobanco con Taksin, per un suo rientro, alle spalle del movimento e dei suoi leaders che a loro volta vogliono capire cosa succederà a coloro che sono stati accusati di violazione della legge di emergenza e che rischiano due anni di carcere.
Poi mentre dalla parte dell’opposizione si levano voci favorevoli alla roadmap, è nello stesso campo del governo che nascono i problemi. Il consigliere del governo Chuan Leepkapi e vecchio capo del Partito di Abhisit, oltre a dire di non essere stato informato di questa roadmap, ha espresso l’opinione per cui è soltanto applicando la legge che si poteva dirimere il problema politico. Le stesse magliette gialle hanno detto che benché la roadmap sia una cosa buona è stato scelto il momento sbagliato: andava sconfitto il terrorismo e sgomberata l’occupazione di Rachadaprasong.
Più di qualcuno chiede una repressione violenta come base per una roadmap.
L’unica nota positiva forse è la dichiarazione del presidente della Commissione Elettorale sulla possibile data dello scioglimento del Parlamento che dovrebbe avvenire nella seconda metà di settembre, un mese caldissimo per due scadenze: il rinnovo del Capo delle Forze Armate e del Capo della Polizia, l’approvazione della Finanziaria che prevede un bottino più ricco per i militari.
Questa è un’altra ragione del problema della data: nominare qualcuno più vicino ai realisti o qualcuno più vicino all’ UDD e a Taksin ? Non è una questione da poco, per risolvere la quale le Magliette Rosse chiedevano le elezioni subito per poter arrivare a questo mese col governo tra le mani.