Come si sostiene la pace politica in Thailandia? Le politiche popolari populiste, frequenti inchini all’autorità reale e il tenersi lontano dalle cose militari hanno finora permesso al primo ministro Yingluck Shinawatra di governare un periodo di distensione nel conflitto addormentato ma ancora irrisolto della Thailandia.
Se la pace si manterrà dipenderà dall’interazione futura della situazione legale minacciata di Yingluck, del pensiero strategico dell’ex premier Thaksin in esilio e dallo stato di salute della famiglia reale. Mentre Yingluck è apparsa sempre più sicura nel suo ruolo di comando, il fratello grande Thaksin è sempre più visto come il potere reale dietro al suo governo del partito del Puea Thai.
Ha tenuto finora essenzialmente un accomodamento tra il campo di Thaksin e il potere reale sin dalla risonante vittoria elettorale del 2011 di Yingluck e del Puea Thai. Anni di proteste di strada molto forti iniziate nel 2005 hanno comportato morti, distruzione ed un danno alla reputazione su entrambi i campi politici, portando anche allo spettro di una guerra civile.
Mentre entrambe le parti sembravano impegnate ad evitare nuovi momenti di scontro all’autunno di un regno unificante per proclamazione del Palazzo del Re Bhumipol e alla luce del tatto conciliatorio di Yingluck, la spinta persistente verso un’amnistia di Thaksin già condannato è percepita ancora da tanti realisti come non negoziabile compreso i grandi capi dei militari guidati da Prayuth Chanocha.
Ora crescono nuove tensioni politiche con gli sforzi del Puea Thai di presentare leggi di amnistia in parlamento e un’indagine parallela dalla semi indipendente Commissione contro la Corruzione (NACC) nelle presunte irregolarità della dichiarazione delle tasse di Yingluck, presentata nell’assumere la presidenza, che minacciano di cacciarla dal potere.
Alcuni hanno interpretato questa mossa come una contromossa verso l’amnistia cercata dal Puea Thai e contro le misure di cambiamento costituzionale, allo stesso modo delle precedenti risoluzioni della corte che abbatterono due governi precedenti filo-Thaksin nel 2008. Dopo un periodo di relativo silenzio i media hanno fatto risentire la voce di Prayuth che criticava il ruolo di dietro le quinte di Thaksin.
Una spinta verso il cambiamento costituzionale lo scorso hanno vide la forte opposizione del Partito Democratico e di altri gruppi di protesta minacciando per un momento di riportare il paese verso l’instabilità politica. Allora come ora, i critici dell’iniziativa dicono che volevano ar ritornare in trionfo Thaksin in Thailandia senza farsi i due anni di prigione per un’accusa di corruzione nel 2008. I realisti hanno anche accusato che la spinta dello scorso anno al cambiamento istituzionale mirava a minare la posizione ed il potere della monarchia prima di una successione reale delicata e sempre più incerta.
Yingluck ha negato le accuse verso il suo governo affermando di lavorare per la riconciliazione nazionale. Sin dall’alluvione del 2011 il governo ha reso prioritario le misure di stimolo economico inclusa la politica costosa ma popolare di sostegno al prezzo del riso che ha potenziato l’economia delle campagne. Le politiche populiste hanno esaltato i tassi di crescita in un periodo di stress economico ma hanno accresciuto le preoccupazioni sulla loro sostenibilità a medio termine.
Le misure di stimolo sono viste da alcune come parte di una più vasta strategia politica messa su da certi consiglieri di Thaksin in incontri con gli investitori stranieri per cooptare le elite realiste con contratti e contanti, mentre si costruisce un isolamento della base contro ogni futuro intervento militare in politica. La strategia sarà testata quando si avrà la successione reale quando secondo molti i militari potrebbero sospendere o tagliare la democrazia in un lungo periodo di lutto nazionale.
Nonostante un mandato elettorale forte, una maggioranza elettorale forte e una popolarità di base, l’amministrazione Yingluck resta circondata dalle forze realiste compresi i centri lealisti del giudiziario, della burocrazia e dei militari. L’incapacità di Yingluck di realizzare la promessa elettorale di riportare in patria come eroe Thaksin hanno sottolineato la debolezza intrinseca del suo governo e l’enfasi sulla stabilità piuttosto che lo scontro.
