Il calendario che presentava persone del calibro di Serge Pun, imprenditore birmano ben conosciuto insieme a rappresentanti della Dow Chemical e di Hindustan Construction indiana, suggerisce una crescente consapevolezza che nella politica ed economia di transizione birmana l’incrocio tra imprenditoria e diritti umani è particolarmente acuto. Accuse di accaparramento di suoli, unitamente alle denunce di vari gruppi dei diritti che mettevano in guardia sullo sfruttamento delle multinazionali dei milioni di poveri birmani come sostituto dell’oppressione militare, implicano che per quelle imprese che vengono in Birmania per vendere prodotti di consumo, installare imprese o sfruttare il gas, c’è bisogno di un riconoscimento della lunga storia di violazione dei diritti del paese, e potrebbero beneficiare i loro risultati finali.
Salil Shetty e Isabelle Arradon sono intervistati da Simon Roughneen per l’Irrawaddy.
Domanda: Come valutate i diritti umani e le riforme collegate che si sono avute in Birmania finora?
Salil Shetty: AI di recente ha salutato positivamente alcune cose del governo come il rilascio di un numero significativo di prigionieri politici, una maggiore libertà per i media e una protezza generale ad impegnarsi in un dialogo sulla situazione dei diritti umani. Naturalmente il rilascio di Aung San Suu Kyi per il cui rilascio AI ha lottato per molti anni. Mentre è davvero importante celebrare gli sviluppi positivi dobbiamo essere realistici per quanto attiene alla situazione sul terreno. Mentre tanti prigionieri sono stati rilasciati, è sotto condizione e ci sono ancora almeno 200 prigionieri politici. La cifra reale non la sappiamo perché non è conosciuta. Ci sono anche persone arrestate arbitrariamente. L’altro problema che ci preoccupa è che con le tante persone che hanno protestato, sia contro alcuni progetti di sviluppo o nel contesto della situazione dei Rohingya, ci son ostati casi di uso eccessivo della forza e sono state sciolte pubbliche manifestazioni, e spesso è stata ad opera delle forze di sicurezza. Siamo preoccupati delle discriminazioni contro le minoranze etniche. Se ogni persona in Birmania non sente che i propri diritti sono stati rispettati, sarà difficile realizzare gli obiettivi di sviluppo economico che si discutono al Forum Economico Mondiale.
Domanda: Cosa ne pensa del commento del ministro Soe Thane secondo cui il governo sta considerando un sistema di governo federale, qualcosa per cui alcuni dei partiti e delle milizie delle minoranze etniche reclamano da tempo?
Salid Shelly: Secondo la nostra prospettiva non seguiamo gli schemi e gli “ismi”. E’ quello che accade sul terreno e abbiamo esempi a sufficienza di paesi dove c’è un sistema federale e ci sono violazioni dei diritti umani. Per noi è una questione di sistema di giustizia penale che è davvero malandato in questo paese. Aung San Suu Kyi ha parlato della mancanza di indipendenza nel sistema giudiziario. Non abbiamo in funzione un governo della legge, abbiamo rapporti credibili non solo di detenzione arbitraria ma di tortura.
Domanda: Potreste dare qualche caso di detenzione arbitraria e/o di tortura?
Salid Shelly: Non credo si possa enumerarne facilmente in questo paese visto la mancanza di trasparenza. E c’è un altro problema di responsabilità delle passate violazioni. C’è impunità rispetto ai militari. Una cosa è avere il cessate il fuoco, che è bene dal punto di vista della sicurezza, ma se non hai giustizia e responsabilità è davvero difficile pensare che la Birmania nel futuro resti unita e che vada nella giusta direzione, mentre ci sono profonde ferite da guarire.
Domanda: ha parlato di impunità e responsabilità dei crimini del passato. Oggi Aung San Suu Kyi ha detto che non cerca una qualche incriminazione dei crimini passati, che lei non vuole chiaramente vendetta contro quelli che li hanno commessi o ordinati? Come li considera questi commenti?
SS: Bene lei è stata molto attenta nello scegliere le parole, e vendetta è differente da incriminazione. Lei ha detto di non volere vendetta, ma responsabilità. E’ una questione di giustizia e la gent ha bisogno di vederla e sentire che esiste giustizia.
Domanda: In termini del vostro proprio lavoro, quanto è cambiata per AI la situazione dentro la Birmania dalla transizione, se quella è la svolta cominciata appena due anni fa?
SS: Siamo agli albori, ma comunque sono qui. E non era facile prima. Abbiamo avuto due missioni in quel periodo, ed ho incontrato varie figure governative in questo incontro e sono stati molto appassionati di venire e parlare con noi.
Domanda: Avete avuto un buon rapporto con la Commissione dei diritti umani nazionale Birmana?
SS: Abbiamo incontrato molti di loro ed alcuni sono qui. E’ bene che esista una simile commissione ma il fatto è che non hanno capacità di indagare o la forza per porre la questione dei diritti umani. C’è bisogno che l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i diritti umani sia presente qui, ed il paese ha bisogno di muoversi rapidamente verso l’allineamento delle leggi nazionali con gli standard legali internazionali. La Birmania non ha sottoscritto la convenzione internazionale dei diritti civili e politici per esempio. Ero contento di sentire Aung San Suu Kyi parlarne nel contesto della cittadinanza per i Rohingya di prendere la legge del 1982, scoprire quanti di loro dovrebbero ricevere la cittadinanza in primo luogo, poi prendere la legge e vederla come portarla in linea con gli standard internazionali.
