A ridosso del terremoto di magnitudo 7,6 che ha scosso la costa occidentale qualche settimana fa senza però causare molti danni, ci si comincia a domandare nel governo e tra gli scienziati quali potrebbero essere i possibili scenari di disastro nelle Filippine.
Cosa sarebbe successo se quel tremore da 7,6 che ha fatto sussultare le province Samar, Leyte e Surigao avesse colpito invece la caotica ed affollata Manila? Cosa sarebbe successo se fosse nata dalla faglia della Valle dell’Ovest? Cosa sarebbe successo se questo fosse quello che gli scienziati prevedono come il Big One? E’ la capitale nazionale adeguatamente preparata per un grosso terremoto?
Il direttore esecutivo del National Disaster Risk Reduction and Management Council (NDRRMC) Benito Ramos crede di sì.
Agli inizi di questo anno, come previsto nella esercitazione congiunta tra gli eserciti USA e Filippino, Balikatan, gli ufficiali americani hanno presentato a Ramos quello che appariva come scene di un incubo: una metropoli menomata da costruzioni crollate, ponti caduti, incendi, prigionieri fuggiti di prigione che creavano rivolte e migliaia di persone sepolte nelle rovine delle case. “Immaginiamo che l’autostrada NLEx sia distrutta, e la SLEx in rovina, come giungeranno le unità di ricerca? Assumiamo che crollino ponti e palazzi, e sfuggono 3000 prigionieri, che risposta mettiamo in piedi?” si chiede Ramos. “Solo quando gli americani ci presentarono questi scenari, capii la gravità dei problemi che potremmo incontrare.
Nel marzo 2004 uno studio fatto dall’agenzia di cooperazione internazionale giapponese, l’istituto filippino di vulcanologia e sismologia unitamente alla Metropolitan Manila Development Authority provarono a presentare un’immagine di quello che potrebbe accadere nel caso di un terremoto di magnitudo 7,2. Le conclusioni facevano riflettere.
“Come caso peggiore, crolleranno 170 mila case residenziali, 340 mila danneggiate e 34 mila persone moriranno, mentre altre 114 mila saranno i feriti” dice citando un modello Metropolitan Manila Earthquake Impact Reduction Study (MMEIRS). “Gli incendi bruceranno circa 1710 ettari, con un danno pesante alle infrastrutture e alle linee vitali”. Questo “disastro secondario” ucciderà altre 18 mila persone. “Questa perdita di 18 mila persone insieme al danno alle proprietà e alle perdite economiche di Metropolitan Manila saranno una crisi nazionale.”
Quale risposta alla crisi? Ramos dice che in questi casi una delle principali domande che ci si deve porre è: da dove proviene l’aiuto? “Cosa succede se anche chi deve dare una risposta è rimasto colpito, per lo meno il 10 % di loro?”. “Naturalmente la loro prima priorità saranno le proprie famiglie. Ora come facciamo se accade quando tutti dormono, e se ci sono incendi, e se c’è uno tsunami, risponderemo?” si chiede Ramos, un ufficiale in pensione dell’esercito. Il governo ha un piano che “non vogliamo dover implementare” dice Ramos. Quando siamo tutti vittime.
MMDA e le unità di governo locale, secondo Ramos, si sono già preparate per uno scenario quando “siamo vittime e anche chi deve dare una risposta è vittima. “Unità di soccorso provenienti da Luzon Centrale e Calabarzon (Cavite, Laguna, Batangas, Rizal and Quezon) saranno di aiuto. Poi ci sarà una seconda ondata con unità di risposta di emergenza e alta tecnologia da Cebu. Ci sono dei sistemi che agiranno e risponderanno per aiutarci.” dice Ramos. Per raggiungere Manila “possiamo farlo via terra, aereo e nave.” Possono puntare su Subic per raggiungere Manila, o da dove le unità possono volare per raggiungere Manila.
Nella metropoli stessa alcuni equipaggiamenti sono già stati preposizionati. “Vedete quei containers sotto i ponti che appartengono alla MMDA? Sono equipaggiamenti strutturali collassati.” Costruiti in materiali resistenti gli equipaggiamenti saranno usati per estrarre persone dai ponti collassati.
