Di recente, è stato scritto sui giornali che i capi della remota isola di Kiribati, temendo il peggio dai cambiamenti climatici, abbiano preso in considerazione l’idea di comprare 3000 ettari, messi in vendita da una chiesa spendendo quasi dieci milioni di dollari, per spostare l’intera popolazione di Kiribati nelle isole Figi se dovesse essere necessario.
Forse è un piano prudente. La settimana scorsa, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, un gruppo messo su dalla Società Meteorologica Mondiale e dal Programma ambientale dell’ONU composto da scienziati internazionali volontari, ha rilasciato un rapporto voluminoso dal titolo “gestione del rischio di eventi e disastri estremi per l’adattamento anticipato ai cambiamenti climatici” che cerca di trovare i modi per affrontare ciò che sembra inevitabile.
E’ un sommario per i politici per affrontare le interazioni tra i fattori ambientali, climatici e umani che possono portare a disastri e dare loro le opzioni per la gestione del rischio. Esso offre una serie esauriente di scenari, benché sotto un linguaggio arido e burocratico, che i governi possono pendere in considerazione, quali lo spostamento di popolazioni isolane, quali quelle di Kiribati o delle Maldive, per provare a mitigare il danno alle popolazioni.
Il rapporto “esplora la sfida di comprendere e gestire rischi di eventi estremi per formulare proposte di adattamento al cambiamento climatico, i cui disastri hanno dimensioni sociali e fisici. Di conseguenza cambiamenti nella frequenza e nella durezza degli eventi fisici ha delle conseguenze sulla gestione del rischio, ma lo hanno anche i modelli diversi spazialmente e le dinamiche temporali di esposizione e vulnerabilità”.
Il rapporto non affronta il problema se il cambiamento climatico sia reale, ma lo dà per scontato e si domanda come affrontarlo. “La loro durezza e la loro caratteristica dipendono non solo dagli eventi estremi stessi ma anche dall’esposizione e dalle vulnerabilità. E’ molto probabile che l’incremento dei livelli medi del mare favorirà la tendenza verso livelli maggiori di alte maree costiere”
“C’è una estrema certezza che le località che attualmente vivono impatti avversi quali erosione delle coste e inondazioni continueranno a viverli nel futuro a causa dell’incremento dei livelli marini, ammettendo che tutti gli altri fattori non cambino. Il contributo molto probabile alla crescita del livello medio del mare ai livelli accresciuti di alte maree lungo le coste , accoppiate con i probabili incrementi delle velocità massimo del vento nei cicloni tropicali è un problema specifico per gli stati isolani tropicali piccoli.”
C’è anche grande certezza che cambiamenti nelle ondate di calore, nel ritirarsi dei ghiacciai e nel degrado dei terreni permanentemente ghiacciati influenzeranno i fenomeni di alta montagna quali le instabilità dei pendii, movimenti di masse e alluvioni da esondazioni di laghi glaciali. Anche cambiamenti nelle forti precipitazioni avranno degli effetti nei movimenti di terra in alcune regioni”
Il rapporto nota “ eventi estremi avranno forti impatti sui settori più legati ai cambiamenti climatici, quali l’acqua, l’agricoltura, la sicurezza alimentare, le foreste, la salute ed il turismo. Per esempio, mentre non si possono fare proiezioni per progettare in modo affidabile i cambiamenti sulla scala quantitativa, c’è grande sicurezza che i cambiamenti climatici hanno il potenziale per influire fortemente sui sistemi di gestione delle acque.
Comunque il cambiamento climatico è in molti casi solo uno delle spinte dei futuri cambiamenti, e non necessariamente il più importante su scala locale.Gli eventi estremi collegati al clima avranno di certo un forte impatto sulle infrastrutture, benché analisi dettagliate dei danni potenziali e proiettati siano limitati a poche nazioni, a pochi tipi di infrastrutture e settori.”
