L’arrivo dei delegati delle nazioni del ASEAN nella capitale cambogiana per il ventesimo summit nella capitale cambogiana è giunto in un momento di grande gioia per l’arrivo precedente di un altro leader ancora più importante, il capo di stato cinese Hu Jintao in visita di stato in Cambogia, per il quale tutte le vie principali della capitale Phnom Penh sono state addobbate con migliaia di bandierine cinesi in miniatura.
La Cambogia ha la presidenza di turno del ASEAN nel 2012 e la tempistica della visita di stato di quattro giorni del premier cinese era più di una pura coincidenza. Ad aleggiare sul summit c’era la situazione tesa nel Mare Cinese Meridionale, un’area potenzialmente ricca di energia dove sono in competizione diversi paesi dalla Cina al Vietnam e alle Filippine.
Secondo alcuni osservatori il premier Hu era arrivato a fare qualche pressione sulla Cambogia affinché tenesse conto anche degli interessi cinesi e a scoraggiare una discussione formale sulla vicenda. La Cambogia ha tenuto questo tema fuori dell’agenda formale, benché sia stato un tema di cui si è discusso, un episodio questo che ha dimostrato la crescente influenza della Cina in questo piccolo paese di 15 milioni di abitanti. La politica di Pechino, costituita di massicci finanziamenti e prestiti senza le preoccupazioni del buon governo o dei diritti umani da rispettare, sembra fatta quasi su misura per il primo ministro cambogiano Hun Sen, un autocrate e uomo forte che non accetta di buon grado le pressioni occidentali per l’avanzamento di riforme democratiche. Nel settembre 2009 Hun Sen annunciava: “La Cina rispetta le decisioni politiche della Cambogia. Costruiscono ponti e strade e non ci sono condizioni complicate” quando inaugurò un ponte da 128 milioni di dollari nella provincia di Kandal.
Le banche di stato cinesi funzionano come una cassa per lo stato cambogiano, finanziando la costruzione di strade, ponti, dighe per centrali idroelettriche, sviluppi di costruzioni e posti turistici. Sin dai passati decenni questi prestiti sono arrivati in milioni di dollari, mentre le delegazioni rispettive fanno avanti e indietro ogni anno con costosi accordi bilaterali e con grandi affermazioni di mutuo elogio.
Sono anche scoppiati accordi commerciali tra i due paesi. Benché la Thailandia e gli USA siano i partner commerciali maggiori, la Cina è sul buon punto di superarli nel prossimo decennio. Nel 2011 il traffico commerciale ha raggiunto i due miliardi e mezzo di dollari con l’importazione di macchinari cinesi, auto, alimenti, elettronica e medicine con lo scopo di duplicare queste cifre per il 2017. Il presidente HU ha salutato “i buoni legami di amicizia tra vicini che hanno resistito al tempo e che vanno migliorando stabilmente”
Le relazioni non sono state così rosee, considerato che la Cina è stato il patrone principale del regime dei Khmer Rossi il cui progetto di ingegneria sociale utopica ha portato alla morte di quasi due milioni di persone tra il 1975 e 1979. Anche dopo l’abbattimento del regime la Cina ha continuato ha continuato a inviare milioni di dollari in contanti ed in aiuti ai Khmer Rossi che restavano in guerra contro il nuovo regime sostenuto dal Vietnam. Questi finanziamenti furono alla fine tagliati nel 1990, ma l’ombra lunga di Pechino sui Khmer Rossi rimaneva lì tanto da far dire ad Hu Sen che la Cina era “la radice di tutti i mali” in Cambogia.
Ma ben presto apparvero nuovi interessi . Dopo il golpe sanguinario che portò Hu Sen nel luglio 1997 a cacciare i suoi rivali nazionali, tra le proteste dell’occidente, la Cina riconobbe subito lo status quo offrendo aiuto militare, iniziando anche un periodo di assistenza bilaterale per lo più sotto forma di prestiti che giunse veloce e sostenuta.
