La settimana scorsa quasi 400 abitanti di Singapore si sono radunati in un parco cittadino per richiamare l’attenzione su un’operazione di polizia di 25 anni fa, chiamata Operazione Spectrum, durante la quale la polizia politica di Singapore arrestò 16 militanti e lavoratori di comunità incriminandoli di far parte di una cospirazione marxista per rovesciare il governo. Altri sei vennero arrestai in seguito con un totale di 22 persone.
Oggi nessuno sa cosa sia accaduto allora. I 22 erano per lo più giovani cattolici costretti a “confessare” alla televisione delle colpe, quali l’invio di libri in Cina, cosa che sarebbe stata più sensata se i libri fossero giunti dalla Cina, che al tempo era ancora una dittatura marxista. I detenuti non appartenevano ad alcuno stereotipo di agitatori, come quelli che erano presenti negli anni 50 e 60 sull’isola (prima della sua indipendenza). Erano attori, lavoratori del sociale, avvocati e studenti.
Il fatto che si siano radunate 400 persone in un parco pubblico per discutere di eventi di 25 anni fa e per chiedere al governo di liberarsi della Legge di Sicurezza Interna (ISA), senza che gli organizzatori siano stati presi con la forza e portati in carcere, forse è un’indicazione che, nonostante la reputazione del paese di avere pene draconiane per chiunque contraddica il governo, qualcosa deve essere davvero cambiato. L’evento del 2 giugno era stato organizzato da Muruah, una ONG che lavora sui diritti umani e che chiede a gran voce un meccanismo dei diritti umani nell’Asean ed è di stanza a Manila. Maruah ha fatto un appello perché con 350 mila firme si chieda una commissione di inchiesta se ci sia stata davvero una Cospirazione Marxista. Un altro gruppo Function 8 ha rilasciato una dichiarazione che dice “Nulla di sostanziale o credibile era stato mai prodotto per corroborare le accuse del governo. I documenti di dopo mostravano anche una maggiore ambiguità nella ragione delle detenzioni nel 1987. Fu perpetuata un’ingiustizia che continua ad aleggiare nell’aria fino ad oggi”.
Molti dei detenuti hanno in seguito accusato di essere stati detenuto erratamente, cattivi trattamenti e tortura.
C’è qualche grossa congettura secondo cui l’allora primo ministro Lee Kuan Yew fosse preoccupato dei teologi cattolici della liberazione, attivi in America Latina ed Asia specie nelle Filippine, che chiedevano giustizia sociale e la fine della povertà, cosa che il premier non voleva certamente vedersi a Singapore.
Nella testimonianza processuale in uno dei tanti casi di querela contro la stampa specie contro il giornale ora scomparso Far Eastern Review, l’allora primo ministro si diceva preoccupato di prevenire uno scontro tra la chiesa ed il governo e che voleva allentare la situazione che percepiva aggravata dall’azione di alcuni preti che attraverso comunicati stampa e particolari messe ai detenuti agitavano gli umori dell’opinione pubblica.
In ogni caso i 22 arrestati nell’ operazione Spectrum furono accusati di voler “sovvertire l’ordine politico e sociale di Singapore usando le tattiche comunista del fronte unito”. Un lavoratore a tempo pieno della chiesa, Vincent Cheng, fu accusato di essere il braccio destro di Tan Wah Piow, militante studentesco arrestato negli anni 70 e che scappò in Gran Bretagna chiedendo asilo politico e negando di aver mai voluto sovvertire il governo.
Dopo che le confessioni furono passate in televisione, tutti furono rilasciati. Quattro mesi dopo nove di loro emisero un comunicato congiunto in cui accusavano il governo di maltrattamento e tortura durante la detenzione, negando il coinvolgimento in ogni cospirazione e denunciando di essere stati costretti a confessare, sebbene quelli che osservarono le confessioni scoprirono che quello che avevano confessato erano cose insipide davvero.
Ma i metodi di confessione erano largamente usati. Le Autorità di Singapore affermano che le leggi proibiscono la tortura e si oppongono al loro uso. Ma mentre non ci sono punizioni fisiche, le tecniche includono la privazione del sonno, interrogatori senza sosta mentre si è soggetti all’essere bombardati da aria fredda condizionata dopo docce con acqua gelida, minacce di violenza fisica e completa assenza dell’Habeas Corpus. Le autorità di Singapore dicevano ai detenuti che non sarebbero mai stati rilasciati finché non confessavano i crimini che erano loro chiesti di confessare.
I nove affermarono che il governo aveva fatto con loro un accordo per cui in cambio della confessione sarebbero stati lasciati per vivere la loro vita in pace, accordo che poi il governo ruppe continuando a considerarli come esempi. Otto ancora nel paese furono riarrestati immediatamente e rilasciati solo a condizione di firmare la dichiarazione che ritrattava tutto quanto detto nella loro affermazione alla stampa.
A difendere i detenuti si offrì Francis Seow, ex Solicitor General of Singapore, per poi essere arrestato lui stesso e tenuto per due mesi in carcere finché non fu portato di corsa all’ospedale per paura di un attacco di cuore. Seow scappò da Singapore negli USA e fu processato e condannato in contumacia per evasione fiscale.
Ci furono altre ricadute. L’episodio danneggiò le relazioni di Singapore con gli USA quando le autorità individuarono un rappresentante dell’ambasciata americana accusandolo di aver incontrato qualcuno che poi fu arrestato. L’uomo era un segretario politico il cui compito era di parlare con vari membri di tutti i segmenti della società secondo i protocolli di ambasciata.
In relazione a questa persona, in una delle tante cause intentate dal padre di Singapore contro la rivista Far Eastern Review, Lee accusava la rivista di dire che lui fosse intollerante della Chiesa Cattolica, che non fosse in favore della libertà di credo religioso e voleva fare dei preti e lavoratori cattolici delle vittime. Inoltre secondo Lee in alcuni passaggi si leggeva che lui avesse circuito il vescovo Gregory Yong per farlo partecipare ad una conferenza stampa al palazzo presidenziale e in qualche modo fargli accettare delle affermazioni su Vincent Cheng; di aver usato la sua influenza per impedire ad alcuni media di Singapore di pubblicare la versione del vescovo sulla questione. Alla fine il presidente di Singapore vinse la causa come sempre capitato nei processi per diffamazione nelle corti di Singapore.
L’operazione Spectrum comunque comportò alla fine che la Chiesa Cattolica mantenne sotto ferma osservazione politica i suoi preti giovani e i suoi lavoratori del sociale, cosa che avviene anche ora.