Mentre alcune regioni possono attendersi perdite economiche i principali fattori della perdita saranno di natura socioeconomica. “I fattori climatici estremi sono solo uno dei fattori del rischio, ma pochi studi hanno specificatamente quantificato gli effetti dei cambiamenti sulle popolazioni, esposizione delle popolazioni e proprietà, vulnerabilità come determinanti nelle perdite. Comunque
i pochi studi a disposizione sottolineano in genere il ruolo importante dei cambiamenti proiettati sulla popolazione e sul capitale a rischio.”
Si possono attendere perdite dirette economiche dalla accresciuta frequenza e dall’intensità dei cicloni tropicali, qualcosa che le Filippine vivono da due o tre anni ormai, con parti della capitale Manila del tutto inondate. Anche alcune settimane di pioggia che hanno messo sott’acqua gran parte delle piane thailandesi centrali causando milioni di dollari di danni, tagliando la crescita del Pil di alcuni punti percentuali.
Gli autori con una certa sicurezza stabiliscono che le perdite complessive per cicloni extra tropicali potranno anche aumentare benché sarebbe possibile dei decrementi oppure nessun cambiamento in altre zone. “Benché perdite per alluvioni futuri in molti luoghi cresceranno in assenza di altre misure addizionali di protezione, la grandezza di questi cambiamenti è fortemente variabile dal posto, dallo scenario usato e dai metodi usati per stabilire gli impatti sui fiumi e sull’occorrenza degli alluvioni”.
Il rapporto nota che alcune aree locali diventeranno sempre più marginali come luoghi in cui vivere o mantenere una vita, una previsione fosca per molte città come Giacarta, Bangkok, Manila e altre che sono state costruite su piane alluvionali per la loro vicinanza a facili vie di navigazione. Molte di queste città presentano problemi di subsidenza per l’estrazione di acqua di falda, di cui Giacarta e Bangkok sono due dei migliori esempi.
“In tali casi emigrazioni e spostamenti di popolazioni potrebbero diventare permanenti e generare nuove aree di pressioni nelle aree di ricollocazione. Per gli atolli, in alcuni casi che molti abitanti potranno doversi spostare” come Kiribati, le Maldive ed altre isole e catene di isole le avvisaglie del pericolo.”
Nel rapporto ci sono le misure dettagliate che danno dei benefici sotto il clima attuale e con un ventaglio di scenari di cambiamento, misure chiamate di basso rimorso, quali sistemi di avviso preventivo, comunicazione di rischio tra chi prende le decisioni e le cittadinanze, gestione sostenibile del suolo quali la pianificazione del suolo, una gestione degli ecosistemi e il restauro di ecosistemi. Tali misure di “poco rimorso” includono i miglioramento per la sorveglianza sanitaria, il rifornimento di acqua, sistemi di gestione delle acque, infrastrutture a prova di clima, sviluppo e rafforzamento delle regole di costruzione e migliore informazione e istruzione.
La mitigazione del rischio non dipende solo dal trattare il fenomeno locale. Richiederà approcci di gestione multirischio per fornire opportunità di ridurre rischi complessi e articolati. La comunità finanziaria internazionale deve essere coinvolta benché finora il finanziamento rimane nullo.
“Il finanziamento internazionale per la riduzione del rischio da disastri resta relativamente basso se paragonato alla scala della spesa sul piano della risposta umanitaria. Trasferimento di tecnologie e cooperazione per migliorare la riduzione del rischio da disastro e l’adattamento al cambiamento climatico sono importanti. Coordinamento sul trasferimento delle tecnologie e cooperazione tra i due campi sono spesso mancanti, portando così a implementazioni frammentate.”
Le popolazioni locali devono documentare le loro esperienze nel clima che cambia specie negli eventi estremi, in molti modi differenti, e questa conoscenza autogenerata può mettere in luce capacità esistenti all’interno della comunità e importanti limitazioni correnti.
“Comunque miglioramenti nella ottenibilità di capitali umani e finanziari e del rischio di disastri e informazioni del clima adattati agli attori locali possono migliorare l’adattamento legato alla comunità”.
