Un orrendo sequestro di persona, la tortura e la violenza contro una ragazzina Karen, il rilascio dei suoi sequestratori su cauzione.
Poi si sa che la polizia già una volta in precedenza l’aveva riportata presso i suoi sequestratori, mette in luce varie gravi problemi dentro la società thailandese, dentro il sistema di protezione sociale e il sistema giudiziario.
Di seguito un articolo apparso su Asiancorrispondent.com a firma di Kaewmala per Siam Voices.
La tragedia di una ragazzina Karen Birmana scuote la Thailandia, Kaewmala, Siam Voices
Tanti sono rimasti inorriditi in Thailandia dalle immagini di una ragazzina Karen, di appena dodici anni, col corpo tutto ricoperto di cicatrici. Le immagini più ricorrenti sono quelle della ragazzina che stava in piedi col torso nudo in una stanza piena di poliziotti thailandesi e di altri uomini, alcuni con macchine fotografiche, mentre il più vicino dei poliziotti ispezionava il suo corpicino. La ragazzina Karen con le trecce è mostrata solo di spalle, il volto mai mostrato, ma le cicatrici profonde sul corpo sono tanto chiare da far inorridire e infuriare chiunque abbia un cuore.
Benché il corpo della ragazzina sia il pezzo più chiaro del crimine, appartiene ad una bambina e le sue foto non saranno mostrate qui: come bambina vittima di violenze è la legge a proteggerla da ulteriori traumi e merita una trattamento pieno di rispetto e sensibilità maggiore di quanto ricevuto prima. Altri giornali lo mostrano.
Tante foto orrende del corpo sono circolate sui social media thailandesi e su un giornale locale in lingua inglese sebbene nessuno mostri il volto.
Ecco la storia.
La ragazzina a cui è stato assegnato il nomignolo Air, di nazionalità birmana ed etnica Karen, fu sequestrata quando aveva sette anni. I suoi sequestratori sono una coppia di thailandesi, mostrati nella foto, che avevano una proprietà vicino ad un’azienda di canna da zucchero dove i genitori lavoravano nella provincia di Kamphaenphet vicino alla frontiera Thailandese birmana.
Dopo il rapimento Air fu tenuta schiava in casa della coppia per cinque anni e non le fu mai permesso di uscire di casa. Faceva i servizi di casa ed aveva cura dei cani e dei gatti. Mangiava due volte al giorno e fu oggetto di pene di una crudeltà inimmaginabile se dava dei “dispiaceri” alla coppia. Non è stata mai pagata per qualunque lavoro avesse fatto per loro.
Ai giornalisti Air ha descritto con queste parole i suoi cinque anni passati:
“Per i passati cinque anni mi sono state fatte crudeltà dai padroni della casa in tanti modi e mi ordinavano di fare tutti i lavori di casa…. Se non erano contenti mi picchiavano per tutto il corpo finché non rimanevo ferita. Talvolta di schiaffeggiavano e mi picchiavano e, se piangevo, mi picchiavano ancora più forte finché non smettevo di chiedere aiuto.
Mi pareva di essere all’inferno. Una volta provai a scappare dopo circa tre anni. Ma ci fu qualcuno che mi mandò dalla polizia che mi riportò ai padroni della casa di nuovo. La mia fuga li fece così arrabbiare che mi sbatterono la testa contro il muro, mi schiaffeggiarono con una scarpa ed usarono le forbici per fare un taglio all’orecchio come punizione” (Pattaya Daily News)
I dettagli delle crudeltà sono raccapriccianti. Per punizione talvolta era messa in una gabbia per cani mentre le si buttava addosso acqua bollente. Non fu mai portata all’ospedale per le ferite. Il solo trattamento che ricevette per le bruciature sul corpo fu con soluzioni saline.
Quando i giornalisti la videro dopo anni di questi trattamenti, Air aveva le ferite da acqua bollente per tutto il corpo e le due braccia erano profondamente bruciate, la pelle del braccio fusa, con le ferite che hanno colpito i muscoli del braccio in connessione col corpo rendendola incapace di muoversi normalmente o muovere le braccia.
I suoi sequestratori si chiamano Sig. Nathee Taeng-orn, di 35 anni, e lei Rattanakorn Piyavoratharm, di 33 anni. Sono la coppia che ha presumibilmente sequestrato, reso schiava e torturato Air per i passati cinque anni dal 20 maggio 2008 quando la ragazzina Karen aveva solo sette anni. L’uomo era un ingegnere in una fabbrica, la donna aveva un negozio per cani. Risiedono a Kampaengphet e si dice siano imparentati ad una persona influente.
