A prima vista è rimasto ben poco di quello che un tempo era l’antico Palazzo Reale di Koh Ker.
La giungla ha preso il sopravvento sui tetti così sapientemente tirati su con pietre antiche. Eppure, sepolti sotto il piano della giungla il palazzo è ancora lì.
Con qualche sforzo ed una buona guida, i lineamenti di questa costruzione monumentale emergono piano piano tra gli alberi. Nonostante il suo tempio massiccio centrale e il complesso di vasta portata del tempio di una bellezza e disegno impressionanti, Koh Ker resta relativamente poco conosciuta. Koh Ker, con i terreni circostanti ripuliti da poco dalle mine solo da qualche anno e con il significativo trafugamento dei suoi tesori, resta fuori dei tragitti principali.
Piano piano, con il duro lavoro di Chen Chanratana, presidente e fondatore della Kerdomnel Khmer Foundation, cominciano i lavori degli scavi al Palazzo Reale e presso l’intero complesso del tempio, un potente esempio della forza dell’eredità culturale della Cambogia.
L’attuale stato di Koh Ker è il risultato, in parte, della sollevazione politica e sociale che la Cambogia ha vissuto nella sua storia recente. Il genocidio perpetrato dai Khmer Rossi ha preso a bersaglio molto più della sua gente. Oltre a seppellire quasi due milioni di connazionali e di donne, i Khmer Rossi hanno cercato di seppellire anche la cultura cambogiana. Attraverso la azione deliberata e la negazione maligna, luoghi come Koh Ker erano persi nella giungla, intrappolati in campi minati e persino attivamente distrutti. Questo genocidio culturale ha per tanto tempo minato il processo di riconciliazione e perdono in Cambogia.
Oggi mentre la popolazione cambogiana lavora ad andare oltre gli orrori di quel periodo, la sua eredità culturale emerge per giocare un ruolo importante nell’ottenere la riconciliazione per tutti i cambogiani. In luoghi come Koh Ker i lavori cominciano a preservare e proteggere questo patrimonio.
Il 4 gennaio del 2013 il Centro Di Documentazione Cambogiano insieme al Museo Nazionale Della Cambogia e al Ministero della cultura si sono posti all’avanguardia su un tipo molto differente di scavi con lo stesso scopo di preservare il patrimonio culturale. Mettendo insieme i rappresentanti dei musei e dei centri culturali di 24 province una nuova iniziativa è stata lanciata per condividere il ricco patrimonio culturale della Cambogia in tutti gli angoli del paese.
Per i quindici anni passati, è stata missione del Centro Di Documentazione Cambogiano la conservazione della memoria, della promozione della Giustizia e raggiungere la riconciliazione per i crimini dei Khmer Rossi. Nel lavorare a fornire la documentazione alla Corte Straordinaria della Cambogia, conosciuta comunemente come Tribunale dei Khmer Rossi, Il centro ha aiutato a vedere realizzato questo processo. Con la documentazione dei crimini dell’era dei Khmer Rossi, la memoria e la giustizia sono cresciuti insieme.
La riconciliazione, comunque, deve andare oltre il fare giustizia per i più grandi criminali dei Khmer Rossi. Se la giustizia separa la colpa dagli innocenti ed identifica i colpevoli e le vittime, il compito della conciliazione è di mettere insieme i cambogiani per costruire una società migliore. Raggiungere la giustizia è un passaggio necessario per portare a conclusione i terrori associati a quel periodo e permettere alla Cambogia di andare avanti. Ma al pari della ripulitura delle mine a Koh Ker è appena il primo passo.
Arte e cultura devono giocare un ruolo importante nella riconciliazione. Nel mettere insieme gli attori chiave nella conservazione culturale del paese Il centro spera di reclamare l’eredità del patrimonio culturale cambogiano. La sua visione, condivisa con la conferenza da parte di Savina Sirik, è un network di musei forti per il paese che permette alla gente locale e agli stranieri di estrarre forza ed ispirazione dalla cultura e arte della Cambogia. Questo processo include tre grandi iniziative.
