Le elezioni generali sono alle porte in Malesia con un risultato molto incerto per il governo che decide di andare all’attacco. Prima ha sferrato l’attacco contro svariate organizzazioni non governative che lavorano sulla riforma politica del paese accusandole di essere finanziate da forze straniere come la CIA o il governo israeliano oppure il super famoso George Soros che mirerebbero tutti a destabilizzare il paese.
Un altro attacco molto duro è stato sferrato contro una pubblicazione online Malaysakini. Un articolo del suo direttore Premesh Chandran ci spiega cosa succede.
Gli attacchi contro Malaysiakini segnalano che il governo comincia a disperarsi. Per la settimana scorsa, i media ufficiali di regime hanno lanciato un attacco contro Malaysiakini e le organizzazioni della società civile per aver ricevuto finanziamenti dalle fondazioni internazionali in quello che accusano sia un disegno per destabilizzare il governo. Inoltre il nostro giornale è stato ulteriormente attaccato per avere tra di noi un investitore straniero legato a George Soros ed ha subito altre calunnie secondo cui i nostri azionisti hanno legami politici.
Si capiscono le ragioni dell’attacco. Dopo tutto le elezioni sono dietro l’angolo e per quanto se ne capisce i risultati sono molto incerti.
Da qui i media di regime hanno ricevuto l’ordine dai loro padroni politici, UMNO e Malaysian Chinese Association, di attaccare e screditare le voci che chiedono elezioni libere ed eque, che chiedono indagini in vari scandali di corruzione e affinché si osservino e si tengano alti i principi democratici. Non sorprende che hanno ripetutamente scritto delle accuse, insinuazioni e mezze verità insieme ad una buona dose di razzismo, una strategia perfezionata da nessun altro meglio del capo della propaganda nazista Goebbels.
Diamo uno sguardo alle accuse una per una e mettiamole a dormire.
La stessa accusa 11 anni fa. L’ex editore del Malaysiakini Chong ripetette le accuse che nel 2001 nascondemmo un versamento di 188 mila Ringit Malesi provenienti da Media Development Loan Fund e che lui si dimise dopo aver preso posizione sulla questione. Non è una accusa nuova, che era stata esposta nei media principali 11 anni fa come prova dei nostri legami con Soros. Pubblicammo la nostra versione brevemente dopo che apparve questa cosa.
In breve, Malaysiakini fu trasparente con il suo personale su un contratto per costruire un’applicazione software per il Center For Sdvanced Media Prague (Camp) che è la divisione tecnologica del MDLF. Chong andò ai giornali a dire che l’accordo era un finanziamento e che nascondevamo l’accordo. In realtà avevamo già sul sito fatto l’annuncio dell’accordo. La domanda è perché dovevamo essere così aperti con il proprio staff sull’accordo. Non sarebbe stato meglio tenere all’oscuro il proprio staff?
La seconda accusa. ‘uomo di Soros nel nostro consiglio. Come una conseguenza del completamento dello sviluppo della tecnologia e del suo lancio andato bene di un modello di sottoscrizione nel gennaio 2002, MDLF decise di investire in Malaysiakini, la loro prima iniziativa in un mezzo online, diversificando il loro tradizionale investimento nei giornali, televisione e radio. Malaysiakini ricevette 1,3 milioni di Ringit per il 29% delle azioni e MDLF accolse l’idea di firmare un accordo di non intervento editoriale. Tutto questo Malaysiakini lo disse in una conferenza stampa e in un annuncio
MDLF in quel periodo era diretto dal suo cofondatore Sada Vucinic, un giornalista di una stazione radio B92 indipendente di Belgrado che partecipò ad una dura e lunga battaglia per abbattere il presidente Serbo Milosevic, di cui sono note le accuse di crimini di guerra e contro l’umanità per le guerre in Bosnia, Croazia e Kosovo.
Sasa continuò a mettere su MDLF con la strategia di aiutare i media indipendenti nell’Europa Orientale a crescere dopo la caduta del comunismo. Soros, un ungherese che ha una storia di sostegno alla libertà di stampa, era tra i maggiori finanziatori del MDLF.
Attualmente MDLF è coinvolto in 269 progetti per 85 compagnie di media indipendenti in 27 paesi. Non solo MDLF ha diritto di essere nel nostro consiglio per le sue azioni nella impresa, ma avrebbe poco senso lasciar correre che nel nostro consiglio siedono degli individui così distinti.
Il consiglio e la guida del MDLF e del loro presidente Mandel hanno dato una grandissima spinta alla strategia imprenditoriale del Malaysiakini. Come mai Madel è un uomo di Soros? Usare un così tenue legame tra MDLF e Soros per discutere che in qualche modo MDLF sta facendo il lavoro di Soros è una cosa che esce davvero dal libro di Goebbels.