Il responsabile del centro del rifugio per Bambini e famiglie della cittadina, Thanawat Sathit, ha detto ai giornalisti che di gran lunga questo è il caso più grosso di violenza che il centro ha trovato. Ha ammesso di avere paura perché i presunti colpevoli sono influenti. Dopo che il suo entro aveva ammesso la vittima, furono molto cauti e contattarono la polizia di notte per indagare sul caso. La notifica alla polizia è avvenuta il 2 febbraio e ci vollero 4 giorni per raccogliere le prove e ottenere l’ordine di arresto della coppia che avvenne il 7 febbraio.
Le accuse della polizia furono varie tra cui sequestro di bambino, detenzione illegale, violenza, schiavitù, lavoro forzato e traffico umano. La coppia all’inizio disse che la ragazza si era bruciata da sola casualmente senza però aggiungere altro, dicendo che avrebbero dato la loro versione solo in tribunale. Ci hanno risparmiato i particolari di come la ragazzina si sia tagliato l’orecchio, di come si sia fatta male alla testa, di come si sia rinchiusa nella gabbia dei cani gettandosi poi l’acqua bollente addosso, tutto casualmente durante la sua volontaria schiavitù per ringraziarli della loro gentilezza.
La coppia ha negato le accuse e considerata la gravità delle accuse è stata data loro la cauzione di 700 mila baht, 20 mila euro. Mi si perdoni il sarcasmo, ma in Thailandia ai sospettati di omicidio e di violenza carnale si assegna sempre la cauzione.
Si può dire che a rilasciarla dal suo inferno è stato proprio un gatto. Dopo il suo primo tentativo di fuga di tre anni prima, quando poi la polizia la rispedì ai suoi sequestratori e alle nuove gravi pene, la ragazza era comprensibilmente impaurita di incorrere in una maggiore pena da parte della coppia. Ma quel 31 gennaio il gatto di casa che nutriva riuscì a scappare dalla casa. Temendo la punizione la ragazza saltò la palizzata in cerca del gatto e le venne di pensare che avrebbe potuto scappare essa stessa. Andò alla casa di un vecchio vicino nella piantagione e una coppia di donne contattarono i servizi sociali.
La crudeltà in questo caso ha generato una rabbia enorme tra i thailandesi. Sono lanciate contro la coppia delle violente condanne e sembra che non ci siano parole abbastanza dure per condannare questo uomo e questa donna. Diavoli, inumani, peggio degli animali. Ma a pensarci non esistono animali capaci di una simile malvagità e crudeltà malata. Solo gli uomini, i peggiori tra noi, sono capaci di una simile arte.
Tanta simpatia è riservata per la ragazzina, mentre alla coppia è invitata al peggiore degli inferni. Alcuni chiedono la loro morte. Proprio questo genere di crimini fa uscire da noi la più primitiva delle rabbie e l’istinto a chiedere occhio per occhio. Non ci sarebbero molti a dire che sarebbe una crudeltà se calassimo la coppia nell’olio bollente davanti ai nostri occhi.
Benché la rabbia per la cauzione è tanta, poca è la sorpresa. Alcuni si chiedono se in altre nazioni più civili dove esiste il governo della legge questa coppia sarebbe stata rilasciata su cauzione. Ma la rabbia non si ferma qui.
La rete di protezione sociale sembra avere troppi buchi. Più si scava a fondo nella storia, più domande emergono. I genitori hanno mai ricercato la figlia persa durante quei cinque anni? I vicini non hanno mai visto la ragazzina con un qualche segno di violenza?
Perché la polizia non ha riportato la ragazzina ai genitori piuttosto che alla coppia tre anni prima?Anche se la ragazzina in quel frangente non portava cicatrici, perché non l’hanno restituita ai suoi genitori? E anche se la ragazzina avesse omesso di dire chi fossero i genitori (che forse sono immigranti illegali senza permesso di lavoro), il fatto che la ragazzina fosse scappata dai padroni della casa, come definiva i suoi sequestratori, doveva essere sufficiente alla polizia per inviarla ai servizi sociali. Una ragazzina di sette anni deve stare a scuola. Secondo la legge thailandese tutti i bambini sotto i quindici anni devono frequentare la scuola a tempo pieno, compreso i figli dei lavoratori emigrati che vivono in Thailandia. Le scuole del paese devono prendere tutti i bambini indipendentemente dalla nazionalità o lo status sociale. Quando una ragazzina birmana Karen fu trovata fuggire dai suoi “datori di lavoro”, perché la polizia non si è ricordata di questa legge per l’istruzione obbligatoria e della legge sul lavoro minorile che proibisce di lavorare a tempo pieno ad un bambino di nove anni?
Non si tratta che manchino leggi o meccanismi di protezione sociale nella società Thailandese persino per i livelli più bassi della scala sociale, ma il problema è sempre stato ed è l’applicazione di quelle leggi. Ed accade spesso che sono proprio chi la legge deve applicarla che non l’applicano o che non si preoccupano della giustizia e di quello che sia giusto. Perché la polizia ha concesso la cauzione alla coppia i cui crimini sono così gravi? Non sono visti come possibili fuggitivi? Dopo il loro rilascio sembra che abbiano lasciato la casa.
