Le ultime elezioni generali malesi hanno dato un mandato debole alla coalizione al potere del Barisan Nasional e al contempo una potenziale instabilità politica nelle prossime settimane.
L’opposizione del Pakatan Ryakat, con alla guida Anwar Ibrahim, ha messo in dubbio l’integrità del risultato di domenica rifiutando di concedere la sconfitta fino a che non saranno fatte le indagini nelle tante irregolarità denunciate.
Il giorno delle elezioni i media online erano ricolmi di avvisi, foto e video che mostravano come l’inchiostro indelebile, usato per prevenire i votanti dal dare un altro voto, fosse facilmente rimosso lavandosi le mani. Altri rapporti denunciavano bus carichi di persone ritenute essere nazionali di altri paesi dare il proprio voto. Ci sono state denunce di diffusa compravendita di voti.
Bersih, una coalizione della società civile che da anni chiede la riforma elettorale, si è trattenuta dal riconoscer il risultato e non ha indicato se annuncerà proteste. La coalizione degli attivisti ha tenuto tre manifestazioni di massa, inclusa la manifestazione di aprile che attirò almeno 200 mila manifestanti, contro un sistema elettorale che ritiene manipolato in favore della coalizione del BN e del suo partito principale. Anwar ha già invitato i suoi sostenitori a manifestare contro il risultato.
Ci potrebbe essere un significativo apporto di massa alla manifestazione. Sul sito change.org appare un petizione rivolta all’ONU di indagare sulle presunte frodi elettorali che ha raccolto oltre 200 mila firme, e Anwar ha chiesto ai militanti del suo partito del PR di mantenere la calma fino alla fine delle indagini.
Lunedì Najib ha chiesto all’opposizione, durante il giuramento come primo ministro, di accettare il risultato che assegna al BN 133 seggi in parlamento su 222, sette seggi in meno del 140 che raccolse nel 2008 e sotto la maggioranza dei due terzi. PR ha accresciuto la propria presenza parlamentare da 82 a 89.
In una significativa svolta il PR ha conquistato oltre la metà del voto popolare con la coalizione del BN che sta dietro di alcuni punti percentuali. Il PR ha conquistato 5,6 milioni di voti contro i 5,2 del BN. La discrepanza tra la divisione del voto popolare e i seggi in parlamento, l’opposizione ha solo il 40% dei seggi, si deve al periodico ridimensionamento orchestrato dal BN a favore dei suoi candidati nelle aree rurali.
Najib, indipendentemente dalle proteste dell’opposizione contro il risultato elettorale, vede il proprio futuro politico in bilico. Fu nominato primo ministro del 2009 dopo il risultato elettorale brutto del premier Badawi nelle elezioni del 2008. Il pericolo è che come Badawi potrebbe essere rimosso dalla presidenza dell’UMNO che di tradizione porta con sé la carica di primo ministro dopo un risultato elettorale anche peggiore.
Da parte sua l’UMNO, le cui elezioni interne si terranno più in là nel 2013, ha conquistato 88 dei 119 seggi in cui era presente con una vittoria del 74%. Comunque cinque dei ministri ed aiutanti di Najib sono stati sconfitti e durante il discorso finale Najib e i suoi aiutanti erano visibilmente scuri nonostante la vittoria in una battaglia elettorale dura.
Quindi UMNO ha consolidato ancor di più il proprio dominio sulla coalizione di governo. I partiti alleati degli stati di Saba e Sarawak sono i maggiori partiti alleati. Gli altri partiti etnici indiano, cinese un tempo comprimari con UMNO ora sono delle comparse anche a causa della defezione dei suoi militanti verso i partiti dell’opposizione prima delle elezioni.
C’è dell’ironia politica se si pensa che proprio il padre di Najib, il premier Abdul Razak, allargò la diversità della precedente coalizione, denominata Alleanza, da una colazione di UMNO MCA e MIC ad una coalizione più larga che includeva partiti più piccoli che mostravano un risultato povero nelle elezioni del 1969. Resta da vedere se Najib proverà in modo simile ad allargare il BN adescando nei partiti affiliati al PR nelle proprie file sia direttamente che con un patto.
Dentro il PR è il DAP, Democratic Action Party largamente di etnia cinese, a conquistare la maggioranza dei seggi passando da 28 a 38. Mentre il PKR di Anwar mantiene i suoi 30 seggi il PAS, Partito islamico, ha perso appena attestandosi ai 21 seggi. Najib dalla sua prospettiva di partito legata alla razza ha parlato di uno tsunami cinese.
Questa descrizione razziale comunque non è proprio accurata. I seggi del DAP erano posti per lo più nelle aree urbane dove la gente, indipendentemente dalla propria etnia, era insofferente della corruzione ufficiale e dei crescenti costi della vita ed era pronta al cambiamento politico. PKR e PAS sono andati bene anche in una serie di aree urbane dove partecipavano.