Secondo gli autori è importantissimo comprendere le circostanze delle persone a livello umano per causare cambiamenti nelle abitudini a livello di comunità. Tradizioni sociali e culturali espongono la gente al rischio maggiore quali vivere in certi luoghi pericolosi per la scelta della loro vita. E’ importante comprendere la gente della città di Cagayan de Oro nell’estremità settentrionale di Mindanao dove in centinaia sono morti affogati nelle recenti improvvise alluvioni, ed i sopravvissuti che subito dopo sono ritornate alle piane alluvionali, poiché quello è il loro unico posto per vivere e trovare lavoro.
VIETNAM: Il Delta del Mekong e i cambiamenti climatici
Seduta in mezzo ai sacchi di riso nel suo posto al mercato, Nguyen Thi Lim Lien ci fa un avvertimento che spera con tutto il suo cuore il mondo vorrà ascoltare: il cambiamento del clima sta rendendo salmastro tutto il Delta del Mekong.
“Il governo dice che ora ci sono 3 grammi di sale per litro di acqua nel fiume. Piano piano sempre più persone saranno colpite. Ora lo sono quelle che vivono più vicino al fiume, ma presto ad essere colpita sarà tutta la provincia.”
La vasta distesa umida del Delta del Mekong ospita più di 17 milioni di persone che da secoli si affidano a questo dedalo di arterie fluviali. Ma poiché sale il livello delle acque marine a causa del riscaldamento globale, cresce anche il contenuto salino delle acque del fiume minacciando il sostentamento di milioni di poveri contadini e pescatori.
La Banca Mondiale ha posto il Vietnam nella lista delle nazioni più minacciate dall’innalzamento delle acque marine a causa dalle più alte temperature a livello globale, dove solo le Bahamas sono più vulnerabili se il livello del mare dovesse salire di un metro. Una crescita del genere lascerebbe un terzo del delta sotto le acque con una conseguente migrazione interna di massa e la devastazione in una regione che produce quasi la metà del riso del Vietnam.
“Se ci fosse un incremento del livello dei mari di un metro, stimiamo che il 40% del delta sarebbe sommerso” dice Tran Thuc direttore generale dell’Istituto Vietnamita di meteorologia. “E va considerata anche la minaccia portata da cicloni e tifoni con il cambiamento climatico. E la gente del posto non è assolutamente preparata per tutto questo.”
Quelli che vivono nel basso delta, già colpite dagli allagamenti regolari, sono concentrati sull’incremento del contenuto salino dell’acqua che da migliaia di anni è usata per coltivare il riso, gli alberi di cocco e altri raccolti a cui la gente del posto si affida pre sopravvivere.
Secondo il dipartimento di agricoltura e di sviluppo rurale di Ben Tre, il livello di acqua salina a 4 per mille ha raggiunto, in aprile, le 35 miglia nell’interno causando un danno significativo ai raccolti specialmente nella produzione del riso.
“La salinità sarà sempre maggiore e la sua stagione durerà sempre di più e sarà sempre peggiore” predice Thuc. La città di Ben Tre, una delle città dove si entra nel Delta del Mekong, si trova nell’interno, su uno dei fiumi tributari più importanti del Mekong, dove le acque sono solo parzialmente attaccate dalla salinità. Ma scendendo lungo il fiume la salinità aumenta e gli effetti sono più pronunciati.
“Se voglio acqua da bere o per cucinare o per lavare, devo fare risalire il fiume per cinque ore in barca” dice Vo Thi Than, una donna di 60 anni, che non si può permettere di pagare l’acqua potabile a chi, provenendo da monte, la vende lungo il fiume. La donna vive lungo un imbarcadero e gestisce un piccolo ristorante sulla piccola isola del delta, Cu Lao Oc dove vivono seimila contadini e coltivatori di cocco. “Tempo fa non c’erano stagioni salmastre. Ora per cinque mesi l’anno l’acqua è salmastra.”
