La sopravvivenza della fauna selvatica, dai rinoceronti agli orangutan, alle tigri e agli elefanti, come pure delle comunità indigene di Sumatra è sotto la minaccia del “tasso di deforestazione più veloce al mondo” causata dall’industria della carta secondo il WWF Internazionale che di recente ha nominato, in un suo rapporto, la ditta indonesiana Asia Pulp &Paper (APP) come “la maggiore responsabile per la grande distruzione di foreste a Sumatra rispetto ad ogni altra impresa”.
La APP e la sua competitrice Asia Pacific Resources International Ltd (APRIL) hanno consumato la maggioranza del legname tagliato dalla pulitura delle foreste commerciali e dalla conversione agricola.
“Nella parte centrale di Sumatra l’impatto dell’operatività di APP sulla vita selvatica è stato devastante. Le operazioni della compagnia sulle foreste della provincia di Riau sta costringendo le popolazioni locali di elefanti e tigri verso la scomparsa. Hanno inoltre cominciato a tagliare le foreste torbiere acquitrinose. Secondo il ministro indonesiano delle foreste la deforestazione associata con la decomposizione e la combustione della torba comporta un totale di 1,2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno facendo dell’Indonesia il terzo produttore al mondo di gas serra.
“I prodotti in fibra della APP collegati alla distruzione delle foreste stanno invadendo il mercato statunitense approdando nei negozi locali, nelle catene dei supermercati, ristoranti, hotel, scuole e comuni sotto forma di carta per il bagno, rotoloni, buste di carta e cartoni di imballaggio” Due prodotti appartenenti all’APP sono i fazzolettini Paseo e Livi e le ditte distributrici sono Solaris Paper, Mercury Paper e Papermax.
Nonostante le preoccupazioni poste da tanti gruppi ambientalisti, la APP afferma di essere “impegnata sul piano della sostenibilità sociale, ambientale e ed economica con le sue operazioni”. Quando uscì il rapporto di Eyes Of Forest sulle operazioni della APP a Sumatra nel Santuario della Tigre Senepis, la compagnia rigettò le accuse come “chiaramente false”.
La stessa ditta distributrice di Paseo e Livi, Oasis Brands, attraverso il suo presidente ha scritto in una lettera al WWF che i loro prodotti sono “Sostenibili al 100%, fatti da prodotti derivanti da piantagioni, fibre rinnovabili fornite da APP”.
“E0′ chiaramente ridicolo, profondamente falso dire che qualunque cosa che APP produca sia ambientalmente sostenibile. Per me rasenta l’etichettatura falsa” sostiene Andrea Johnson, direttore delle campagne per le foreste di Environmental Investigation Agency. “Ci sono mappe, prove. E’ incontrovertibile che alcune delle pratiche dell’APP non sono sotenibili.”
APP è intenta in una “campagna molto forte” per ripulire le proprie attività e affermare che stanno facendo tutto in modo legale, ha ribadito Johnson. Le dichiarazioni dell’APP includono le frasi che solo le terre degradate sono ripulite, che solo una piccola parte dell’arcipelago è destinato all’industria, esaltando l e loro donazioni a fondazioni ambientaliste.
Quello che però APP definisce “terre degradate” sono quello che WWF chiama “Habitat della tigre”. Secondo Linda Kramme molte delle affermazioni sulla sostenibilità delle azioni dell’APP sono fuorvianti come pure le affermazioni del gruppo OASIS. Dire che APP ha un impatto molto piccolo sull’Indonesia è come dire che il versamento di petrolio recente nel golfo del Messico ha avuto un piccolo impatto sugli USA.
“Il WWF crede che stanno cercando di far apparire le loro pratiche sul campo sotto un’altra luce. Molti clienti e compagnie americane non possono recarsi in Indonesia e vedere quello che succede, ed è facile che leggano cose sui prodotti dell’APP descritti come sostiene OASIS, che hanno una certificazione differente, che fanno le cose guardando alla conservazione. Ma i nostri gruppi da due decenni hanno visto le conseguenze sul posto ed abbiamo l’obbligo a porre le domande e a porre i fatti.”
Il WWF ha cominciato ad avere rapporti nel 2001 con APP per introdurre la compagnia a pratiche sostenibili di lungo termine, ma ha rotto i legami con APP dopo che la compagnia ruppe la promessa di non usare più fibra delle foreste naturali. Sul piano legale alcune leggi americane dovrebbero creare incentivi vari a non comprare prodotti fatti illegalmente, ma il processo è reso più duro dalle campagne “rinverdenti” delle industrie e dalle catene di rifornimento, sostiene Johnson che aggiunge: “APP ha sempre più usato compagnie sussidiarie ed ha aperto industrie di trattamento sotto altri nomi in USA e Canada. Non è affatto difficile aprire un’altra industria, usare un altro nome ma usare sempre la stessa fibra. Questa è una tattica che viene sempre di più usata e credo che questa strutturazione è usata molto attentamente dalle industrie per rendere la tracciabilità sempre più difficile se non impossibile, cosa che rende quindi impossibile applicare l legislazione”
Nel 2010 APP fu colpita da un provvedimento del dipartimento del Commercio USA che impose delle tasse contro il Dumping su prodotti particolari provenienti dall’Indonesia. Il Dumping è una pratica dei prezzi predatoria nel commercio internazionale che permette alle compagnie di vendere i loro prodotti importati a prezzi stracciati distruggendo così la competizione.
“C’è una componente ambientale al fatto che i prodotti APP sono poco costosi. Una ragione è che si possono permettere prezzi stracciati poiché acquistano fibra illegalmente, quale il diboscamento illegale. Non sono legati a pratiche di affari che costano qualcosa in più se si vogliono fare le cose legalmente e questo comporta alla fine dei prezzi minori”.
Le leggi USA possono perseguire le compagnie come APP solo se la loro attività è considerata penalmente rilevante nel paese di origine, e quindi è una responsabilità del governo indonesiano fare applicare effettivamente le leggi di conservazione. Secondo Johnson si può affermare che l’Indonesia ha in realtà sostenuto APP proprio non facendo applicare le proprie leggi.
Charundi Panagoda, da ASIATIMES