In quest’ultima direzione, Yingluck ha lavorato per arginare le paure realiste che il suo governo rappresentasse una minaccia totale alla monarchia e alle istituzioni ad essa associate. Tanti antirealisti famosi si sono rifugiati sotto l’ombrello politico di Thaksin che invece si professa un duro realista. Sotto l’egida di Yingluck sono stati chiuse migliaia di pagine web che apparivano critiche dei membri della famiglia reale in modo speculare a quanto fatto dal precedente governo di Abhisit con le sue politiche antidemocratiche.
A gennaio Yingluck restò immobile nel mezzo di un generale grido di sdegno per l’attivista ed editore Somyot condannato a dieci anni di carcere per due articoli, considerati critici di Bhumibol, pubblicati sulla sua rivista, ma non scritti da lui. Thaksin aveva fornito il finanziamento iniziale per la rivista ora chiusa “la voce di Thaksin”, che spesso prendeva di mira il potere reale e le sue spesso nascoste influenze politiche.
L’acquiescenza di Yingluck al potere reale e ‘incapacità di rilasciare i prigionieri politici hanno aperto delle profonde divisioni dentro le file delle magliette rosse allineate a Thaksin. Quello che fu il movimento di protesta che paralizzò Bangkok nel marzo maggio 2010 e che fu piegato dalla violenza letale, unito contro Abhisit e i generali dei militari ora vede i propri capi gettarsi l’un l’altro accuse ed insulti personali sui media locali.
La lotta interna è stata motivata in parte perché alcuni capi sono stati ripagati con posizioni governative ricche, mentre gli altri sono rimasti fuori dai corridoi del potere. Senza delle parole d’ordine coerenti che giustifichino una mobilitazione di base, molti attivisti importanti del passato sono scomparsi nell’oscurità sotto il governo di Yingluck.
Yingluck ha anche scongelato molti dei politici della vecchia guardia compreso alcuni aiutati e politici messi al bando della politica per cinque anni da un tribunale nominato dai militari nel 2007. Mentre sono state date loro posizioni di consiglieri simboliche non è chiaro se il loro consiglio è davvero seguito, visto che Yingluck si consiglia essenzialmente con Thaksin e un piccolo cerchio di fidati consiglieri.
Tutto ciò ha portato qualcuno a suggerire che qualcuno nel campo di Yingluck solo formalmente sostenga un’amnistia a favore di Thaksin, mentre in realtà veda il ritorno dell’ex premier e la rinascita dei suoi amici come una minaccia alle loro posizioni e alla loro influenza. A questa divisione interna la stessa Yingluck ha fatto allusione quando ha detto di sentirsi delusa che qualcuno voglia cambiare il primo ministro, durante un suo incontro con la stampa nel suo viaggio in Nuova Zelanda. Le speculazioni dei media hanno anche abbondato nel racconto che un’altra sorella di Thaksin, Yaowapa Wongsawat, si stia preparando a subentrare a Yingluck nel caso dovesse perdere il potere.
Thaksin e Yingluck hanno lavorato in bella sintonia per dare maggiore potere politico alla polizia, una mossa che gli analisti considerano come un bastione contro i militari realisti per affermare l’influenza sul sistema giudiziario attraverso la nomina di giudici a basso livello. Ufficiali di polizia legati alla famiglia di Thaksin, come il ministro della giustizia Pracha Promnok, e quelli che hanno avuto un ruolo tra le magliette rosse, Chat Kudiloke viceministro dell’interno, sono saliti verso le posizioni più alte del governo.
Sebbene stimata come l’istituzione più corrotta, la polizia rappresenta un natural alleato di Thaksin attraverso legami di famiglia e legami passati professionali. Durante il suo governo Thaksin spostò il comando sulla polizia dal ministro degli interni all’ufficio del primo ministro, e si affidò ad essa per la sua infame “guerra alla droga” del 2003 che comportò ameno 2200 omicidi extragiudiziali senza alcuna ripercussione legale su Thaksin o gli assassini.
Le nomine alle posizioni di punta del ministero della giustizia, compreso il dipartimento carcerario, sono state viste come un tentativo di diluire il potere realista sulle corti minori e le posizioni legali come il procuratore di stato, un posto che potrebbe essere fondamentale nel gestire la legalità di una qualunque amnistia adottata in parlamento e nel perseguire i crimini contro Abhisit e Sutep per il loro ruolo nella repressione di maggio 2010. Alcuni hanno visto queste accuse come un tentativo di portare il partito democratico a colludere con una possibile amnistia più vastavper i reati del passato.
Il dipartimnto di giustizia comunque non ha potere sui livelli più alti della corte che sono considerati centri del potere realista, in parte a causa delle decisioni prese contro Thaksin sin dal golpe del 2006 che rovesciò il suo governo eletto. Da allora Re Bhumipol ha ripetutamente detto nelle manifestazioni reali ai giudici appena eletti di decidere con indipendenza e giustizia.
