E’ un modo oltraggioso di attirare l’attenzione sulla propria presenza costante. Ma è proprio quello che è accaduto a Zamboanga con l’arrivo di gruppi armati identificati con Nur Misuari, il fondatore del MNLF. Il piano di marciare in formazione per le strade della città e issare la propria bandiera sul palazzo di città è il grido disperato di qualcuno che si rifiuta di essere messo da parte come uno spettatore di un processo che accade in cui un tempo aveva posto tutta la propria vita.
Gli uomini di misauri, superati in numero e costretti in un villaggio costiero nella città, non possono prendere nessun territorio al di fuori di un piccolo fazzoletto di terra in Indanan, Sulu, dove hanno la loro base. Se non accettano la resa e se ne vanno da Zamboanga pacificamente, potrebbero essere scacciati con la forza dai soldati delle forze armate filippine.
Il massacro e e le fiamme che probabilmente ne risulteranno da un possibile attacco sono dure da immaginare. Una fine violenta a quest stallo farà rivivere ricordi di confronti passati tra passate generazioni di ribelli Moro e Governi Filippini. Attiverà impulsi alimentati da risentimenti storici che successivi governi a Manila hanno provato così tante volte a placare.
Nell’osservare in TV lo scorso agosto Misuari stanco e invecchiato, mentre dichiarava per la nona volta l’indipendenza della Bangsamoro, fui trasportato nel tempo a quel pomeriggio tardi dei primi di settembre del 1972 poco prima che Ferdinando Marcos dichiarasse la legge marziale. Nur era un vecchio amico e mi fece visita presso la facoltà dell’Università delle Filippine a Diliman. Si dimise quando fu svelato il massacro di Jabidah sull’isola di Corregidor nel 1968. Quel fatto raccapricciante, in cui 28 reclute moro furono trucidate per cancellare tutte le trace di un piano di Marcos per invadere Sabah, riaccese la rabbia Moro per il trattamento cinico da sfruttatore dei musulmani da parte dei politici del paese.
Fu la scintilla che portò alla formazione del MNLF e Misuari decise di lavorare a tempo pieno per far sì che quella rabbia portasse ad un movimento unico per l’indipendenza Moro. Era un periodo tormentoso a Mindanao. Gruppi paramilitari legati a i politici cristiani e alle imprese di diboscamento si aggiravano per l’isola attaccando vari gruppi armati moro in sanguinosi scontri. In quel periodo di fermento e di violenza, Misauri divenne per la lotta Moro quello che Yasser Arafat fu per la causa palestinese, una figura unificante e voce credibile nella comunità islamica internazionale.
Era venuto Manila quel giorno per far visita a vecchi amici e vedere come si preparavano per quello che lui vide come una prossima dichiarazione della legge marziale. Volle sapere in particolare se pensavamo che la NPA (la guerriglia Maoista) fosse nella posizione di lanciare una controffensiva contro la dittatura di Marcos che si avvicinava. Sospetto che si trovasse nell’incertezza di prendere una posizione se unirsi alle forze del Partito comunista filippino, con la cui dirigenza aveva legami personali, o andarsene da solo e focalizzarsi su Mindanao.
Come si seppe dopo, il MNLF prese le distanze dalla guerriglia maoista che al meglio aveva una posizione ambigua sulla posizione di uno stato Moro separato a Mindanao. Ma il sogno di Nur restava essenzialmente una ricerca secolarista. Sebbene fosse conscio che l’Islam formasse una grande parte dell’identità Moro ed egli stesso un musulmano, non era un islamista.
Ho sempre pensato per questa ragione che se c’era uno che potesse portare la popolazione Moro all’indipendenza e facilitare la transizione verso la modernità, quella persona doveva essere Nur Misauri. Marcos non potette ignorare la statura che Nur si era guadagnato tra i paesi islamici per tutti gli anni 70, quando il paese aveva bisogno con urgenza del petrolio arabo e lavoro per i suoi primi lavoratori immigrati di oltremare (OFW). E nel dicembre 1976, con la mediazione del capo libico Gheddafi il governo filippino firmò l’accordo di Tripoli con Misauri in cui prometteva autonomia per 13 province e nove città a Mindanao. Ne seguì un veloce cessate il fuoco.
Ma applicare l’accordo fu un’altra cosa. Nel marzo 1977 Marcos emise la dichiarazione 1628 che dichiarava una regione autonoma a Mindanao i cui compiti erano legati ad un plebiscito. Dieci province scelsero l’autonomia. Marcos raggirò Nur Misauri dividendo quelle province in due, le regioni 9 e 12. A dicembre dello stesso anno il calmo Hashim Salamat, fino ad allora fedele secondo di Misauri dichiarò il proprio sopravvento al comando del MNLF. I paesi islamici echeggiarono la divisione. L’Egitto sostenne Salamat, mentre la Libia stette con Misauri. Nel 1984 il gruppo di Salamat si diede un nuovo nome, MILF.
Quando Marcos fu abbattuto nel Febbraio del 1986, il MILF che aveva già ottenuto la statura di essere la voce autentica del Bangsamoro fece capire di essere pronto ai colloqui di pace col governo di Cory Aquino. Il MNLF si unì al MILF in questa iniziativa. Ma a settembre del 1986 Misauri in occasione della visita di Cory Aquino al suo campo a Sulu si propose il MNLF come il solo negoziatore nei colloqui col nuovo governo. Questo ebbe l’effetto di escludere il MILF.
Il 2 settembre del 1996, il successore di Cory Aquino, Fidel Ramos, firmò l’accordo finale di pace con il MNLF. Come c’era da aspettarsi il MILF non prese parte a questo accordo e alle elezioni che ne seguirono. Misauri divenne governatore della Regione Autonoma di Mindanao Musulmana, persino mentre il MILF rinnovava la sua richiesta di indipendenza. Per una serie di ragioni, Misauri non riuscì a far funzionare questo esperimento. Eppure nessuno può negargli il ruolo vitale che ha giocato nella richiesta storica del Bangsamoro per l’autodeterminazione.
E’ tempo che lui lasci gli altri capi Moro prendere il filo della libertà e dell’onore che appartiene al suo popolo.
Randy David, Inquirer