Domanda: Guardando ai cambiamenti in questo paese nel contesto regionale, il prossimo anno la Birmania presiederà per la prima volta l’ASEAN, che è in parte un riflesso dei cambiamenti che hanno avuto luogo. Come giudichereste la situazione dei diritti umani in Birmania rispetto agli altri paesi nella regione dell’ASEAN?
SS: AI non fa una graduatoria che sarebbe una cosa scivolosa. ASEAN è un animale interessante, è molto legata all’economia. I paesi nell’ASEAN, le loro storie, sono molto differenti, alcune delle democrazie piene, alcune no, alcune in parte. Ma se la si prende come istituzione hanno creato la carta e nel 2009 è stata creata la commissione, AICHR. Ma come accade qui, la commissione non può prendere iniziative o inviare denunce. La responsabilità per i crimini passati è debole in molti paesi. Prendete il Laos, Cambogia e Vietnam e troverete problemi con il diritto di espressione e di assemblea. Il Vietnam ha messo in prigione tanti bloggers e attivisti per cui chiediamo il rilascio. Stiamo spingendo per il caso di Sombath Somphone in Laos, e nel caso cambogiano ci sono violazioni sui progetti di sviluppo. Ma complessivamente la tendenza è se ci sono violazioni dei diritti in un paese gli altri guardano dall’altra parte. E’ un vicinato duro e non vorrei paragonare la Birmania agli altri paesi.
Domanda: Siete potuti andare in Vietnam per missioni ufficiali?
Isabelle Arradon: Siamo potuti andare a febbraio ed è stata laprima volta dal 1989, e speriamo di tornarci alla fine dell’anno. Ma è una cosa molto nuova.
Domanda: Cosa può dirci delle condizioni dei detenuti politici e dei prigionieri di coscineza in Vietnam? Come ha detto prima, c’è stato un incremento di arrestidi scrittori, attivisti democratici e altri di recente.
Isabelle Arradon: Come diceva Salil, decine di persone sono attualmente in galera e le regole sono molto restrittive sulla libertà di espressione, e siamo preoccupati sulle condizione di detenzione e per l’accesso di amici ed familiari. Abbiamo fatto una dichiarazione di recente in relazione ai picnic dei diritti umani dove attivisti si sono radunati per discutere dei diritti nelle città ma sono stati colpiti dalla polizia.
Domanda: Ho visto foto e resoconti online vietnamiti del caso del giornalista Nguyen Hoang Vi e la sua famiglia che erano ad uno di questi momenti e furono attaccati dalla polizia, picchiati. Un modo molto bruttodi porre fine ad un picnic.
IA: Alcuni hanno subito violenza dopo il loro arresto ed abbiamo chiesto indagini e chiediamo che si permettano a questi picnic di andare avanti senza violenza.
Domanda: Qualche progresso nel caso di Sombath per quanto ne sapete?
IA: Stiamo spingendo con forza per il suo rilascio. Presto faremo un rapporto. Ma siamo molto scontenti delle indagini, inadeguate. E’ molto importante che le autorità riguardino il video e trovino quelli che hanno preso Sombath e che sia fatta luce.
Domanda: Cosa ne pensate del dopo elezioni in Malesia? Il risultato è stato contestato, tra accuse dell’opposizione di frodi, ed alcuni sono stati arrestati per sedizione nelle proteste contro questi risultati, nonostante alcune riforme implementate o promesse dal partito di governo.
IA: Abbiamo emesso delle dichiarazioni sugli arresti secondo la legge della sedizione e siamo stati molto chiari che le leggi non sono secondo gli standard internazionali e dovrebbero essere tolte. C’è stata una dichiarazione lo scorso anno in tal senso, come ha detto, e quindi è preoccupante ora che la legge è usata per sopprimere la libertà di parola.
Domanda: Quante persone sono in carcere o accusate di lesa maestà in Thailandia? Sono catalogati come prigionieri politici o di coscienza se sono detenuti secondo tale lesa maestà o secondo aspetti associati della legge del crimine informatico?
IA: L’associazione ha espresso varie preoccupazioni con le leggi di lesa maestà, che non rispettano gli standard internazionali. Alcuni di loro sono prigionieri di coscienza come Somyot, e abbiamo fatto campagna attiva per il loro immediato e incondizionato rilascio. Un altro aspetto di cui siamo preoccupati è la negazione della cauzione per quelli accusati di Lesa Maestà. E’ molto importante che quelli che si trovano con accuse siano liberi con in processo e le indagini ancora in corso. E’ difficile dare un numero esatto di gente detenuta per lesa maestà, credo siano decine di persone. Non siamo in grado di dire quanti sono i prigionieri di coscienza. Ci sono altre leggi come la legge del crimine informatico di cui siamo preoccupati e di recente l’uso penale della diffamazione.
SS: Incontreremo il primo ministro thailandese e porremo varie di queste questioni e anche problemi di violazione nel conflitto nel meridione thailandese. E per ritornare alla regione non è una bella immagine complessivamente, con violazioni nella maggior parte dei paesi. Per la regione la libertà di espressione, la riforma del sistema giudiziario penale e la responsabilità delle passate violazioni sono i tre cardini per noi. Ci sono i problemi delle terre, dei diritti delle donne che sono anche istante importanti che sorgono nella regione in termini di diritti umani.