La Corte costituzionale lo scorso anno intervenne in una controversia sugli emendamenti costituzionali attraverso un’opinione vaga, non vincolante che ha diffuso critiche nel campo di Thaksin ma che ha allentato temporaneamente una situazione critica. La stessa corte dovrebbe decidere in un caso di appello contro una decisione della Commissione contro la Corruzione se la dichiarazione personale delle tasse di Yingluck dovesse essere ritenuta una frode. Thaksin e UDD hanno fatto campagna sulla nozione che le corti hanno applicato doppi standard nel decidere contro di lui e i suoi alleati politici.
La polizia naturalmente rappresenta un debole contraltare alle forze armate, meglio equipaggiate e più aesercitate, in un eventuale golpe futuro. Le percezioni che il governo di Yingluck abbia favorito la polizia contro i militari ha accentuato le rivalità di lungo corso che possono rintracciarsi negli anni 60. Mentre la finanza dei militari è stata tagliata di una media di 0,5% all’anno tra il 2011 e 2012, in coincidenza della salita al potere di Yingluck, la quota destinata alla polizia è stata accresciuta del 5,5% come da statistiche governative.
A dicembre il vice primo ministro Chalerm, capitano di polizia e considerato il secondo dopo Yingluck, ha detto senza dare particolari che “ufficiali di polizia di alto grado hanno ufficato come “uomini in nero”, figure ombrose che si sono unite alle magliette rosse ed ucciso soldati, durante le proteste del 2010. Ma Thaksin e i capi delle magliette rosse hanno rifiutato qualunque associazione con i militanti in nero.
Dopo l’incriminazione di Abhisit e Suthep per gli omicidi durante la repressione del 2010, i critici di opposizione hanno lamentato la mancanza di indagini parallele sui possibili ufficiali di polizia coinvolti nelle violenze, discutendo che una tale indagine potrebbe mirare ad accertare se Thaksin o i suoi aiutanti abbiano esercitato qualche autorità sugli uomini in nero legati alla polizia, o se erano responsabili per la campagna di bombe inspiegata che ha sconvolto Bangkok dopo la repressione.
Nonostante gli scontri del passato e i sospetti attuali, il comandante Prayuth e i suoi aiutanti hanno finora seguito il comando civile di Yingluck, anche perché essa ha trattato le cose militari con guanti di velluto compresa una muta influenza su qualche rimpasto dei militari. In modo inesplicabile, un primo tentativo di riforma per portare i militari sotto un più forte controllo civile è stato archiviato. Inoltre le indagini del governo sulla repressione del 2010 non hanno mirato considerare passibili di colpa i soldati o i loro comandanti direttamente impiegati per le strade sotto la considerazione legale che si trovavano agli ordini di Abhist e Suthep. Lo scorso anno Yingluck pubblicamene riprese le parole di Prayuth che diceva al dipartimento di indagini di finirla col perseguitare i soldati per il loro ruolo negli omicidi. Da allora i soldati avrebbero cooperato, stando ad alcune fonti, con le indagini sul ruolo di Abhist e Suthep nella repressione.
In un altro inchino all’autorità reale, Prayuth, uno dei favoriti del palazzo e membro del reggimento della Regina, ha mantenuto la sua posizione nonostante abbia servito sotto Abhisit. Ha avuto anche mano libera per orchestrare la promozione di molti colonnelli coinvolti nella repressione delle magliette rosse. Queste promozioni hanno rafforzato la fedeltà verso Prayuth e allentato qualche preoccupazione dei grandi capi di un possibile contro golpe tra gli ufficiali minori legati a Thaksin.
Alcuni diplomatici giungono a dire che Thaksin son si sente al sicuro in un eventuale ritorno in Thailandia anche in uno scenario di amnistia, senza una purga completa dei Prayuth e dei suoi alleati nel comando dei militari. Thaksin non si è ancora mosso in tale direzione ma alcuni credono che lo potrebbe alla luce delle diverse dinamiche di potere nel palazzo a causa del malessere della Regina e alla luce del fallimento continuo dell’ex premier di assicurarsi un perdono reale da parte di Bhumipol.
