C’è il rischio concreto che il governo thailandese non stia parlando agli interlocutori giusti nel suo tentativo di porre termine all’attuale insorgenza nelle tre province meridionali.
I rappresentati thailandesi e malesi, con le spalle al muro, lavorano così duramente come mai fatto prima per mantenere viva l’iniziativa di pace nelle tre province meridionali dove l’insorgenza separatista continua senza interruzioni.
Fonti interne al governo e al BRN, il movimento che da sempre “controlla” il più vasto numero di militanti, affermano che mentre l’iniziativa del 28 febbraio è andata ad urtare contro un muro, non vuol dire che le parti non si parleranno più. Il BRN vuole un punto chiaro da cui andare avanti.
Sin dalla sua nascita negli anni 60, il BRN si è presentato come un movimento che lavora per l’indipendenza della patria storica dei Malay nelle tre province più meridionali della Thailandia e di quattro distretti di lingua malay a Songkla.
Il 28 febbraio fu la prima volta che un governo thailandese affermò pubblicamente che sarebbe entrato in colloqui di pace con il BRN ed altri gruppi separatisti. In precedenza, attraverso tutti gli anni 80, furono condotti colloqui segreti tra le forze armate thailandesi e i gruppi insorgenti in varie città del medio oriente. La ragione di un nuovo inizio. secondo le fonti del BRN, è poiché l’iniziativa di pace non ha avuto la loro benedizione. Era stato preparato tutto in fretta dai bisogni politici di Bangkok e Kuala Lumpur.
“Vogliamo parlare col governo thailandese ma con discrezione e lontano dai riflettori per creare una sufficiente fiducia prima che sia tutto pubblico.” dice una fonte del BRN che aggiunge come debba essere messa temporaneamente da parte il problema della mediazione o della facilitazione. E sul questa questione ci deve essere l’accordo delle due parti.
I membri del BRN hanno detto di non riuscire a capire perché il governo di Yingluck Shinawatra abbia spinto per incontrarsi quel 28 febbraio sapendo che le due parti non avevano ancora raggiunto un accordo su varie questioni come l’immunità per i membri dell’ala politica del BRN che sarebbe andata al tavolo dei negoziati e la garanzia da parte malese che non sarebbero stati deportati.
I membri del BRN ed altri spesso indicano, come una ragione della loro sfiducia in Kuala Lumpur, un fatto accaduto nel 1998 quando le autorità malesi, in silenzio, consegnarono tre separatisti sospettati alla Thailandia, Abdul Rahman Bazo e i due fratelli Ismail e Da-oh Thanam che sono attualmente in prigione.
Il lancio di febbraio non è riuscito a generare alcun sostegno dai separatisti che continuano la loro campagna di violenza. Quello che l’evento ha creato è di creare lo spazio per la diplomazia del microfono che è diventato un circo politico.
Le fonti nel movimento dicono che quello che il BRN vuole ora è di stabilire un’ala politica legittima e riconoscibile che può apparire pubblicamente ed entrare in contatto con la comunità internazionale allo stesso modo dei negoziatori del movimento libero di Aceh o i Moro di Mindanao nelle Filippine. A questo riguardo il BRN mostra la sua disponibilità a lavorare con le organizzazioni internazionali che possono essere di aiuto nella costruzione di capacità e dare una migliore comprensione del vasto campo di problemi come negoziati di pace, mediazione, norme internazionali, convenzione di Ginevra, legge dei diritti umani e così via.
Il problema di Bangkok è che il governo pensava di poter raggiungere risultati desiderabili in un colpo solo portando il capo di fatto del partito di governo, Thaksin Shinawatra, ad incontrare i sedici capi delle varie fazioni separatiste a Kuala Lumpur il marzo dello scorso anno. .Il BRN era rappresentato a quell’incontro da un membro della sua ala giovanile.
Nel frattempo il governo thailandese ha provato a far sì che figure ben note, come il capo spirituale del calibro di Sapae-ing Basor, preside della Thamvithya Multini School a Yala, andassero al tavolo per la foto per dare credibilità all’iniziativa del 28 febbraio. Sapaeing è accusato dalle autorità thailandesi di essere uno dei capi del BRN e nei suoi confronti fu emesso nel 2005 un mandato di arresto a firma di Thawee Sodsong, attuale presidente dell’attuale Centro Amministrativo delle province della frontiera meridionale, SBPAC.
Sapaeing si è finora rifiutato di prendere parte al processo perché estremamente arrabbiato dalle autorità thailandesi che lo demonizzano. In un momento a polizia ha persino offerto 20 milioni di baht (quasi 800 mila euro) per ottenere informazioni che portassero alla sua cattura. I rappresentanti thailandesi che hanno letto le accuse contro il capo spirituale dicono che le accuse sono così deboli da essere prosciolto nel caso si andasse in tribunale. Il BRN non si è mai espresso sullo status e su dove Sapae-ing si trovi, ma ha affermato che è da tempo un a figura spirituale importante per i musulmani malay di Patani.
Il BRN ha detto che la prossima fase dell’iniziativa di pace potrebbe fare a meno benissimo di Kuala Lumpur facendo leva sui sentimenti profondi che risalgono alla consegna dei sospettati separatisti nel 1998. Queste differenze dovrebbero essere superate prima che Kuala Lumpur possa avere un posto al tavolo dei negoziati. Ma i rappresentati thailandesi non sono davvero sicuri come rompere questo stallo con il governo malese. Era stata Bangkok a chiedere la partecipazione di Kuala Lumpur e l’imbarazzo ora sarebbe inevitabile.
Cionondimeno, si esplorano altri canali. In aggiunta all’iniziativa del 28 febbraio il governo thailandese ha dato via libera in tutta discrezione ad un secondo colloquio di pace, chiamata percorso 1.5, che include gruppi separatisti storici che non erano invitati all’iniziativa del 28 febbraio a Kuala Lumpur. Si tennero due incontri in Indonesia tra i rappresentanti thailandesi e 15 capi anziani dei gruppi ed un altro la scorsa settimana in Svezia. Inoltre all’inizio di quest’anno, il Puea Thai inviò in tutta discrezione un suo membro anziano in Malesia per incontrare i capi del BRN attraverso interlocutori dentro l’ala giovanile del gruppo, ma i capi anziani del BRN non accettarono di parlare.
Se non altro questi tentativi mostrano che il Puea Thai non si gioca tutte le sue carte con gli accordi del 28 febbraio, il percorso ufficiale e visibile I.
Nessuno nel BRN riesce a spiegare chiaramente sul perché i capi vogliono parlare ai thailandesi in questa congiuntura. Una spiegazione, come ha detto un militante di medio rango, ha a che fare colla differenza generazionale tra i capi in esilio e l’attuale gruppo di militanti, la generazione del dopo Thak Bai, che potrebbe irrigidirsi sempre di più e rifiutar la guida degli anziani in esilio. Proprio ora gli anziani del BRN credono che di possedere ciò che può influenzare i combattenti e cambiare il corso del conflitto, ma questo compito si presenta sempre più arduo man mano che passa il tempo.
Don Pathan (www.pataniforum.com) e Artef Sohko, Foreign Affairs at the Academy of Patani Raya for Peace and Development.
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