Con l’influenza cinese, il bilancio dei poteri in Cambogia è appena cambiato. La generosità cinese ha senza dubbio avuto il ruolo di uscita di sicurezza per Hun Sen che, costretto per anni ad affidarsi a donatori occidentali, ha ora mano più libera per non sentire le richieste occidentali di riforme democratiche. Ian Storey dell’ISAS di Singapore dice: “L’aiuto dalla Cina ha peggiorato il problema del buon governo. I cambogiani dicono che se si pongono troppe condizioni a questo aiuto, allora semplicemente se ne andranno con i cinesi. Questo peggiora la situazione, il problema della corruzione e l’assenza del governo della legge.”
I critici esprimono la preoccupazione per gli effetti ambientali e la mancanza di trasparenza che circonda molti progetti infrastrutturali finanziati dalla Cina, quali il progetto di sviluppo controverso di Boeung Kak a Phnom Penh che secondo molti attivisti ha condotto alla cacciata illegale di 4000 famiglie, oppure lo sviluppo di posti turistici dedicati al gioco d’azzardo e al turismo nel parco nazionale di Botum Sakor. A rafforzare queste preoccupazioni ci sono i brutti trattamenti dei lavoratori cinesi da parte delle aziende cinesi. “La Cina sta diventando sempre più arrogante ora e sembrano sempre più come i colonialisti del passato.” dice il politologo Lao Mong Hay.
Ovviamente da parte sua il governo cambogiano nega di sentirsi soggiogato all’influenza cinese. “Quello che odio e mi scoccia è che si parli della Cambogia che lavora per la Cina. La Cambogia non si può comprare” disse Hun Sen alla fine del Summit ai giornalisti.
Proteste a parte, il contante cinese è legato con fili invisibili, come si dimostrò, in modo drammatico, nel dicembre 2009 quando il governo cambogiano deportò, con la forza, in Cina 20 persone Uyghur che chiedevano asilo. La tempistica della deportazione ha lasciato pochi dubbi che si sia fatta pressione a Phnom Penh, considerato che fu fatto un giorno prima dell’arrivo di un ufficiale cinese con un pacchetto di aiuti e prestiti da più di un miliardo di dollari. Il marzo seguente quando gli USA risposero alla mossa sospendendo l’invio di materiale militare fu Pechino ad intervenire con proprio materiale che rimpiazzava quello americano. La Cambogia ha anche sostenuto nel 2010 la politica di Una sola Cina ordinando ai governatori provinciali che non fosse permesso al governo di Taiwan di aprire propri uffici nelle proprie province pena il loro decadimento. “La Cambogia autorinchiusasi in un angolo cinese per la corruzione del Yuan cinese.” sostiene Lao Mong Hay.
Altri invece sostengono che per quanto siano alti i benefici del patronato cinese, è improbabile che la Cambogia cada nel campo cinese. Gli USA per esempio rimangono uno dei partner principali del paese e mercato per il settore del vestiario cambogiano. Le relazini con Washington sono migliorate dal 2000 specialmente in termini militari a militari. L’assistenza USA alla Cambogia, sospesa dopo il golpe del 1997 è stato ripristinato nel 2007 e le due nazioni hanno esercitazioni militari congiunte centrate sul terrorismo e sulle operazioni di pace. Inoltre la Cambogia resta amica del Vietnam, un alleato di nuova nascita degli USA e loro patrono politico, che ha messo Hun Sen al potere dopo aver cacciato il regime dei Khmer Rossi nel 1979.
Hun Sen sembra voler condurre una strategia fortemente simile a quella impiegata dai precedenti capi cambogiani, come Norodom Sihanouk nel 1960. “La Cambogia vuole aver buoni rapporti con tutti i paesi” dice Chheang Vannarith, dell’Istituto cambogiano per la cooperazione e la pace, che aggiunge che la porta ai donatori stranieri “resta aperta”. Bilanciare le potenze straniere in competizione per il proprio tornaconto fu un gioco rischioso per il re e resta rischioso anche ora, ma è senza dubbio una politica astuta per un piccolo paese che occupa un ruol osempre più importante nel grande gioco triangolare tra Cina Vietnam e USA.
Chinese Regime’s Aid Emboldens Cambodia di Sebastian Strangio