Il 28 aprile ha segnato il sesto anno dalla scomparsa del militante dei contadini Jonas Burgos. La famiglia Burgos ha vissuto quel giorno con la rinnovata speranza dopo che sono comparse nuove informazioni all’inizio di aprile che rafforzavano l’accusa secondo cui membri delle Forze Armate Filippine erano dietro il sequestro di Jonas.
La nuova informazione, che apparentemente viene proprio dagli schedari dei militari, includeva una foto di Jonas dallo sguardo frastornato con una larga fascia attorno al collo, che con tutta probabilità era stata usata per bendargli gli occhi.
Altri materiali venuti in superficie erano rapporti confidenziali dei militari consistenti di “Rapporto dopo la cattura”, “Rapporto di processo psico-sociale” e “Autobiografia di Jonas Burgos”.
Il modo in cui la famiglia è venuto in possesso di questi documenti è la prova che la verità non può essere nascosta per sempre. In base a queste informazioni la Corte Suprema ha ordinato una nuova indagine sul caso della scomparsa di Jonas. E’ questo a sostenere le speranze della famiglia Burgos.
Jonas è il figlio di uno dei combattenti della libertà Jose Burgos il giovane, e fu sequestrato da uomini identificati presso l’area commerciale della Ever Gotesco a Quezon City il 28 aprile del 2007.
Nonostante le ripetute negazioni da parte dei militari, un ufficiale dei militari il Maggiore Harry Baliaga è attualmente indagato per il suo presunto ruolo nel sequestro di Burgos. I suoi superiori, comunque, restano non toccati. Uno di loro il generale Eduardo Ano è ora comandante del servizio di intelligence delle Forze Armate Filippine.
Qualche giorno fa la famiglia Burgos ha rilasciato un video di otto minuti della moglie di Jonas, Me Ann, che fa conoscere i pensieri, i dolori e l speranze su Jonas.
Nel video ricorda cosa provava quando Jonas non la chiama per diverse ore. “Il cuore sembrava scoppiarmi. Perché sapevo che c’era un problema”
Lei diceva che erano sentimenti difficili da spiegare: “Non riesco a comprendere i miei sentimenti perché era come diventare pazzi”.
Lei diceva che in tutti questi anni ha protetto la figlia che aveva due anni al momento del sequestro, ma quando l’immagine di Jonas comparve sugli schermi televisivi qualche settimana prima la ragazza capì che qualcosa non andava. Me Ann spera ancora che Jonas sia vivo. “E’ duro credere a quel sentimento, ma ne sono sicura.”
Edith Burgos, madre di Jonas, che è diventata la portavoce delle famiglie dei Desaparecidos filippini ha detto che si sente incoraggiata dal recente ordine del presidente Aquino di intensificare le indagini sul sequestro di Jonas Burgos. Aquino ha detto andandoci chiaramente piano sul coinvolgimento dei militari: “Il nostro sistema di giustizia si basa sulla presunzione di innocenza, ma garantisce anche che la colpa derivante dalla mera prova sarà processata …”
La federazione asiatica contro le scomparse involontarie continua a fare pressione sul presidente Aquino. Nella loro dichiarazione dicono che dopo sei anni dalla scomparsa di Jonas “nessuno è stato ancora processato nonostante le promesse ripetute del governo di fare del caso della scomparsa di Jonas il caso prioritario. Finora, il governo di Aquino non ha fatto nulla di concreto per gettare luce su tanti casi di scomparse forzate ed altre forme di violazioni di diritti umani commesse durante l’amministrazione Arroyo. Cosa anche peggiore è che le scomparse forzate continuano, sebbene in numero minore rispetto alla precedente amministrazione. Sotto la attuale dispensa politica diciotto casi sono stati documentati dalle famiglie delle vittime di scomparsa involontaria”.
L’associazione ha tenuto anche conto che “Le Filippine hanno di recente segnato un fatto storico perché è la prima nazione in Asia a criminalizzare e rendere penale le scomparse forzate con l’approvazione della legge della Repubblica 10353 o con la legge contro le scomparse forzate o involontarie del 21 dicembre 2012 e la promulga delle regole e regolamenti di implementazione della legge”.
Il gruppo dice: “Ma una legge è tanto buona come la sua applicazione. Richiede una forte volontà da parte del governo Aquino per assicurare la sua applicazione. Il caso della scomparsa di Jonas Burgos è una cartina al tornasole dell’impegno del governo non solo ad assicurare la punibilità ma a combattere l’impunità e garantire che non succederà mai più”
Ellen Tortedillas