L’ aborto in Thailandia è illegale tranne nel caso in cui mette in pericolo la salute della madre o è il risultato di una violenza carnale o di un incesto.
Quando una modella confessò ai media di aver appena abortito sotto la pressione del suo ex fidanzato, anche lui attore e cantante, decisione di cui la donna ora si pente profondamente, cosa avete creduto che avrebbe provocato? Simpatia del pubblico nei suoi confronti? Un’opportunità per discutere i problemi dell’aborto? La necessità di fornire alle donne che hanno vissuto una maternità non voluta un sostegno psicologico e informazione su scelte informate? O il bisogno di rendere responsabili anche gli uomini delle conseguenze del sesso non protetto?
Se è questo quello che avevate in mente, allora avete sottostimato del tutto la società thailandese nella sua sistematica violenza contro le donne. La polizia vuole ora mandare in carcere la donna, ma anche minacciare di punire il suo ex ragazzo e la madre di lui che avrebbero incoraggiato la scelta dell’aborto.
La confessione dell’aborto di Pilawan Muay Areerob ha tenuto i titoli di testa per quasi una settimana, rifornendo i lettori di dettagli di come la Pilawan fosse riluttante all’idea, di come fosse stata costretta dal suo ragazzo, dove ha abortito e il trauma che ha di conseguenza subito. Ms Pilawan forse vuole anche salvare il proprio nome. I doppi standard in campo sessuale condannano solo le donne, mai gli uomini, per le gravidanze non volute. Ma poi è entrata la polizia a ritagliarsi il suo spazio di pubblicità.
L’aborto è illegale tranne quando non mette in pericolo la salute della madre o è il risultato di una violenza carnale o di un incesto. Dal momento che questo caso non appartiene a queste situazioni, la donna rischia fino a tre anni di carcere e/o una multa fino a 300 euro, come ha dichiarato la polizia. Mercoledì scorso la polizia ha fatto una retata presso la clinica gestita da Population and Community Development Association con al seguito un’armata di gente dei media. La polizia continuava ad affermare che qualunque clinica che “offriva” l’aborto illegale doveva essere chiuso e a chi operava l’aborto rischiava una pena fino a cinque anni di carcere e multe fino a 400 euro.
Nei giornali la Pilawan, il ragazzo e la clinica sterminatrice sono descritti come i cattivi; la polizia è l’eroe perché proteggono la legge. Come possono andare a finire le cose!
Si parla qui di una legge obsoleta che uccide ogni anno più di mille donne. Le donne muoiono poiché la legge impedisce alle donne di usufruire di servizi medici gratuiti per terminare le gravidanze non pianificate. Sono quindi costrette a rivolgersi a stregoni oppure ad aborti pericolosi causate da medicine che spesso comportano un aborto non completo e complicazioni mortali. Ogni tentativo di cambiare questa legge draconiana è stata abortita poiché la società crede il mantenere la superficie della moralità è degno più del salvare le vite delle donne.
Il pensiero corrente è che l’aborto è peccato. Permetterlo colpirà la nostra immagine di noi come una società virtuosa, religiosa mentre si invita ad una maggiore decadenza. Se si è incinta fuori del matrimonio, allora sei cattiva e meriti l’ostracismo sociale. Se muori per le complicazioni dell’aborto, bene che sia così. Se queste pratiche e valori non sono violenza contro le donne, cosa sono? Pilaiwan è di fatto la persona fortunata. Il suo aborto è terminato in sicurezza. Secondo il ministro della salute sono 300mila donne a cercare la cura ogni anno presso gli ospedali dalle complicazioni dell’aborto. Il tasso di morte per aborto in Thailandia è di 300:100,000, tra i più alti al mondo. E nessuno se ne interessa.
E non è tutto. Queste 300 mila donne che cercano aiuto medico sono di regola soggette a trattamenti medici primitivi “per dare loro una lezione”. Non importa se le complicazioni derivano da un aborto spontaneo o un aborto andato male. Il loro ventre è raschiato spesso senza anestesia.
Perché rimanere attestati a questo duro trattamento quando il resto del mondo medico sta già usando un metodi più sicuri e meno dolorosi per gli aborti spontanei o aborti incompleti?
Se non è questa violenza contro le donna, cosa è? Noi rifiutiamo di aiutare le donne con gravidanze non pianificate. Le facciamo soffrire. Le lasciamo morire. No, non riesco proprio a considerare virtuosa una società che tratta le donne in questo modo. Voi potete?
Sanitsuda Ekachai,