La Yingluck ha detto durante una sua visita alla zona industriale di Map Tha Phut: “Sebbene il governo mantenga una maggioranza dei voti del Parlamento non vogliamo andare contro il sentimento della gente poiché il fine del governo è vedere la riconciliazione”.
In un discorso alla televisione, ha ripetuto la difesa della legge perché è nei piani del governo per portare avanti il processo di riconciliazione e perché è nei confini della costituzione attuale. Comunque il governo accetterà qualunque decisione il Senato emetta in proposito. Dalle dichiarazioni di Yingluck sembra che anche la bozza originale di Worachai, con la sua proposta di amnistia solo ai militanti delle due fazioni, non sarà portata avanti.
In un commento fatto dallo stesso Thaksin, l’ex premier cacciato da un golpe militare nel 2006, afferma che l’opposizione ha distorto la questione della legge che è solo mirata a riportare la pace e la riconciliazione nel paese e non alla sua persona in particolare, né a fargli riacquistare una ingente somma sequestrata dallo stato. “Sebbene io viva all’estero, amo e mi interessa il futuro dei bambini thailandesi. Credo che il loro futuro e quello del paese sarà stabile solo quando il paese ha il governo della legge che si applica in modo uguale a tutti i cittadini e il paese abbia una genuina democrazia. La decisione della maggioranza dei thai in una elezione deve essere rispettata e le varie organizzazioni devono usare il proprio potere nell’ambito fissato dalla costituzione. Spero che raggiungeremo quello stato in un prossimo futuro.”
A spingere verso il ritiro della proposta di amnistia deve essere stata sia la opposizione riunita degli storici nemici del settore popolare realista riunitosi per l’occasione, ma deve essere stata come la proposta di legge è stata accolta nel campo delle magliette rosse, che alla fine ne escono spaccate, e soprattutto nei sondaggi per il paese. La gente non ne vuole sapere di assolvere chi ha commesso i crimini e dell’impunità che questa legge vuol regalare, come tante volte già accaduto nel passato, e tanta altra gente non vuol vedere Thaksin tornare in patria come se nulla fosse successo.
Quali saranno le conseguenze politiche di questo passaggio è presto per dirlo. Di certo si è avuta una riunione dei capi dell’opposizione che si sono esaltati a pochi giorni del verdetto della Corte Penale Internazionale sulla vicenda del tempio conteso tra Thailandia e Cambogia di Preah Vihar.
Questa è un’altra vicenda spinosa e tormentata che ha portato già morti ai due lati della frontiera su cui il settore realista proverà a cavalcare la tigre e cacciare il governo Yingluck.
Di certo si è avuta una forte disillusione tra le magliette rosse più attive e progressiste che hanno visto in questa amnistia il capovolgimento di tante promesse elettorali di riforma. Uno dei capi delle magliette rosse, Nattawut Seikuar, ha detto con chiarezza: “Il mio messaggio al premier Thaksin è che nessuno ti odia. Vogliamo tutti che tu torni a casa, ma devi ritornare in un modo grazioso…”. Certo le magliette rosse non pensano di cambiare campo ma non vogliono essere più considerate facili alleate, legate al carro del potente ex primo ministro.
Di seguito presentiamo una traduzione di un intervento di un prigioniero politico condannato per lesa maestà, ex direttore di una rivista di Thaksin.
Le cinque follie dell’amnistia totale di Somyot Pruksakasemsuk
Rispetto alla bozza di legge di amnistia che è stata approvata in tutta fretta nella sua seconda e terza lettura dalla Camera Bassa la scorsa settimana, vorrei illustrare i suoi cinque punti di follia.
Questa legge assolve tutte le parti, compreso Thaksin, i capi delle magliette rosse, i sostenitori delle magliette rosse, Abhisit Vejjajiva and Suthep Thaugsuban tra i tanti. Nel nome della riconciliazione la legge stessa è ovviamente ipocrita. Da notare non include quelli accusati o condannati per lesa maestà a causa dell’articolo 112 del codice penale, sebbene anch’essi siano vittima del conflitto politico. I prigionieri di lesa maestà furono condannati poiché espressero il loro prunto di vista politico durante il massimo picco dello scontro politico. Affermando che la legge dell’amnistia è per l’eguaglianza contraddice l’eguaglianza stessa. Ecco la prima follia.
Nelle elezioni generali el 2011 i capi dela Puea Thai promisero che avrebbero rimesso in piedi la giustizia nella nostra società perseguendo chi aveva sbagliato. Lo stesso Thaksin disse una volta che si sarebbe sacrificato e gli stesso non accettando un’amnistia per lasciare ai prigionieri politici delle magliette rosse questa possibilità. Comunque questo sembra essere stato già dimenticato e lasciato andare dal Puea Thai. Il Signor Thaksin cionondimeno ha osato dire che ha cambiato idea poiché voleva porre fine al conflitto, ma questo sembra essere più una scusa a suo proprio beneficio. Non è poi una cosa molto differente dall’ex tiranno primo ministro Suchinda Krapayoon che affermò che “mentì per la nazione”. Nessuno lo prese seriamente e alla fine fu cacciato. Questa potrebbe essere la fine della carriera politica del partito Puea Thai e dello stesso Thaksin. Questa è la seconda follia.
Il prossimo grave errore in questa legge di amnistia è che danno un’amnistia alle magliette gialle che sequestrarono l’aeroporto di Suvarnabhumi, il palazzo del Governo ed altri perimetri di agenzie dello stato. Sebbene queste magliette gialle fossero state accusate a loro è sempre stato garantita la cauzione. Il processo giudiziario è stato lentissimo. Alcune magliette rosse sono state incarcerate prima che le corti ordinassero il loro rilascio. Alcune magliette rosse sono morte in carcere prima di aver avuto la possibilità di provare la propria innocenza. Questo mostra che i nostri politici dimenticano in fretta specie dopo che hanno raggiunto un accordo. E questa è la terza follia.
La quarta follia: l’opposizione del partito democratico ha dichiarato che non hanno bisogno di un’amnistia per se stessi e si oppongono alla legge stessa, dentro e fuori il parlamento. Comunque il partito Puea Thai ha steso la bozza per dare la copertura anche ai democratici che ne beneficeranno soltanto da questa legge. A parte di questo beneficio ottengono di condannare il Puea Thai.
L’ultima follia: Il Puea Thai ha solo da perdere da questa legge. Alla fine Thaksin potrebbe essere escluso dall’amnistia se la corte costituzionale affermasse che una amnistia per lui sarebbe anticostituzionale. La legge divide anche le magliette rosse dal momento che garantisce la grande immunità agli assassini delle 92 persone uccise durante le manifestazioni del 2010.
Nonostante questa estrema follia chi scrive vi trova qualche astuzia in essa. Il Puea Thai è molto bravo a dimenticare il sangue e le lacrime delle magliette rosse e scegliere di giungere ad un accordo con l’elite senza rischiare le proprie vite o il rischio di vivere dietro le barre come le magliette rosse.
Per ultimo chi vi scrive desidera che il Puea Thai continui nella sua astuta strategia fino al giorno che la gente capirà che nessuno che osa tradire e ritirare le proprie promesse è un nemico della gente.
Le cinque follie dell’amnistia totale di Somyot Pruksakasemsuk