La scomparsa di Chin Peng a Bangkok il 16 settembre scorso conclude una delle biografie politiche più lunghe in Asia.
Nel 1947, all’età di 22 anni, diventa il segretario generale e capo effettivo del Partito Comunista Malese, il più vecchio partito politico del paese, mantenendo quella posizione per i successivi 60 anni, fino alla sua morte, anche se il partito prima si scisse e poi divenne irrilevante e moribondo. Molto tempo dopo che il comunismo cessò di essere una minaccia per la Malesia, gli fu rifiutato il permesso di ritornare nel paese della nascita se nel frattempo non avesse ritrattato la sua visione politica, e così decise di restare in esilio.
Le ferite di quel periodo non si sono sanate. Il ruolo dei comunisti nella lotta contro i giapponesi prima e poi contro i britannici per il controllo della Malesia non è affatto riconosciuto nei libri di scuola della Malesia e e nel ricordo generale.
Molti malesi cinesi e pochi malay radicali restano, senza necessità, lontani dall’establishement malese e viceversa, mentre un capitolo importante, ma polarizzato, nelle relazioni tra Cina e Malesia resta fuori dai discorsi nell’impossibilità di essere discusso da entrambi i paesi. Lo stesso Chin Peng ha passato molta della sua vita ultima a tentare di spiegare e difendere quello che lui definiva “il mio punto di vista della Storia”. Si spera che la sua scomparsa dalla scena, dopo aver ricevuto quello che lui dice, possa servire alla ricomposizione più agevole di una storia molto divisa.
Proprio la ragione per cui Chin Peng giunse alla guida del comunismo malese in età così giovane lo si dovette alle vicende della sua educazione e di scuola della sua famiglia. Sebbene avesse studiato essenzialmente in cinese come la maggioranza delle reclute comuniste malesi, aveva sufficiente conoscenza dell’inglese, all’inizio e alla fine, di quel periodo da sentirsi a posto se non un po’ esitante, con l’inglese. Suo fratello maggiore e sua moglie, comunista ugualmente impegnata, avevano una conoscenza dell’inglese. Nella crisi che mise in pericolo il partito nel 1947, quando si scoprì che il suo segretario di lunga durata Lai Tek aveva lavorato sia per gli inglesi che per i giapponesi, venendo poi assassinato dal partito, Chin Peng era ben posto per succedergli politicamente, se non altro perché il suo inglese gli permetteva di parlare alle altre comunità. Infatti i primi anni della sua segreteria segnarono un netto e forte riorientamento del partito per essere Malese, e cercare iscritti non cinesi, piuttosto che un ramo del partito cinese.
Da giovane aveva già avuto un ruolo guida nel MPAJA, Esercito Popolare Malese Anti Giapponese sostenuto dal partito comunista, la più efficace resistenza armata ai giapponesi nella penisola malese. Insieme ad una mezza dozzina di altri comunisti fu decorato nel 1946 dal generale Mountbatten.
Ma nel maggio 1948, mentre la struttura della Federazione della Malaya deludeva le speranze dei non malay di un ordine democratico del dopoguerra, con la repressione degli inglese contro la sinistra e con l’indurimento reciproco delle proprie istanze internazionali all’interno della guerra fredda, Chin Peng riportò i comunisti di nuovo nella giungla per l’insurrezione armata.
L’emergenza malese che seguì fu una lotta di guerriglia lunga e rovinosa, che coinvolse le truppe britanniche, australiane e neozelandesi come pure malesi. Il progresso verso l’indipendenza fu accelerato per togliere al partito comunista il suo principale tema della lotta anticoloniale.
Una volta installatosi il governo che avrebbe condotto la Federazione della Malaya all’indipendenza, guidato dal geniale Tunku Abdul Rahman, si preparò un incontro in cui Tunku provò a persuadere Ching Peng ad abbandonare la lotta armata, dal momento che il suo obiettivo formale dell’indipendenza era stato raggiunto.
Ching Peng si provò chiaro e persuasivo in quei colloqui di Baling nel Kedah, ma insistette che avrebbe portato i suoi compagni ad abbandonare le armi ed ad uscire dalla giungla se fosse stato loro permesso di entrare nel processo politico da partito legale. Su consiglio degli inglesi Tunku non accettò questa come qualunque altra concessione significativa al partito comunista una volta che si fossero arresi. I colloqui fallirono e tutto quello che avevano cambiato fu di fornire al pubblico Malese un’immagine del loro nemico, una figura asciutta, dalla parlata calma che svanì dalla vista così improvvisamente come era arrivato.
Malaya divenne indipendente nel 1957 per essere seguita nel 1963 da una Malesia più grande che coinvolgeva Singapore a maggioranza cinese e i territori multietnici del Borneo. Le fortune del MCP nella giungla pian piano scemarono di fronte ad una strategia efficace di contenimento ed ad una Malaya indipendente sempre più ricca.
Il MCP ritirò la sua base operativa principale sulla regione di confine con la Thailandia nel 1953 per alleggerire la pressione militare. Alla fine del 1960, con le forze scese a poco meno di 2000 dai 7000 iniziali, Chin Peng abbandonò il suo nascondiglio nella giungla per un gigantesco viaggio a Pechino via Thailandia, Laos e Nord Vietnam. Lì fu un ospite d’onore del governo cinese per quasi venti anni, sebbene sempre in controllo della radio del Partito nello Hunan e attraverso amici il partito sulla frontiera con la Thailandia.
