Un morto ed almeno 28 persone sono state colpite da un’esplosione ad una manifestazione a sottolineare le attuali tensioni.
Dopo aver sciolto il parlamento a dicembre, il primo ministro sotto assedio Yingluck Shinawatra ha annunciato mercoledì che il suo governo andrà avanti secondo i piani con le elezioni previste per il 2 febbraio prossimo.
Nonostante ciò i manifestanti restano risoluti nella loro richiesta che il governo si dimetta immediatamente e per l’introduzione di riforme politiche gestite da un consiglio nominato dal re per eradicare quello che chiamano “il regime di Thaksin”.
Il fratello controverso di Yingluck, Thaksin Shinawatra, è un impresario delle telecomunicazioni diventato primo ministro che fu cacciato in un golpe senza sangue nel 2006, E’ stato accusato di controllare il governo attraverso i suoi alleati mentre si trova in un esilio scelto a Dubai.
Il principale partito di opposizione Partito Democratico e il Comitato popolare della riforma democratica (PDRC) che organizza la protesta e che è guidato da Suthep hanno rifiutato di partecipare al voto.
“Non chiediamo che siano rinviate le elezioni, ma chiediamo riforme. L’idea di negoziare se rinviare le elezioni o meno non è la cosa che noi chiediamo” ha detto Akanat Promphan, portavoce del PDRC. “La gente ha chiarito che chiediamo riforme prima delle elezioni. Se il governo rinvia le elezioni ma non si dimette dai compiti di governo provvisorio, a cosa serve?”
Nel frattempo il governo insiste che un qualunque processo di riforma può avere luogo sol odopo che un nuovo governo è eletto democraticamente. “Chiunque vinca le elezioni sarà un governo di riforma” ha detto Suranand Vejjajiva segretario generale del primo ministro. “Yingluck Shinawatra si è già impegnata che implementerà qualunque sia l’agenda di riforma proposta, se diventasse primo ministro un’altra volta. Una volta che l’agenda di riforma è completa il parlamento sarà dissolto ancora e sarà indetta una nuova elezione.
Nel frattempo migliaia di manifestanti continuano ad occupare sette incroci fondamentali nella capitale come parte del loro sforzo di “bloccare Bangkok” finché Yingluck ed il suo governo non si dimettano. Questa città di circa nove milioni di persone non è giunta ad un impasse finora nonostante il caos, e la vita continua normalmente nella gran parte di Bangkok.
“I manifestanti fanno parte per lo più delle classi medie e agiate di Bangkok ma ci sono anche gente che proviene dal meridione” dice lo storico thailandese Charnvit Kasertsiri, ex rettore della università di Thammasat. “Credo che i manifestanti provengano sia da una classe comune che da relazioni tradizionali di patronato nel meridione”
Le manifestazioni iniziarono a novembre, quando il governo provava a far approvare in parlamento una legge di amnistia che avrebbe reso possibile il ritorno di Thaksin che, dal 2008, non aveva mai messo più piede nel paese per evitare una condanna di due anni di prigione per corruzione.
Anche il capo ella protesta sarebbe stato beneficiato dalla proposta legge di amnistia per le accuse contro di lui per il suo ruolo di vice primo ministro durante la repressione militare del 2010 che uccisero 80 persone ferendone altre centinaia, gran parte magliette rosse di Thaksin.
La maggioranza delle magliette rosse, guidate dal UDD, provengono dalle regioni popolose, povere e storicamente negate del nord e del nordest. Nel 2010 l’UDD aveva occupato alcuni luoghi che i manifestanti di Suthep stanno occupando ora. Le magliette rosse andarono per strada dopo che il parlamento thailandese e non un voto parlamentare elesse un governo a guida del partito democratico nel 2008.
La controversa legge di amnistia fu poi lasciata cadere a Novembre, ma le proteste avevano già guadagnato spazio con Suthep al comando dopo essersi dimesso dal parlamento.
Pavin Chachavalpongpun, docente associato presso la Kyoto University, sostiene che le accuse di corruzione hanno aiutato a galvanizzare le manifestazioni antigovernative che hanno raccolto decine di migliaia di persone.
“Suthep ha avuto successo a iniettare una grande dose di Thaksinofobia tra la ricca Bangkok che andava insieme bene alla propria ansia derivante dall’avvicinamento della fine del regno di Re Bhumipol” dice Pavin che si riferisce all’anziano monarca fortemene riverito tra i thailandesi.
Finora “bloccare Bangkok” è stata in gran parte pacifica, ma ci sono timori che la situazione possa uscir fuori di ogni controllo in seguito alle esplosioni di venerdì. Giovedì ci son ostati scontri a fuoco che hanno ferito due perone. Scontri violenti alla fine di novembre e agli inizi di dicembre hanno comportato vari morti e centinaia di feriti.
Finora le forze di sicurezza hanno agito con molto controllo, e l’arresto per insurrezione contro Suthep finora non è stato portato avanti. Secondo il consigliere del primo ministro Suranand questo controllo è parte della strategia governativa. “Quello che loro vogliono che noi facciamo è lo stesso che fecero loro nel 2010, una repressione governativa, e poi sperano che i militari interverranno. Non vogliamo fare il loro gioco. Speriamo che con un dibattito pubblico la gente verrà a vedere che il giusto modo è il processo democratico, ed i manifestanti diminuiranno di numero.”
Akanat del PRDRC ha negato l’accusa che il loro scopo è creare il caos per invitare i militari ad intervenire “una teoria della cospirazione ben condita e voluta”. Akanat sostiene: “Qualunque cosa succeda noi insistiamo ancora sulla non violenza”.
Ma la paura che si abbia un intervento militare in un paese che ne ha visti 18 dal 1932 è molto alta. Si aggiungano a queste paure l parole ambigue del comandante dell’esercito Prayuth Chanochoa a dicembre quando si è rifiutato di escludere ul golpe. “Quella porta non è né aperta né chiusa, tutto dipende dalla situazione” aveva dichiarato Prayuth alla domanda se i militari sarebbero intervenuti.
Il portavoce dell’esercito Winthai Suvaree, alla domanda sul commento di Prayuth e la possibilità di un golpe, si è rifiutato di rispondere dicendo che “sarebbe inappropriato nella situazione attuale”.
Secondo lo storico Charvit, però, un serio scoppio di violenza certamente porterebbe i militari sul terreno. “L’esercito è indeciso se intervenire poiché non è sicuro se potrebbe aver successo in modo tranquillo. I capi sono riluttanti poiché rischiano di non avere altro che colpa. Devono attendere di essere chiamati o di avere una scusa … Deve esserci violenza e caos poi i militari potrebbero intervenire. Credo che Yingluck e il suo gruppo, come pure le magliette rosse lo comprendano. Questa è la ragione perché sono calmi e freddi”.
Con i capi della protesta che non vogliono negoziare se non secondo il loro mandato ed il governo che non vuole farsi da parte, la società thailandese diventa sempre più divisa giorno dopo giorno, cosa che ha portato qualcuno a suggerire che una guerra civile potrebbe essere la fine del gioco.
“Se non ci saranno elezioni e se Suthep ed i democratici, gli abitanti di Bangkok e i meridionali vincono, la Thailandia sarà più divisa, non solo lungo la linea antigovernativa contro magliette rosse, ma persino tra regioni.” aggiunge Charnvit. “Si può vedere su Facebook le persone parlare sulla separazione: nord e nordest contro Bangkok e il meridione”.
Carlos Sardina Galache, Al Jazeera