Questi risultati mostrano una divisione città mondo rurale più pronunciata nei comportamenti di voto. Gli elettori delle città sono apparsi più disposti a lasciar perdere le barriere razziali e religiose per porre l’attenzione sulla “politica nuova” delle riforme democratiche e del buon governo che il PR aveva promesso se avesse vinto. Nelle aree rurali, tagliate fuori dall’accesso alla rete e dalle sue fonti critiche, continua ad affidarsi ai media ufficiali di proprietà del BN e ha votato di conseguenza.
Il politologo Johan Saravanamuttu ha suggerito che le aree rurali vedono da sempre il BN o meglio l’UMNO come chi fornisce i bisogni fondamentali. “Sono diventati così abituali nello scegliere l’UMNO da anni.” Negli anni dopo l’indipendenza la coalizione di governo di allora praticava la “politica dello sviluppo” nel fornire i bisogni infrastrutturali fondamentali. Quando molti di questi bisogni sono soddisfatti Najib ha fatto un passo in più rinforzando la percezione del BN, come benefattore, con le regalie dirette in contanti attraverso le sue iniziative ben finanziate del programma 1Malaysia.
I così lampanti tentativi di compera dei voti del BN, con pranzi gratis e intrattenimento per i votanti, ha allontanato molti voti cittadini che hanno significato un rafforzamento del PR negli stati economicamente sviluppati di Selangor e Penang. Ma le regalie di contanti sembra abbiano avuto successo nelle aree più povere specie negli stati di svolta del Sarawak e Sabah.
Il PR ha vinto 12 dei 22 seggi parlamentari a Selangor ma è riuscito a salire appena la propria posizione tra i 56 seggi disponibili a Sarawak e Sabah, dai due del 2008 ai 9 di domenica. L’incapacità del PR di penetrare le aree rurali del Borneo settentrionale e della Johor della penisola è costato probabilmente al PR il governo federale. La coalizione è anche bilanciata in modo relativo con PAS con uno stato a testa: DAP che vince a Penang, PKR guida Selangor e PAS che controlla lo stato del Kelantan.
Per quelli che speravano che le elezioni di domenica avrebbero significato una spinta nella nuova politica, caratterizzata dall’attenzione alle riforme democratiche e da un governo responsabile che si allontana dalle istanze etnico religiose, la vittoria del BN rinforzerà lo status quo. Prima delle elezioni lo slogan “cambiamento” si era diffuso come un fuoco incontrollabile lungo le aree urbane della costa occidentale della penisola, portando in tanti a credere che il PR avesse una possibilità di lotta di formare il nuovo governo. Ma irregolarità elettorali diffuse e una politica di manovra delle circoscrizioni ha lasciato molti malesi con un senso palpabile che al PR è stato negato ingiustamente il governo federale specialmente dopo aver conquistato il voto popolare.
Chi ha fatto politica secondo una linea apertamente razziale ha comunque avuto un cattivo risultato. I capi del gruppo etno-razzista pro Malay Perkasa sono stati sconfitti laddove sono stati presenti. In modo simile. i candidati indipendenti Indù (Hindraf) che un tempo catturavano l’immaginario degli indiani malesi con la difesa zelante dei loro interessi per poi allinearsi al BN hanno in modo analogo perso.
Vecchi paladini della politica dell’UMNO legata alla razza, come il vecchio premier Mahatir, sembra che abbiano guadagnato. BN ha ricatturato lo stato di Mahatir di Kedah diretto in precedenza dal PAS dell’opposizione, PAS che è riuscito a perdere per le sue lotte intestine e le politiche della casa impopolari. Il figlio di Mahatir, Mukhriz, ha conquistato un seggio dello stato e sembra destinato ad essere il prossimo premier del Kedah e salire nella gerarchia dell’UMNOse najib sarà dimesso da capo del partito.
In questo modo si instaura una prospettiva incredibile di un duello di anni tra Mahatir e Anwar, duello che iniziò nel dopo della crisi finanziaria asiatica del 1997 1998 e che è continuata nella generazione successiva. In questa ascesa politica Mukhriz, che era vice ministro al commercio internazionale e all’industria del precedente governo, potrebbe incorrere nella la stella nascente del PR, Nurul Izzah Ibrahim, la figlia dotta di Anwar che è vista da molti come futuro leader di diritto. In uno dei momenti importanti, Nurul ancora una volta ha sconfitto in modo sensazionale un ministro dell’UMNO in un seggio urbano fortemente contestato nella capitale di Kuala Lumpur.
BN forse è tornato al potere ma la coalizione di governo trova che la sua base tradizionale rurale si assottiglia con l’emigrazione verso i centri urbani e la differente percezione del suo governo grazie a notizie indipendenti online. Non solo il BN ha perso il voto popolare, la l’energia creativa e il dinamismo giovanile delle aree urbane del paese si sono con decisione spostate verso il PR. Mentre un sistema elettorale ha permesso al BN di vincere queste elezioni controverse, il numero di votanti in cerca di una nuova Malesia dove non esistano più vecchie barriere di etnia e religione è chiaramente in ascesa.
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