Suharto conquistò il controllo completo del paese nel 1967 da Sukarno dopo che i massacri erano stati largamente completati.
Si sente sempre molto della grandezza che attende l’Indonesia proprio dopo aver svoltato l’angolo, e molte cose sono vere. C’è un senso di qualcosa in divenire nell’aria, come se il paese si fosse svegliato da un lungo torpore ed abbia trovato la propria strada.
“C’è un po’ di spavalderia nel nostro passo” ha detto un giovane ricco uomo d’affari di recente.
Molto di questo proviene da un immenso mercato locale che ha un potere d’acquisto sufficiente per isolare il paese in qualche modo da ciò che accade in Europa, USA ed altre parti dell’Asia. Ma c’è qualcosa di più che si aggiunge alla sua grnadezza del crescente PIL o degli altissimi grattacieli. Parte della grandezza di ogni nazione è di sicuro la sua capacità di venire a termini con la su propria storia. Secondo questo angolo, non è adeguata la cecità ufficiale del paese sugli eventi del 1965.
Quello potrebbe cambiare. La scorsa settimana la Commissione Nazionale sui diritti umani, Komnas HAM, ha dichiarato dopo quattro anni di indagini che la persecuzione e gli assassini di resunti comunisti dopo un golpe andato male del 1965 fu una violazione dei diritti umani enorme. L’agenzia ha annotato i casi di omicidio, di schiavitù, di tortura, stupro ed altri abusi commessi dai militari nel nome della lotta al comunismo.
La commissione non ha fatto nomi ma ha detto che i comandanti ufficiali del tempo dovrebbero andare sotto processo, per quelli ancora vivi. Il corpo dello stato al centro degli omicidi era l’oscuro Comando Operativo per il restauro della sicurezza e dell’ordine (KopKamtib) che l’allora generale Suharto comandò dal 1965 al 1967 e che usò per salire al potere.
Per alcune strane ragioni la maggioranza delle agenzie giornalistiche occidentali hanno ignorato la notizia al momento del suo rilascio considerandola cosa vecchia, come ha detto un editore, o con le parole di un giovane cinico corrispondente estero con poca esperienza in Asia “comunque non accadrà nulla”.
Dal mio punto di vista, il rapporto è un grande passo in avanti per l’Indonesia, segnando la prima volta che il paese è arrivato vicino ad aprire un dialogo su una strage che getto abitanti dei villaggi contro altri in un’orgia di violenza che ha riscritto la politica del paese per più di una generazione. Potrebbe non portare a processi nei tribunali ma dovrebbe almeno rimuovere la coperta del silenzio da una tragedia nazionale.
Uno degli autori del rapporto, il vice presidente del Komnas HAM, Nur Khois, mi descriveva la scorsa settimana il processo doloroso durato quattro anni di andare di villaggio in villaggio a Sumatra, nel Kalimantano, a Bali, a Giava e dovunque per incontrare i sopravvissuti e le vittime.
La commissione non solo ha trovato le prove degli assassini di massa ma ha anche documentato casi di elementi di sinistra accusati che erano stati arrestati e tenuti in condizione di schiavitù per quasi un decennio in numerosi campi di prigionia. Infatti c’è voluto il passare del secolo perché quelli imprigionati in quegli anni potessero riottenere i diritti alla completa cittadinanza.
Nur Kholis raccontava che era stato tutto fatto secondo la fredda deteinazione di un’operazione militare. C’erano liste di presunti comunisti nelle mani dei soldati che etravano in ogni villaggio e presiedevano agli omicidi. Spesso vicini puntavano a vicini che erano di conseguenza portati via o semplicemente fucilati. “Lo dobbiamo alle vittime” diceva calmo “meritano qualche giustizia”.
Nur Kholis ed altri sperano che questo rapporto e le sue conseguenze inizieranno un processo di guarigione che il paese ha finora evitato. Accadde nel periodo della guerra fredda durante la scalata della presenza americana in Vietnam è stato ben documentato l’interesse mostrato dalla CIA e dalle altre potenze occidentali negli eventi del 1965, ed ora che l’Indonesia è una potenza sul nascere forse la nazione può arrivare a fare i conti con la sua storia oscura.
I dettagli del presunto tentativo di golpe dei comunisti, che portò alle violenze che uccisero da 300 mil a tre milioni di comunisti, sono stati oscurati e nascosti per decenni nonostante gli orrori delle brutalità.
Ufficialmente il tentativo di golpe, che prese la vita a sei generali la mattina presto del 1ottobre, fu attribuito al Partito Comunista Indonesiano vicino a Sukarno in quei giorni. I massacri successivi dei presunti comunisti, molti dei quali abitanti analfabeti dei villaggi, non sono mai stati sufficientemente spiegati ufficialmente.
Suharto conquistò il controllo completo del paese nel 1967 da Sukarno dopo che i massacri erano stati largamente completati.
In un articolo del 1978 i docenti della Cornel University, Benedict Anderson e Ruth McVey, citavano un rapporto interno della CIA sugli eventi che percorsero l’arcipelago in quell’anno.
“In termini di persone uccise, i massacri anticomunisti in Indonesia rappresentano uno dei peggiori omicidi di massa del ventesimo secolo, insieme alle purghe sovietiche degli anni 30, alle stragi naziste della seconda guerra mondiale e al bagno di sangue maoista degli anni 50. In questo ambito il golpe indonesiano è certamente uno degli eventi più significativi del ventesimo secolo, molto più significativo di altri che hanno ricevuto molta più attenzione”. Concludeva la CIA.
Nonostante il fatto tutto quello che la gente ha saputo è che Sukarno ebbe come successore Suharto e il regime del Nuovo Ordine e l’intera cosa fu un bel casino. Gli eventi del 1965 al di là della morte dei sei generali non è insegnata nei libri di storia, ed i generali morti sono degli eroi nazionali.
Nell’ordinare la prosecuzione dei lavori della commissione, il presidente indonesiano, il cui suocero fu un generale durante il periodo delle stragi, ha messo in moto il processo legale portando qualche punto a favore del suo frequente discorso di riconciliazione nazionale. Nel citare il bisogno di “una soluzione giusta, intelligente e costruttiva”, Yudhoyono notava le esperienze del Sudafrica, Cambogia ed altre nazioni che hanno dovuto affrontare un’eredità oscura e violenta.
Il paese non è più quel posto pericoloso che era nei primi decenni del dopo indipendenza. Il potere del governo ora cambia di mano pacificamente e democraticamente con la conseguente prosperità per la gente e l’economia. E i molti problemi attuali sono discussi apertamente sui media.
Venire a termini con la storia potrebbe essere disturbante, ma il rapporto del Komnas HAM potrebbe generare quella introspezione nazionale che approfondisca la comprensione di sé del paese, alla cui fine potrebbe emergere bene una certa grandezza.