Il governo dovrebbe posporre i colloqui di pace finché rappresentanti verificabili e credibili dei gruppi separatisti malay musulmani non si siedono al tavolo del negoziato
Una cosa che la Thailandia ha chiesto ad Hassan Taib, il rappresentante designato di relazione per gli attuali colloqui di pace tra le autorità thailandesi e il BRN-C, Barisan Revolusi Nasional-Coordinate, era che avrebbe dovuto portare altri gruppi separatisti al tavolo del negoziato.
Ma dopo otto mesi dell’inizio del 28 febbraio a Kuala Lumpur la Thailandia attende ancora un’opposizione con rappresentanti verificabili e credibili con cui aprire i negoziati.
Il governo ha disperatamente bisogno di mostrare al pubblico in un modo quantificabile che l’iniziativa del 28 febbraio sia stata la cosa giusta da fare. Portare altri partecipanti è un modo, ed un altro modo è portare giù gli attacchi degli insorgenti.
La pazienza della gente diminuisce a causa della violenza senza sosta sul terreno dall’attuale gruppo da separatisi militanti che sono indifferenti agli annunci del governo che è determinato a risolvere il conflitto nelle tre province più meridionali attraverso un dialogo pacifico.
I delegati thailandesi dipingono Hassan ed i suoi colleghi come persone che possono cambiar il corso del conflitto, mentre i militanti del BRN dicono che è essenzialmente un fantoccio senza controllo sui militanti e senza influenza reale nel movimento separatista.
Il consiglio di governo del BRN dice di volere una nuova sistemazione dei dialoghi che devono essere continuati sotto forma di un gruppo ristretto lontano dal pubblico e dall’attenzione internazionale, ripartendo da zero per generale la fiducia tra le due parti da cui partire.
In fin dei conti, il BRN vuole accrescere il proprio profilo politico, passo dopo passo, per stabilire un braccio politico da catturare un profilo morale elevato. Solo allora il processo di pace può essere all’ordine del giorno.
Per la Thailandia, una ripartenza da zero significherebbe che per il momento la Malesia si dovrebbe accomodare fuori e Hasan scomparire dai riflettori insieme alla cosiddetta corsia 1 lanciata il 28 febbraio del 2013.
Il BRN sostiene che la violenza continuerà ma forse con regole precise di ingaggio, e una buona reciproca comprensione in questa fase si potrebbe rivelare una buona soluzione per il futuro.
Ma questa situazione porterebbe le autorità Thailandesi ad un grande imbarazzo, dovendo dire alla Malesia di farsi da parte, e ad offendere il capo di fatto del paese, Thaksin Shinawatra, che ha fatto sì che Kuala Lumpur mediasse nel processo. Ed ancora più imbarazzante è di dire a tutto il mondo che bisogna ricominciare tutto da capo.
Di conseguenza per non premere il pulsante di reset i rappresentanti thailandesi, nei mesi scorsi, hanno provato attivamente a mantenere via la corsia 1 ed il presidente del NSC, generale Paradorn, ha detto che altri due gruppi separatisti di lungo tempo si uniranno ai colloqui senza però fare nomi.
I capi di questi gruppi storici dell’insorgenza considerano l’invito al tavolo con estrema cautela ad eccezione del PULO di Kasturi Mahkota, la cui organizzazione vuole far parte del processo attuale Corsia 1 e che dal 2005 al 2011 era in continua trattativa col NSC. Il primo ministro Yingluck Shinawatra appena dopo avuto l’incarico di governo bocciò l’iniziativa e chiese a Kuala Lumpur di mediare nell’attuale processo.
D’altro canto la fazione del PULO di Samsudine Khan si mantiene ancora fuori, secondo un ufficiale della sicurezza thailandese, in attesa di vedere la direzione che la cerchia interna del BRN prenderà, ricusando l’iniziativa di una delegazione thailandese, costituita da un deputato del Puea Thai, di un rappresentante della IV armata e del SBPAC, che si sono recati in Svezia questo mese per una missione esplorativa nei confronti dei capi in esilio.
In modo simile il gruppo BIPP ( Barisan Islam Pembangunan Pattani) continua con un approccio di attesa. La sua dirigenza ha invitato alcuni membri che vogliono essere presenti a farlo solo su base personale senza per questo avere alcuna rappresentanza del BIPP. Due membri così hanno scelto di tirare fuori per l’occasione un vecchio nome, BNPP e continuare così.
I militanti del BRN da parte loro sono indifferenti al fatto che partecipino altri gruppi poiché in ultima analisi il gruppo che ha più legami con gli insorgenti conterà di più. Per loro infatti i rappresentanti thailandesi si appoggiano al ramo errato dell’albero. Invece di cercare senza fine interlocutori credibili degli altri gruppi e fazioni, il governo dovrebbe badare molto di più a creare il processo politico convincente e coerente, di fronte al quale i vari gruppi produrranno i rappresentati verificabili e giusti.
Il processo attuale andrà avanti per il momento zoppicando sotto qualunque forma vada avanti. Non sarà facile per il governo e i militari dover fornire un terreno comune per definire che tipo di concessioni la parte thailandese vuole dare.
Spazio per concessioni, sfortunatamente, è stato limitato da quanto dichiarato dal generale Prayuth Chan-ocha secondo cui non accetta l’idea di garantire alla regione di lingua Malay alcuno status amministrativo speciale.
Gli insorgenti nel frattempo giocano con una nuova idea, come migliorare l’azione di comunicazione per raggiungere un ascolto maggiore. Hanno prodotto un video di una sparatoria accaduta il 27 settembre che coinvolgeva 20 persone armate e lo hanno postato su Facebook. Nella sparatoria quattro rappresentanti della sicurezza ed un abitante del villaggio erano stati uccisi ed altri dodici erano i feriti, un segno secondo alcuni militanti di ciò che ci aspetta nel futuro.
Rispetto alla capacità degli insorgenti, sembrano maneggiare ad arte la tattica delle bombe lungo la strada e delle imboscate. Rispetto ad altre tecniche armate imparano via facendo. Un esempio è una serie di attacchi con lanciagranate M79 che continuano a mancare il loro bersaglio, l’ultimo dei quali è l’attacco ad un ufficio a Pattani la sera del 20 ottobre.
Don Pathan, The Nation