A dicembre Thaksin ha espresso i suoi dubbi sulla possibilità di un perdono a breve da parte del Re a causa della preoccupazione per la salute di Bhumipol e della Regina Sirikit secondo un mediatore estero che spesso parla con Thaksin. Mentre molti osservatori parlavano di un possibile segnale di conciliazione verso Thaksin in occasione del compleanno del Re, il discorso pubblico del Re si è accentrato principalmente sul bisogno di una unità nazionale.
Mentre l’approccio delicato di Yingluck ha aiutato a stabilizzare le relazioni con i militari, l’intervento di Thaksin negli affari di sicurezza ha minacciato di sconvolgere un delicato bilancio. Prayuth si dice si sia infuriato sull’accordo del processo di pace firmato da Yingluck con un capo simbolico del BRN durante un viaggio ufficiale in Malesia, stando ad una fonte vicina al mediatore estero.
Sebbene Prayuth facesse parte della delegazione che viaggiava con Yingluck, il comandante non era stato avvisato in anticipo che, in quell’occasione, sarebbe stato firmato un accordo formale per tenere futuri colloqui. Da aallora Prayuth ha espresso il proprio scetticismo sul fatto cheil rappresentante del BRN avesse qualche influenza sulle forze in campo, un punto che è stato sottolineato dalla violenza sostenuta nella regione sin dalla firma dell’accordo.
Secondo un mediatore estero, Thaksin ha giocato un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’accordo con i ribelli, cosa che sarebbe potuta essere raggiunta un anno prima, se Thaksin non avesse spinto affinché il suo alleato colonnello do Polizia Sodsong, direttore del SBPAC, avesse un ruolo importante nel processo.
Secondo analisti Thaksin ora mira ad usare questa iniziativa dei colloqui di pace in un’agenda più vasta per l’amnistia, considerato che i suoi alleati del Puea Thai spingono per la discussione sulle leggi di amnistia in Parlamento.
I diplomatici che seguono la situazione pensano che Thaksin possa ricevere un miglior trattamento reale con l’erede attuale al trono Vaijiralongkorn in parte anche per i loro legami del passato. Mentre in molti considerano immutabile la successione al trono di Bhumipol con il principe ereditario, altri interpretano differentemente i segnali e gli eventi della casa reale.
Di recente Bhumipol ha rassunto un maggiore profilo pubblico dopo un periodo di isolamento relativo per le complicazioni di salute. L’Ufficio della Casa Reale ora emette resoconti regolari nella stampa locale sullo stato di salute della famiglia reale. Lo scorso luglio la Regina ha sofferto di un’ischemia che l’ha tenuta lontana dalla vista durante le cerimonie reali per il compleanno del re lo scorso dicembre.
Molti si chiedono se il piano di successione da tempo pensato non possa essere cambiato nel caso in cui la ottantenne Regina, risaputa come la miglior sostenitrice di suo figlio al trono, non dovesse andarsene prima di Bhumipol. In linea con la tradizione reale “wang na” Vaijiralongkorn sta rinnovando il suo palazzo Amporn di Bangkok e anche per ragioni non chiare, le sue residenze attorno a Dom Muang in anticipo per la transizione reale.
Secondo fonti vicine al Palazzo, la prima figlia di Vaijiralongkorn, principessa Bajraktiyabha, potrebbe giocare un ruolo di mediazione in uno scenario potenziale di compromesso tra i settori del palazzo che vedono in modo alternativo tra Vaijiralongkorn e la principessa Sirindorn nell’ascesa al trono. Lo scenario salvafaccia vedrebbe Bajraktiyabha assumere il ruolo di reggente mentre il figlio più giovane di Vaijiralongkorn, Dipangkorn Rasmoijoti, salirebbe al trono.
La principessa è stata di recente nominata ambasciatrice in Austria dopo la posizione di un anno presso l’ONU a Vienna, dove ha presieduto un comitato su crimine internazionale. In patria, sono stati posti varie foto giganti per le campagne thailandesi che descrivono la principessa, conosciuta come “principessa Patty”, come difensore dei diritti delle donne anche per un programma, destinato alle donne detenute, col nome “inspire”.
L’emergente principessa è ben addentra alle questioni legali, con un dottorato in legge presso la Cornell University ed una posizione presso l’avvocatura di stato in Thailandia, è stata allevata nelle tradizioni della corte reale dalla riverita Siridhorn e forse in modo più importante, non ha legami personali con Thaksin. Mentre la popolare Yingluck ha agito per perpetuare il ruolo governante della famiglia Thaksin, il tocco genuino di Bajraktiyabha potrebbe giocare un ruolo simile nel sostenere la dinastia Chakry nel dopo Bhumipol.
Shawn Crispin, Asiatimesonline