Sono passati quattro anni da quando un giovane diciannovenne malese, Yong Vui Kong, fu condannato a morte a Singapore per essere un corriere di droga.
Originario da una famiglia cinese povera di Sarawak e scappato a Kuala Lumpur, cade nella trappola della droga per mera sopravvivenza per poi finire arrestato a Singapore e subire una condanna a morte obbligatoria, mentre chi gli riforniva la droga camminava libero. La sua fortuna è stata che il tribunale ha sospeso l’esecuzione dando così modo di iniziare una lunga battaglia legale per la commutazione della sentenza col sostegno di tante persone ed organizzazioni di Singapore che credono opportuno dare una seconda possibilità ai condannati a morte e che credono che la condanna a morte obbligatoria in casi di droga, come di altri casi, sia fondamentalmente una violazione dei diritti umani.
Una campagna di quattro anni per salvare la vita a Yong Vui Kong, Andrew Loh, The OnlineCitizen
Prima di aver annunciato la sentenza a morte per il giovane malese Yong Vui Kong nel gennaio 2009 per traffico di droga, il giudice del processo, Choo Han Teck, convocò l’accusa e la difesa nel suo ufficio e chiese all’accusa se non volesse considerare la riduzione della pena ad una non mortale, considerato che Yong era solo diciannovenne al momento.
L’accusa si rifiutò e Yong fu di conseguenza condannato a morte. Era sotto quelle circostanze, la sola ed obbligatoria sentenza che il giudice Choo poteva emettere.
Due giorni prima del giorno del 4 dicembre 2009 per l’esecuzione di Yong Vui Kong, il suo avvocato M Ravi fece l’ultimo disperato tentativo per avere il fermo dell’esecuzione. Ravi era appena riuscito ad essere nominato avvocato dalla famiglia di Yong Vui Konge lanciò un appello con una ricorso costituzionale alla legge sulla pena di morte obbligatoria praticata a Singapore. La corte permise un’audizione al suo ricorso che poi si ebbe a marzo del 2010.
Comunque il caso fu rigettato e la corte mantenne la sentenza di condanna a morte per aver trafficato 47 grammi di eroina a Singapore nel 2008. Ma non fu la fine della questione perché Ravi, la famiglia di Yong, gli attivisti e sostenitori, sia locali che internazionali, continuavano la propria campagna per salvare Yong dalla forca.
La campagna durava da quattro anni e ha coinvolto politici locali e avvocati a Londra. A Singapore chi combatteva la pena di morte e i blogger presero a cuore il caso di Yong. Persino membri della comunità si sono fatti avanti a mostrare il proprio sostegno.
In quello che è diventato un caso emblematico ed insolito, Yong fece due appelli alla clemenza al presidente della repubblica facendo nascere una discussione sull’applicazione della condanna a morte obbligatoria a Singapore. Alla fine portò a cambiamenti fatti dal governo nel novembre 2012 alla legge dell’abuso di droga (MDA) dando una possibilità che quelli arrestati e condannati a morte se si verificavano alcune condizioni.
Ed è proprio per questi cambiamenti che c’è almeno una qualche luce alla fine di un tunnel per Yong e quelli che si erano dedicati a salvare la sua vita.
L’avvocatura generale mercoledì ha detto che l’accusa certificherà all’alta corte che i due trafficanti che sono stati condannati a morte, Subashkaran e Yong, hanno “dato un contributo sostanziale all’ufficio centrale dei narcotici nel distruggere le attività di traffico di droga dentro e fuori Singapore”. Questa è una delle condizioni da aversi prima che un condannato possa permettersi di fare richiesta alla corte di commutazione della pena.
La Avvocatura deve fornire un Certificato di Cooperazione che permetterà al condannato di fare richiesta alla corte per una revisione della sentenza. Il detenuto dovrà convincere la corte che “il proprio ruolo nel reato è ristretto solo a quello di essere un corriere, che il essenza è una persona il cui ruolo è confinato al trasporto, all’invio o alla consegna di una droga controllata e che non gioca alcun altro ruolo dentro il cartello della droga”
Se il giudice è d’accordo, sotto la legislazione emendata, le corti hanno la discrezione di commutare la sentenza a morte in una prigione obbligatoria a vita a cui si aggiungono 15 colpi di frusta.
Ravi, l’avvocato difensore di Yong Vui Kong, ha detto che informerà Yong su questi ultimi sviluppi venerdì quando lo andrà a trovare, ma la notizia è stata salutata con piacere da tutti quelli che hanno fatto campagna per salvare la vita a Yong.
Rachel Zeng, membro del gruppo Contro la condanna a morte a Singapore (SADPC) che ha seguito sempre questa vicenda ha reso omaggio all’avvocato Ravi: “Senza di lui, Vui Kong e tanti altri come lui forse non sarebbero più qui con noi oggi e non avrebbero visto la luce del giorno nessun emendamento sia al codice penale che alla legge sull’abuso di droga”
Comunque rachel Zeng ha ricordato che gli ultimissimi sviluppi sono una battaglia vinta a metà. “Attendiamo la buona notizia che risulterà dalla revisione del processo poiché certamente crediamo che Vui Kong ha la buona possibilità di vedere la propria pena commutata.”
Un altro gruppo coinvolto nella campagna “Crediamo in una seconda possibilità” (WBSC) crede che considerata la giovane età di Yong, il suo retroterra familiare e il rimorso che ha mostrato, i fattori mitiganti in favore di una riduzione della sua condanna alla prigione a vita con fustigazione sono fortemente persuasive. “Speriamo che la Corte ne terrà contonel rivedere la sua sentenza” ha detto Damien Chung di WBSC.
La sorella più piccola di Yong, Vui Fung, dice di sentirsi sollevata sapendo che ora ci buone possibilità che la vita del fratello sia risparmiata. La ragazza che lavora a Singapore scoppiò a piangere quando venne a sapere della notizia e gli fu mostrata la copia della lettera dalla pubblica accusa. Sin dal primo giorno di carcere del fratello, aveva fatto campagna per risparmiargli la forca. Quando la scorsa settimana fece visita nella prigione di Changi a Yong, gli diceva di non disperarsi e di passare il proprio tempo a studiare. Yong le aveva chiesto di comprargli un dizionario di inglese ed alcuni libri. “Ora è molto magro. Magro e alto”
la ragazza ha espresso la propria gratitudine all’avvocato Ravi, che non si è mai fermato nello sforzo di salvare suo fratello, e agli attivisti tutti.
Suo fratello più grande Yong Yun Leong che lavora a Singapore, venne a sapere delle notizie nel pomeriggio ed anche lui è sempre stato in prima fila nella lotta per salvare il fratello.
“Siamo molto grati oggi a Vui Kong, la sua famiglia e tutti quelli che hanno lottato contro la pena di morte a Singapore e nel mondo per non aver mai smesso di credere nella possibilità che Yong possa vivere” ha detto Ravi in una dichiarazione. “Abbiamo un altro giorno davanti a giudici per far sì che la vita di Vui Kong sia risparmiata…. Certamente merita l’eccezione della Corte poiché questo caso mostra chiaramente l’ingiustizia del regime della pena di morte obbligatoria nella lotta contro la droga a Singapore”
La prossima settimana Ravi presenterà l’istanza di revisione della sentenza. Sarà allra il giudice Choo, il giudice originale del caso, a prendere la decisione se risparmiare la vita di Yong che, dopo quattro anni di campagne condotte da Ravi e da tanti, ha finalmente la vera possibilità di farcela.