Prima, insieme al Museo Nazionale della Cambogia, al ministero della cultura e ai musei di 24 province, il DC Cam svilupperà delle manifestazioni che commemorano il periodo del Khmer Rossi. La condivisione di questo patrimonio faciliterà la riconciliazione e sarà di istruzione per i più giovani affinché imparino dagli errori del passato.
Secondo il Centro creerà una esibizione permanente a Phnom Penh che commemora il trasferimento forzato della popolazione urbana nelle aree rurali durante quel periodo. Si raccolgono storie dalle Parti Civili che saranno condivise nella manifestazione pubblica della esibizione permanente come nelle province.
Questo spazio museale servirà a coordinare il progetto educativo al genocidio del Centro, fornendo alle giovani generazioni gli strumenti necessari per combattere il genocidio e attraverso la conoscenza del passato. Terzo il Centro aiuterà questi musei provinciali ad espandere il proprio ruolo di protezione e condivisione del patrimonio culturale del paese.
Durante la conferenza una grande varietà di partecipanti ha contribuito a segnare l’inizio di questa importante iniziativa. Gli interventi di apertura di H.E. Hab Touch, direttore generale del dipartimento del Patrimonio culturale, e Kong Virak, direttore del Museo Nazionale della Cambogia, hanno fissato il tono della conferenza dando vita ad una giornata che resterà come un giorno importante per la vita culturale del paese.
Durante la conferenza Phann Nady e Lim Ky hanno dato importanti dettagli tecnici sui processi di identificazione e di archiviazione dei materiali storici rispettivamente. Christopher Dearing e Terith Chy hanno discusso dei pericoli che continuano a minacciare i tesori nazionali cambogiani sotto la forma di furto o di dimenticanza. Una discussione verso la fine della giornata ha messo in luce molte delle sfide e delle opportunità che si trovano davanti i musei e i centri culturali nelle province del paese. E’ stato questo dialogo finale ad aprire le porte a future collaborazioni.
Nella loro presentazione Christopher Dearing e Terith Chy hanno chiesto ai rappresentanti lì radunati se fosse possibile avere un paese senza cultura, con la conseguente domanda ‘Cosa accadrebbe alla Cambogia se si perdesse il suo patrimonio culturale?’
Il patrimonio del paese è ancora a rischio. Il brutto spettro dell’imperialismo culturale minaccia di ingoiare la ricca storia della Cambogia in un mare di cultura popolare. Uno dei partecipanti ha ammesso che nonostante vivesse a Phnom Penh, non era mai stato al museo nazionale. Eppure lì alla conferenza vedere la forza del patrimonio culturale del paese lo incoraggiava, una forza che lui non sospettava proprio. Il Centro e i suoi partner sperano di portare questa cultura che si risveglia a tutti i cambogiani del paese, combattendo l’imperialismo culturale con l’istruzione, le risorse e l’impegno.
La popolazione cambogiana ha sofferto molto durante il periodo dei Khmer Rossi e le ferite di quel periodo sono tutt’altro che sanate. La Cambogia non può permettersi di perdere il proprio patrimonio. Dopo tutto le glorie di Angkor e gli orrori dei Khmer Rossi fanno entrambi il paese che è oggi ed entrambi devono essere preservati se il paese vuol raggiungere un futuro migliore.
Questa novità presso il museo nazionale della Cambogia a questa conferenza non è stato l’inizio di un processo, ma l’inizio di un nuovo periodo di collaborazione ed un nuovo capitolo nella ricerca della giustizia, ricordo e riconciliazione del Centro di documentazione. A Koh Ker gli archeologi sperano di ricostruire la bellezza del Palazzo Reale di un tempo sulle sue antiche fondamenta. Allo stesso modo il Centro spera di costruire un futuro di riconciliazione sulle fondamenta sepolte del patrimonio culturale cambogiano.
Rud Hubbard CambodianHerald