Terza cosa, ma perché attaccare Soros? L’intero attacco dei media di regime si basa su un legame tra Malaysiakini e Soros. Ma perché l’odio per Soros? La banca centrale malese scelse di giocare d’azzardo con le nostre riserve sudate difendendo il pound inglese. Quando questo cadde nel 1992 la Malaysia si ritrovò con un bel buco nel tesoro e Soros si guadagnò l’onore per aver rotto la Banca d’Inghilterra. Invece di chiedere come mai la nostra banca fosse coinvolta in un’azione ad alto rischio di speculazione, la Malesia attaccò Soros.
Dopo un duro scambio di parole alla luce della crisi finanziaria asiatica, Mahatir, il nostro ex leader,
in seguito ammise che Soros non fu responsabile per il danno contro la Malesia. Successivamente incontrò Soros a Kuala Lumpur e chiese il suo sostegno per la sua campagna globale a metter fuori legge la guerra. Nella sua visita in Malesia Soros incontrò un gruppo di uomini di affari e del governo.
Abbiamo anche udito che ci furono incontri successivi privati tra Soros e i capi dell’UMNO che non furono mai riportati sui giornali ma che verranno presto alla luce.
Quarto punto. Malaysiakini ottiene finanziamenti da donatori esteri. Secondo i media di regime Malaysiakini nasconde il fatto che riceviamo finanziamenti da donatori internazionali e che noi “ammettiamo” questo fatto da tempo nascosto. La verità è che abbiamo sempre dichiaarato i finanziamenti ricevuti. Malaysiakini basa le sue attività principali dalle entrate di sottoscrizione e di pubblicità. I finanziamenti sono usati per finanziare progetti che sono di beneficio sociale ma che non ci si aspetta che generino un profitto. Mentre Malaysiakini come intero è un’organizzazione per il profitto, cerchiamo finanziamenti per sostenere i progetti No profit.
Per esempio Malaysiakini addestrò 300 cittadini giornalisti in Malesia e ha creato un sito WWW.cj.my ed Komunitikini.com per incoraggiare i notiziari locali. Inoltre ha creato Undi.info per fare informazione elettorale e digitalibrary.my come un archivio online di documenti importanti.
Quinta accusa è che membri dell’opposizione sono tra i nostri azionisti. Per far partire Malaysiakini i fondatori investirono i loro propri fondi e si appellarono ad amici della società civile nel 1999. R Sivarasa, al tempo un attivista dei diritti umani, non aveva ancora aderito ad alcun partito; sua cognata Mary Agnes che è banchiera; Bruno Pereira un sindacalista noto; e Joseph Paul anche attivista dei diritti umani; loro si assunsero il rischio di fare l’investimento iniziale in Malaysiakini. Il loro contributo fu convertito in azioni e rappresentano non più di un due per cento della compagnia.
Sfortunatamente fino ad ora loro e gli altri azionisti non hanno ricevuto dividendi ma speriamo che il loro investimento sia stato utile. In nessun modo qualunque azionista ha un’influenza sul Malaysiakini. L’addetto stampa del Selangor, Arfa’eza Aziz, è un ex giornalista del Malaysiakini, cosa che il giornale The Star ha opportunamente omesso. Lei insieme ad altri 50 giornalisti detiene azioni che ammontano al 12 % della compagnia.
Sesta cosa: Malaysiakini controllato da forze esterne. Nulla di più lontano dal vero. Nonostante tante offerte di comprare il Malaysiakini i fondatori continuano a mantenere la loro quota di maggioranza. Malaysiakini chiede ai nostri lettori di pagare una quota di sottoscrizione per restare finanziariamente indipendenti e non dover cercare finanziamenti per le sie operazioni essenziali. Chi saprebbe meglio di come sono prese le decisioni editoriali dei nostri editori e giornalisti?
In 13 anni centinaia di persone hanno lavorato da noi. Se chiedete vi diranno racconti di lunghe ore di lavoro pesante, ma mai una storia che è stata bocciata, censurata o cambiata per far piacere a forze esterne, qualcosa che prevale così tanto nei media di proprietà politica.
Le decisioni elettorali spettano alla redazione e all’editore che presiede come dovrebbe essere.
Non crediamo che si fermeranno le accuse contro di noi. Tempi disperati richiedono misure disperate. Cionondimeno per chi è interessato a saperne di più, siamo più che felici di parlare a loro.
Oltre questo dobbiamo continuare il nostro lavoro di dare le notizie che interessano senza paura o favori.
Premesh Chandran, editore del Malaysiakini