“Coltiviamo arance, mandarini, limoni e cocco, ma questi alberi non possono sopravvivere se l’acqua è salata. Nella stagione in cui l’acqua è salata, gli alberi portano meno frutti e più piccoli, e se ci fosse solo una stagione così non crescerebbe nulla.
Gli osservatori internazionali e il governo predicono un cambiamento di stile di vita significativo per la popolazione del Delta che sarà costretta ad adattarsi per sopravvivere. Dao Xuan Lai è capo dello sviluppo sostenibile per il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite in Vietnam e dice:
“Un livello più alto del mare causerà inondazioni nel Mekong e richiederà drammatici cambiamenti di vita per la gente. Saranno costretti a cambiare i raccolti e innovarsi. La gente che vive vicino le rive e alle foci del fiume ha già dovuto trovare differenti modi per sopravvivere in zone tipiche di acque superficiali”
Nell’area attorno alla città di Ba Tri, vicino ad una delle bocche del Delta, la salinità dell’acqua ha raggiunto un punto in cui molti abitanti del posto sono stati costretti ad abbandonare una secolare produzione di riso ed arrischiarsi su altre coltivazioni, quali l’allevamento di gamberetti che richiedono acqua salmastra. Pham Van Bo può ancora piantare riso su una parte della sua terra grazie ad un terrapieno costruito dal governo quattro anni fa, ma sta rischiando i risparmi della famiglia per questa avventura.
“Abbiamo dovuto vendere la barca da pesca per pagarci questo scavo per la coltivazione e ho dovuto pagare qualcuno che mi insegnasse come si fa. E’ stato costoso e ho dovuto pagare a credito il cibo per i gamberetti e le medicine. Ci vogliono quattro mesi perché crescano tanto da poterli vendere. Dovrebbe portare più profitti della coltivazione del riso ma sono preoccupato perché questa è la nostra prima esperienza.” dice.
Bo deve solo camminare duecento metri lungo la riva del fiume per incontrare qualche esperienza che infonde cautela. Nguyen Van Lung e la sua famiglia iniziarono la coltivazione di gamberetti sei anni fa, ma ora delle sei piscine solo una è piena.
“Lo scorso ottobre il mare ha spazzato tutti i nostri gamberetti ed abbiamo perso tutto. Abbiamo visto l’acqua del mare salire ed avvicinarsi sempre di più, ma non potevamo faci nulla. Questa stagione siamo stati costretti a mettere i gamberetti e a lasciarli crescere senza ventilazione, medicine o cibo particolare.” dice Van Lun. La famiglia ha ricevuto un prestito da un governo locale per sopravvivere, ma ci vogliono molti soldi per coltivare i gamberetti a cui ora si affidano esclusivamente come mezzo di sostentamento.
Olivia Dun, studente del Mekong Resource Center di Sydney, studia i cambiamenti climatici, gli allagamenti, l’intrusione di acqua salmastra e dei cambiamenti nel Delta del Mekong. “Alcune famiglie hanno tratto beneficio dal cambiamento verso l’allevamento di gamberetti ed hanno incrementato le loro entrate. Altre famiglie sono sempre a lottare per allevarli poiché i gamberetti sono molto sensibili alle condizioni ambientali delle vasche e facilmente soggetti a malattie. Queste famiglie devono affrontare un debito crescente ed alcune devono migrare temporaneamente altrove in cerca di nuovo lavoro.”
Decisioni dure come questa prospettata diventeranno sicuramente sempre più comuni per gli abitanti del Mekong negli anni a venire con tutti i cambiamenti climatici che accadono. “Anche se smettessimo tutte le emissioni in tutto il mondo, l’acqua salirebbe di 20 o trenta centimetri in pochi decenni.” dice Lai delle Nazioni Unite. “Le previsioni attuali sono di un innalzamento di 75 centimetri per il 2050. La gente qui è ancora molto povera ed avrà bisogno dell’aiuto della comunità internazionale per sopravvivere a questo impatto.”
Kit Gillet The Guardian