Secondo la polizia, se la coppia è considerata colpevole possono rischiare la sentenza a vita. Ma per molti resta da vedere se saranno puniti secondo giustizia.
Air ora è al sicuro in un centro del governo sotto gli occhi vigili di guardie che assicurano la sua salvaguardia. Ma perché questa misura diventa un peso sulla vittima e sul testimone è un’altra domanda per la polizia. L’esame iniziale delle ferite indica che più della metà della pelle è stata danneggiata e che il danno ha raggiunto le ossa. Molte agenzie si sono offerte di dare aiuto. Le saranno dati trattamenti medici opportuni che forse includeranno la chirurgia estetica, oltre la protezione e riabilitazione. Ancora giovane e resiliente, imparerà a sorridere di nuovo.
Per quanto sia scioccante questo caso, Air non è la prima e sola vittima di trattamenti crudeli di giovani migranti in Thailandia. Nel 2005 l?organizzazione internazionale del Lavoro, ILO, invitò il governo thailandese a prendere provvedimenti urgenti per proteggere meglio i lavoratori migranti con documenti e senza documenti da datori di lavoro violenti, specialmente nel lavoro domestico che tendono ad essere di solito donne giovani.
Il caso messo in luce nel maggio 2005 dall’ILO è molto simile a quello attuale. Una ragazza birmana Karen di 17 anni che ha sofferto pene atroci come la frattura del cranio e di alcune costole da parte del suo datore di lavoro, una donna di 32 anni, che fu arrestata, accusata e rilasciata per cauzione.
Ci sono stati altri casi di violenze di vario grado e di crudeltà. Casi simili di violenze contro lavoratrici domestiche sono state fatte in Malesia, Singapore, Hong Kong, Arabia ed altri paesi del medio oriente. Perché i lavoratori domestici? Perché sono sempre nascosti dietro le mura e le porte chiuse. E i lavoratori domestici stranieri sono i più vulnerabili agli abusi perché si trovano al fondo della scala sociale, giovani, donne e talvolta stranieri illegali.
Ci chiediamo perché si possa essere così senza cuore da infliggere tale crudeltà su un altro essere umano specialmente un bambino senza aiuto come in questo caso. Non sono anche le vittime povere degli esseri umani? Lo stato basso delle vittime, provenire da un gruppo dei più poveri e senza potere della società è una spiegazione. Razzismo e Xenofobia sono spesso le ragioni che sottintendono a tale crudeltà. E’ come se siano delle selvaggine. Pochi si interessano del benessere degli stranieri poveri. Per lo meno non nella stessa intensità di come farebbero rispetto alla propria specie. Non è affatto casuale che i lavoratori della migrazione dalla Birmania, Cambogia e Laos, i vicini poveri della Thailandia, sono stati i ricettori di tanti gravi trattamenti per mano della gente Thailandese. (vedi articolo su Irrawaddy.org)
Non si vuole sostenere che i thailandesi sono crudeli, ma non si può nemmeno negare che c’è un generale mancanza di sensibilità ai dolori di molti immigrati, e tanti thailandesi non sentono che essi hanno gli stessi diritti umani come i propri connazionali. Credo che sia il caso di altre società dove avvengono tali casi di abuso, dove i poveri lavoratori migranti sono spesso trattati come cittadini di seconda classe, quando va bene, se non come ospiti indesiderati dopo i ricchi stranieri e i poveri del luogo.
Le vicissitudini dei poveri emigranti si conoscono spesso e di solito soltanto nei casi più brutti, quando sono pubblicizzati dopo che il danno è fatto. Nel caso dei lavoratori domestici pochi vicini vogliono interferire con quello che succede in un’altra famiglia.
La compassione pubblica è stata risvegliata ma per impedire che più casi del genere accadano spero che molti thai faranno dei passi per prevenire e daranno il loro aiuto in una fase primordiale della violenza.
Dopo una lunga esclusione dei lavoratori domestici dalla protezione del lavoro, il governo thailandese ha infine riconosciuto il lavoro domestico come lavoro garantendo ai lavoratori domestici i diritti fondamentali con un regolamento ministeriale del novembre del 2012. Così il governo ci dice che le cameriere sono impiegati con diritti di lavoratori e diritti umani come chiunque altro, e non sono schiavi.
La natura del crimine in questo ultimissimo caso ha generato una rabbia generale e la simpatia per la ragazzina è enorme. Si chiede una pena durissima, ma sarà mai fatta giustizia? Riuscirà il sistema giudiziario thailandese a mostrare al mondo che almeno nel caso di questa piccola bambina il comando del potere e delle persone forti non metteranno sotto i piedi la compassione ed il governo della legge?