Questo fu un periodo tormentato inclusa la rivoluzione culturale in Cina e il suo estremismo controproducente in relazione al resto del mondo. Chin Peng sopravvisse ma non l’unità del partito. Le purghe interne divennero forti alla fine degli anni 60 con forse duecento esecuzioni di presunte spie e traditori. Nel 1970 due fazioni si separarono dal partito di Chin Peng formando la Frazione rivoluzionaria e quella Maxista Leninista. Nel 1983 si riunirono per formare il partito comunista malese riconoscendo la nuova politica del paese contrariamente al vecchio partito.
Con la formazione di legami diplomatici nel 1974 tra Cina e Malesia, il crescente interesse cinese verso la Malesia significò che il partito non ricevette più appoggio reale dalla Cina per la sua guerriglia. Allora sarebbe dovuta aversi la riconciliazione, ma ognuna delle parti – Chin Peng il governo cinese e quello malese – aveva le proprie ragioni per mantenere uno stato di gelo nelle rispettive posizioni pubbliche. Solo nel dicembre 1989 i thailandesi sostennero un accordo di pace tra il governo malese e il Partito comunista malese per cui le centinaia di militanti rimasti deposero le armi e si sistemarono come coltivatori nel meridione thailandese. Chin Peng non era più un pezzo della Cina e continuò a vivere essenzialmente in Thailandia.
Mentre il governo malese superava la paura della minaccia comunista, le abitudini di illegalità e clandestinità del MCP erano pian paino superate, e Chin Peng provò a perorare la propria causa. Alcuni giornalisti occidentali giunsero a lui attraverso alcuni contatti dei militari thailandesi, e dal 1997 cominciarono ad apparire articoli. Uno dei pionieri fu Tony Paul, australiano di stanza a Bangkok.
Alla fine riuscì a incontrare Chin Peng a Bangkok nel 1997 e lo incoraggiò nel suo interesse di scrivere le sue memorie in un luogo meglio posto rispetto alle librerie che la sua residenza nel meridione thailandese.
Tony Paul contattò per cono suo David Chandler presso la Monash University e quindi Merle Ricklef alla ANU che mi delegò nella materia. Ne conseguì la prima visita di Chin Peng in Australia e Nuova Zelanda nel corso della quale lo invitai a pranzo a Camberra il 3 febbraio 1998.
Era fortemente affabile, affascinante e considerato, lasciando poco a vedere del suo lato di acciaio, che deve avergli permesso la sopravvivenza ai cambiamenti di fronte dei sovietici e dei cinesi durante la sua segreteria del comunismo malese. Lo invitai a ritornare per un mese come visitatore all’ANU per lavorare sulle sue memorie, dando in compenso la speranza per un alquanto intenso seminario di lavoro sulla storia del partito comunista malese con alcuni esperti.
Un anno dopo ebbe la sua stanza presso la costruzione Coomb presso l’ANU con l’iscrizione M.R. Ong. L’ANU non pagò la sua visita e quindi stette con il signor Chin, cronista onnisciente del partito comunista malese che al momento sperava di scrivere una tesi di dottorato presso l’ANU sull’argomento di mia supervisione. Affascinò sia i suoi vecchi antagonisti che gli studenti che si radunarono per ascoltarlo ritornare sul “Perché divenni comunista”. Il 22 e 23 febbraio organizzammo un gruppo di lavoro per il Centro Per lo studio della Diaspora cinese, dove vari studiosi lo misero alla griglia sulle scelte fondamentali e suoi punti di svolta della sua lunga carriera.
Accettò di porre tutto sul tavolo tranne due questioni sensibili delle dispute interne del partito e le sue relazioni col partito comunista cinese. Tra chi si era riunito per questa importante occasione c’erano gli storici maggiori di quel periodo della Malesia ed anche varie partecipanti che avevano lottato contro di lui, come il generale australiano John Coates, Leon Combre della Polizia speciale malese e John Leary. Gli scambi furono cordiali e affascinanti. Complessivamente la sua memoria era migliore della maggioranza presente nella stanza e la sua riflessione sulle questioni non era seconda a nessuno.
Alla fine dei due giorni di scambi, rivelazioni e critiche Chin Peng fece alcune osservazioni personali interessanti.
“Sin dagli inizi degli anni 90 pensavo cento volte agli errori possibili che feci, se il mio credo nel comunismo era sbagliato o no .. almeno credo che la mia convinzione nella ricerca di una società di eguali, che era ciò che il comunismo era, di cercare una società eguale e giusta, credo non è sbagliata. Credo che la società umana andrà avanti. Ci vorrà forse un altro millennio per raggiungerlo pienamente o fondamentalmente.”
Poi sulla sconfitta militare…
“Fummo sconfitti nel senso che non raggiungemmo lo scopo di istituire un governo dominato dai comunisti. O secondo i nostri termini una democrazia popolare. Ma non vivemmo la sconfitta nel costringere gli inglesi a dare l’indipendenza maggiore alla Malaya. O sarebbe stata molti anni dopo. Non credo che fummo umiliati. Almeno non mi arrendo mai e almeno ne sono fiero non per me, per il nostro movimento, per tutti quelli che ci sostengono. Potemmo portare avanti la lotta, una lotta militare per dodici anni contro una grande potenza .. Questa fu la guerriglia di più vasta scala nell’impero britannico nel ventesimo secolo.”
Chin Peng ci aveva mostrato che poteva gestire un gruppo di antagonisti accademici esperti come i suoi guerriglieri induriti e le forze internazionali schierate contro di lui. Sebbene la trascrizione di questi scambi sia stata pubblicata, cercò anche una versione più controllata della propria storia nel libro My Side of History.
Nell’ottobre 2004 potette fare una visita a Singapore per un seminario ed incontrare il politico più longevo della regione come Lee Kuan Yew. Fu anche l’ultima volta che lo avrei rivisto. Ma nonostante vari tentativi non riuscì mai più a tornare in Malesia.
Anthony Reid, New Mandala