Mentre Ramos sembra molto entusiasta delle capacità del governo di rispondere ad un disastro di tale grandezza, gli scienziati al Philvocs sono molto meno ottimisti. Enrico Mangao specialista di una agenzia di osservazione dei terremoti dice: “Dubito che siamo pronti”. Un problema è la mentalità filippina. “E’ solo durante l’emergenza quando siamo interessati a salvarci. Solo ora dopo questo incidente recente ma dopo questo sarà tutto passato. Smetteremo di preparare le case e le nostre famiglie”.
Due delle sfide maggiori sono la qualità delle costruzioni che possono crollare nel caso di un forte terremoto, e lo stato di caos delle costruzioni per Mangao. “Dire che siamo preparati significa che le nostre costruzioni devono soddisfare gli Standard di Costruzione. Persino i ruscelli su cui non si dovrebbe costruire sono stati riempiti di case costruite sulla sua sommità. I ruscelli sono un segno di debolezza del suolo e ci potrebbero essere un tremare enorme durante la scossa. Credevamo di avere questo grande piano durante il periodo di Marcos negli anni 70 ma quello non fu davvero esaminato”.
Un’analisi di rischio sismico di Manila è stato pubblicato sul bollettino della società sismologica americana scopriva che la capitale nel passato “era stata fortemente danneggiata da terremoti negli scorsi 400 anni, ma non sono certe le origini dei terremoti.”.
La linea di faglia di Marikina
Gli scienziati credono che il sistema di faglia della valle di Marikina è probabilmente la fonte. “Molte faglie sono state identificate attorno e dentro Manila, ma il sistema di faglia della valle che corre da nord a sud lungo le estremità occidentali e orientali della valle di Marikina si crede che ponga la più grande minaccia a Manila a causa della sua vicinanza.” secondo MMEIRS. Il sistema ha due segmenti la linea di faglia occidentale ed orientale.
“Studi recenti dicono che la linea di faglia orientale si è mossa quattro volte generando forti terremoti negli ultimi 1400 anni. Il periodo di ricorrenza di questi terremoti è meno di 500 anni e non si conosce nessun evento sulla faglia della valle occidentale dal secolo XVII. Questo vuol dire che le fasi attive delle faglie si avvicinano e molti studi recenti indicano una magnitudo stimata vicina a sette o anche più.”
Nello studio si notava che Manila, insieme alle province vicine, crescono con una popolazione che raggiungerò nel 2015 25 milioni. “Questa urbanizzazione crescente crea livelli inaccettabili di disastro per terremoto in termini di vita umana e di proprietà.”
Le strategie che lo studio propone per una Manila che resista ad un terremoto ci sono varie cose.
Sviluppare un sistema nazionale resistente all’impatto del terremoto con una aggiornamento delle regole per la prevenzione del disastro, costruzione di capacità per il personale di risposta e l’istallazione di moderni equipaggiamenti per le agenzie di gestione del disastro.
Migliorare la struttura urbana per resistere ai terremoti specie nel rinforzo e rafforzamento degli edifici, nel miglioramento dei codici di costruzione e sviluppo di standard di disegno per costruzioni economiche.
Accrescere il sistema di gestione del rischio effettivo impedendo effetti e danni secondari, rafforzando le pratiche di gestione del disastro e la capacità di risposta, ed assicurando l’accesso a informazioni critiche.
Accrescere la capacità di gestione del rischio della comunità mediante gestione del rischio basato sull’auto aiuto e sulle proprie risorse compreso l’educazione su ciò che può significare il disastro.
La formulazione di sistemi di ricostruzione mediante una pianificazione attenta e lo sviluppo per prevenire ulteriori deterioramenti della struttura urbana e degradazione ambientale.
Promozione dello sviluppo della ricerca e tecnologia sui terremoti specie sul meccanismo di ricorrenza del terremoto, stime del moto del terremoto, danni e condizioni di disastro esaurienti.
DJ Yap, Inquirer.net