Ma a non essere di aiuto è il crescente investimento cinese nei paesi membri più poveri che secondo i critici dà influenza che ha già usato realmente per bloccare una posizione unitaria dell’ASEAN nella disputa sul mare cinese meridionale che si distende su una vasta distesa ricca di riserve petrolifere e di gas.
“Non sarà un ostaggio del progresso” ha detto il segretario dell’ASEAN Surin Pitsuwan ai diplomatici a Giacarta, riferendosi all’incontro dei minisri degli esteri in Cambogia dove gli scontri sul Mare Cinese Meridionale hanno impedito di emettere una dichiarazione congiunta per la prima volta nella storia. “E’ un primo segnale .. non sarà l’ultimo”
La regione è una destinazione buona per gli investitori che cercano guadagni che in Europa mancano, che ancora devono riprendersi in USA e rallentano nel resto dell’Asia. I flussi stimati netti nei fondi offshore della regione erano a 1,4 miliardi di dollari a giugno 2012. A paragone I fondi cinesi ed indiani offshore hanno visto un netto flusso in uscita di 1,6 miliardi e 185 milioni rispettivamente.
Gli investitori hanno molte speranze di progetti da parte dei dieci membri dell’ASEAN per un mercato unico ed una base di produzione per una economia combinata da 2 trilioni di dollari, con libero movimento di merci, servizi, investimenti e lavoro qualificato tra le seicento milioni di persone.
Mentre c’è consenso nelle economie della regione per l’unione economica, il gruppo lotta con le differenze politiche che vanno dalle dispute di frontiera tra Thailandia e Cambogia ad una discussione culturale tra Indonesia e Malesia. La più distruttiva è l’incapacità a trattare questi problemi da parte dei quattro membri, e Cina e Taiwan nel Mare della Cina meridionale. Dal momento che solo alcuni elementi del piano saranno applicati nel 2015, come le tariffe annullate, più membri sviluppati potranno spingere con l’Integrazione in un modello a due velocità, come fece l’Europa, lasciando gli altri al rischio di perdere gli investimenti regionali. I membri più vecchi e sviluppati sono Singapore, Malesia, Thailandia, Filippine, Indonesia e Brunei, mentre Vietnam, Laos e Cambogia e Birmania si unirono in seguito.
Il modello a due velocità potrebbe lasciare i paesi più lenti esposti all’influenza cinese, e americana, mentre cercano di avere influenza mediante la diplomazia e gli investimenti in un gioco alla grande giocato ai tropici.
La Cina è già l’investitore maggiore in Cambogia e Birmania e sta raggiungendo negli investimenti l’Europa, Japan e USA nella regione nel complesso.
“La differenza è che la Cina sta dando alla Cambogia qualcosa di cui ha bisogno mentre l’ASEAN promette qualcosa di astratto.” dice Aleksius Jemadu dell’Università di Giacarta. “Le nazioni dell’ASEAN agiranno più in base ai bisogni nazionali. Quando questa comunità è messa su, non ci possiamo attendere che siano all’unisono allo stesso modo di quello che è accaduto nel Mare Cinese Meridionale.”
In quell’incontro dei ministri degli esteri a Phnom Penh, alcuni diplomatici accusarono la Cambogia di bloccare la disputa che si poneva nella agenda per ordine della Cina. I diplomatici cambogiani a loro volta accusarono Filippin e Vietnam di provare a distruggere l’incontro. La Cina dal suo punto di vista ha sostenuto di voler sistemare la disputa su colloqi bilaterali.
Le Filippine hanno deplorato il fallimento dell’incontro nell’affrontare la disputa e hanno attaccato la Cambogia per il modo di affrontare il problema.
Il PIL pro-capite della Cambogia è di 900 dollari nel 2011 e gli investimenti esteri diretti sono 800 milioni nel 2010 secondo le cifre della Banca Mondiale. Quelli di Singapore sono un PIL di 46241 dollari pro-capite e 39 miliardi di finanziamenti esteri. Gli investimenti cinesi in Cambogia sono di 8,8 miliardi nel periodo tra 1994 al 2011.
Oltre alle differenze economiche e politiche c’è anche una mancanza di capacità tra alcuni paesi dell’ASEAN ad applicare gli accordi economici. La completezza delle misure verso il mercato unico nella sua fase 2011 2012 era di solo il 49% complessivo con un ritardo nelle riforme nei settori alimentare e agricolo. “I primi risultati erano come la frutta che è facile da cogliere … il processo di tradurre impegni regionali in leggi nazionali è la sfida maggiore” dice Subash Pillai direttore dell’integrazione del mercato.
Le Filipine lottano talvolta per inviare rappresentanze ufficiali e talvolta prendono decisioni lentamente, col rischio di finire nel gruppo dei “ritardatari” come Cambogia, Laos, Vietnam e Birmania. Queste quattro nazioni hanno avuto più tempo per ridurre completamente le tariffe. “Potrebbero non trovarsi allo stesso livello” dice Pillai.
Forse basta guardare al differente tasso di tecnologia per esempio tra la Birmania e Singapore per rendersi conto delle differenze.
Il meccanismo ASEAN meno X del blocco permette una implementazione flessibile degli impegni permettendo ai membri di produrre schemi economici se on sono pronti. Questo è già stato usato. Singapore e Laos sono i soli membri che spingono con un accordo sui servizi all’educazione.
Sei nazioni tra i quali il Vietnam hanno sottoscritto un accordo per legare le loro Borse alla fine del 2011, per spingere il commercio elettronico transfrontaliero, ma solo Singapore e Malesia lo implementano. “Non ci si può attendere che tutte i paesi si muovano in avanti all’unisono. Quelli che restano dietro soffriranno” ha detto un altro rappresentante anonimo dell’ASEAN.
La stessa disputa del Mare Cinese Meridionale mostra anche i problemi che ASEN ha nel risolvere le grandi questioni. Differentemente dall’Unione Europea ASEAN manca di membri eletti in un parlamento centrale, un corpo esecutivo potente o di una corte regionale per fare la legge ed applicarla. Ha invece un segretariato dell’ASEAN di stanza a Giacarta con poca forza.
“Senza un forte meccanismo centrale è difficile coordinarsi e vedere tutte le problematiche che possono diventare grandi problemi.” dice Surin.
Il blocco affronterà nuove questioni mentre prova a standardizzare le procedure di dogana ed aprire le industrie protette come i servizi finanziari alla competizione dall’interno. Ha implementato il libero trasferimento di profitti e dividendi ma ha bisogno di muovere ulteriormente le barriere al flusso intraregionale degli investimenti.
“Sono indietro rispetto a quanto previsto e chiaramente non ce la faranno … non vedranno grandi cose nei servizi” dice Hal Hill della Università nazionale Australiana. E l’influenza in espansione della Cina si fa immensa.
“L’incontro di Phnom Penh a luglio non era significativo perché la Cina ha provato a dividere l’ASEAN affidandosi alla Cambogia, ma perché era così felice di farlo in maniera così aperta” dice Bryony Lau del gruppo International Crisis Group a Giacarta.
Reuters