Il confronto Cina Filippine per le Scarborough Shoal sembra la proverbiale tempesta in una tazza da tè, ma le sue radici sono profonde e persino primitive, e includono il nazionalismo crescente e l’instaurarsi di precedenti politici e legali, mentre coinvolge indirettamente la rivalità tra Cina ed USA. Il confronto è già diventato un banco di prova per l’ASEAN, per la forza dell’alleanza Filippine ed USA e la potenza politica americana nella regione. Benché la zona della disputa non faccia parte delle Spratly il risultato di questo confronto potrebbe essere foriero di battaglie marittime diplomatiche e legali a venire.
Il crudo nazionalismo e il comando aggressivo fanno da spinta in entrambe le nazioni. La sfera dei blog cinesi e le dimostrazioni globali anti-cinesi filippine sono nient’altro che il fumo che esce fuori dai fuochi che covano sotto la cenere del nazionalismo. Inoltre la rivoluzione nella tecnologia delle comunicazioni facilita la partecipazione, la mobilitazione e i mezzi per l’espressione da parte di un pubblico avvezzo alla tecnologia alimentando ulteriormente le fiamme.
L’accesso alle risorse gioca un suo ruolo. Nonostante le negazioni di tanti anni da parte di pretesi esperti ed analisti con interessi, sembrano esserci considerevoli risorse di gas nella area della contesa del Mare Cinese Meridionale, specie nel Reed Bank su cui avanzano pretese la Cina e le Filippine.
Ma non è questo accesso alle risorse il primo progenitore di questa lotta. L’istanza reale sono i precedenti politici che si sono stabiliti. Gli altri reclamanti nel Mare Cinese Meridionale (Brunei, Malesia e Vietnam) come anche quelli dei Mari cinesi orientali (Giappone) guardano attentamente questo dramma. Sperano di trarre lezioni sul come affrontare le pretesi della Cina e la sua nuova presenza.
Poiché gli USA sono un alleato militare delle Filippine che si sono appellate per aiuto sia agli USA che all’ASEAN, l’incidente delle Scarborough Shoal porta le due superpotenze faccia a faccia.
Infatti le piattaforme tettoniche del sistema politico internazionale stanno collidendo l’un con l’altro e gli USA e la Cina si trovano da parti opposte della divisione e forse anche della storia. Gli Usa sono la sola superpotenza di ieri e di oggi ma la sua legittimazione e credibilità so sta erodendo in grande fretta.
La Cina rappresenta il futuro non solo in termini di duro potere ma anche di cultura e di valori. I capi della Cina credono davvero che il destino del proprio paese è di riconquistare la propria prominenza, se non preminenza, nella regione e alla fine nel mondo. Secondo alcuni la Cina stra anche provando ad imporre la propria dottrina Monroe alla regione. Nella teoria realistica classica i poteri stabiliti lottano per preservare lo status quo che assicuri la loro posizione al vertice e veda lle potenze emergenti come delle potenziali minacce.
Le potenze in ascesa si sentono frenate dallo status quo e naturalmente provano ad allungare i tendini del sistema internazionale. Temono che il potere dominante proverà a farle fuori prima che possano diventare di rivali reali. Queste sono le antiche dinamiche dominanti che hanno qualcosa di primordiale.
La rivalità tra le due potenze sta rapidamente diventando un gioco in pareggio, ed entrambe sono sospettose l’un dell’altra, costringendo le nazioni dell’ASEAN a fare una scelta. La lotta corrente indicherà la saggezza del fare così. Il fine strategico degli USA in Asia, oltre che diffondere i propri valori e modi di vita, è di scoraggiare l’aggressione cinese o la coercizione contro i suoi alleati asiatici, quindi soffocando la crescita della Cina. Ma per alcune nazioni dell’Asean vedono che questa mossa altera un equilibrio geopolitico già delicato. Ed il modo di comportarsi rispetto a questa disputa dirà qualcosa sul futuro ambiente geopolitico.
Finora gli USA sono stati molto cauti deludendo le aspettative filippine, per alcuni politicamente rese orfane, ed imbarazzando i suoi capi per la mancanza di un forte sostegno americano e dell’Asean. In ritardo le Filippine scoprono che gli USA e ASEAN hanno i propri interessi politici ed economici rispetto alla Cina che hanno la priorità.
Un’altra questione fondamentale è se la solidarietà del’Asean sopravviverà, se mai è esistita davvero. I suoi membri, in aggiunta al Vietnam, sosterranno le Filippine o continueranno nel loro atteggiamento dimesso? L’indebolimento dell’Asean inccoraggerà qualcuno ad avvicinarsi agli USA? E Cina ed USA continueranno ad intensificare la lotta da “potere molle” per conquistare i cuori e le menti delle nazioni dell’Asean?
Ci sono anche dei principi legali ad essere coinvolti che potrebbero fissare dei precedenti che influenzano le dispute in altre aree del Mare Cinese Meridionale e persino nei Mari Cinesi Orientali dove Cina e Giappone hanno una brutta disputa sulla sovranità delle isole come pure sulle risorse. La Cina e le Filippine si accorderanno per risolvere la disputa usando il sistema legale internazionale sostenuto e in parte foggiato dagli USA? O la Cina proverà a cambiarlo a proprio vantaggio come hanno fatto le potenze in ascesa prima, tra le quali gli USA stessi? Il potere molle sarà sostenuto implicitamente dal trionfo di duri e pesanti poteri rispetto ai principi legali?
Una opzione è cooperazione benché la sua prospettiva sembra dubbiosa. I paesi in disputa riusciranno ad accordarsi e mettere da parte i problemi e gestire insieme la pesca in una data area fornendo così un modello positivo per gestire il resto delle dispute nel Mare Cinese Meridionale?
Naturalmente la disputa può anche scomparire senza una risoluzione. Ma anche se fosse così, ha messo in luce abbastanza sulle intenzioni cinesi, sulla risoluzione americana, sulla coesione dell’Asean e il ruolo ed il governo della legge internazionale in tali materie. Forse alla fine la cooperazione sarà nata dallo stallo e sua madre sarà la necessità, o la regione ha bisogno di prepararsi ad altre peggiori risse a venire.
MARK VALENCIA, Japantimes.com