Nonostante gli sforzi delle comunità di combattere il diboscamento illegale, la foresta cambogiana continua ad essere saccheggiata ad una velocità allarmante, mentre le promesse del governo di frequente si rivelano vuote.
Se cade un albero nella foresta cambogiana, sarà probabilmente tagliato in pezzi da tre metri, caricato su un camion, contrabbandato attraverso la frontiera col Vietnam e venduto a migliaia di dollari in un paese che ha un appetito enorme per il legno lussuoso che sta diventando sempre più raro nel regno.
Le comunità la cui vita dipende dalle foresta, alimento, riparo e fonte di guadagni, cominciano a lottare, ma spesso si trovano di fronte dei nemici senza volto e privi di scrupoli. L’attivista più famoso del paese, Chut Wutty, fu ucciso ad aprile del 2012 durante uno scontro verbale con la polizia militare ed ufficiali della sicurezza che lavoravano presso una impresa di legname nella provincia di Koh Kong. Da allora si è accelerata la distruzione della foresta cambogiana.
“Dopo la morte di Chut Wutty, la crisi per cui lottava nelle aziende e foreste della Cambogia è rapidamente peggiorata” denuncia Global Witness in una dichiarazione ad un anno dalla morte dell’attivista. Secondo uno studio del giornale Science di novembre, è stato distrutto oltre il 7% della copertura di foresta cambogiana negli scorsi dodici anni, un tasso che fa a gara con quelli della Malesia ed Indonesia, i più alti in Asia.
Durante il suo governo il CPP, partito di Hun Sen al potere, non ha ignorato il problema ed il presidente Hun Sen più volte ha promesso di affrontare personalmente il problema della deforestazione. Nel 1999 ordinò pubblicamente ai suoi comandanti militari di fermare il diboscamento illegale entro tre mesi. Gli alberi sono continuati a cadere. Nel 2001 Hun Sen ha detto che permettere il taglio di vasti estensioni di foreste era il suo più grande errore del decennio precedente. Quello stesso anno affermò che se non si fossero revocate le licenze alle compagnie scoperte a diboscare illegalmente, “mi taglierò la testa”.
Nonostante le scorse elezioni di luglio che hanno messo in luce la caduta libera della sua popolarità come premier, la sua testa è saldamente sulle spalle, e i militanti ambientalisti temono che la sua amministrazione a parole proteggerà la foresta cambogiana, mentre permetterà alle compagnie di diboscamento di continuare con i loro affari.
“Se non cambia nulla nel modo in cui il governo gestisce le foreste, assisteremo alla loro sparizione durante questo mandato” dice Chan Saveth, responsabile del monitoraggio del gruppo cambogiano Adhoc, che fa notare come le compagnie private hanno continuato a tagliare al di fuori dei territori loro assegnati dalle concessioni appropriandosi dei parchi nazionali e delle foreste protette in piena impunità.
Tante comunità per tutto il paese si sono unite per provare a difendere le foreste con pattugliamenti regolari, ma i loro sforzi di allertare le comunità spesso trovano orecchie dure secondo Saveth. Questo significa che spesso le pattuglie devono bruciare cataste di legname pregiato per impedire alle compagnie di ritornare a raccoglierle. Le autorità locali, dice Saveth, sono in collusione con le compagnie per localizzare, tagliare e vendere il legname ricercato di specie che sono protette sotto la legge cambogiana.
“Queste pattuglie di comunità sono come gli improvvisi colpi di vento che occasionalmente soffiano nella foresta. Le compagnie non smettono mai di tagliare alberi persino nelle piogge torrenziali” dice Saveth.
A Prey Lang, dove insiste una delle foreste di pianura più vaste che copre 3600 chilometri quadri su quattro province, molti delle comunità, che Chut Wutty aveva aiutato a mettersi insieme in rete per lottare contro la deforestazione, agiscono l’uno contro l’altro, stando al braccio destro di Chat Wutty, Chhim Savuth, che porta avanti la lotta per proteggere Prey Lang.
“Gli abitanti dei villaggi sanno dove sono ora gli alberi di pregio e le compagnie ora pagano gli abitanti per andarli a tagliare. In alcuni luoghi le autorità pagano le segherie per la gente. Gli abitanti dei villaggi pensano che se non prendono loro questa opportunità qualche altro lo farà” dice Savuth il quale aggiunge che i residenti di Prey Lang possono arrivare a guadagnare 50 dollari al giorno aiutando le compagnie a tagliare la foresta, mentre altre attività di guadagno, come la raccolta della resina, dà loro circa cinque dollari al giorno.
“Senza l’aiuto delle autorità, è molto difficile poiché le compagnie hanno tanto denaro e noi non ne abbiamo. Proviamo a parlare alla gente e spiegare l’importanza di proteggere la foresta per il futuro, ma talvolta non ascoltano” dice Savuth. Lui è anche frustrato dalla scarsa attenzione che le ONG e le organizzazione della società civile prestano alla deforestazione che rappresenta una delle istante più pressanti nella compagna cambogiana, dove risiede la maggior parte della popolazione. “Dovrebbero risorse per andare nelle campagne ad insegnare agli abitanti come proteggere le risorse naturali”.
Poche persone del governo cambogiano comprendono la foresta cambogiana meglio di Mok Mareth, ministro dell’ambiente per 20 anni dal 1993 oltre che presidente della commissione ambiente ed acqua dell’Assemblea Nazionale.
“Abbiamo bisogno di riconoscere il diboscamento legale come un piano” dice Mareth il quale afferma che il taglio della foresta cambogiana ha aperto la strada per le piantagioni agricole che essenzialmente porteranno ad alberi di caucciù. Crede che alla fine questi alberi serviranno alla gente e faranno l’economia. “Proprio ora ci sono 100 mila lavori, creati attraverso le concessioni economica di terra. Saranno un milione e mezzo nel 2015. Non solo piantagioni ma anche industrie di processo. Queste compagnie crescono molto in fretta.”
Benché il governo abbia messo una moratoria sulle concessioni economiche di terra (ELC) queste continuano ad essere nel cuore della deforestazione. Le ELC sono concessioni di grandi estensione di terra che assommate portano al 10% della superficie totale del paese, affittate a compagnie private in nome dello sviluppo agricolo. Mentre le ELC sono le uniche zone dove il diboscamento è legale, i militanti ambientalisti dicono che i diboscatori tagliano illegalmente al di fuori di queste aree portandosi dentro le concessioni il legname pregiato, dove può essere poi venduto alle compagnie private.
“Sappiamo che fuori delle esiste i diboscamento illegale, lo riconosciamo. Se abbiamo un testimone e le prove, che devono esserci insieme, allora faremo qualcosa.” dice Mareth. Quando gli si chiede allora perché le autorità locali non fanno nulla contro il diboscamento illegale che è documentato dalle autorità locali, Mareth dice: “Il problema è di difficile controllo. Abbiamo un numero piccolissimo di pattuglie. Cooperano con le altre forze ma non è sufficiente”.
Cheuy Oudormreaksmey, come suo padre Chut Wutty, dice che nessuno gli impedirà di difendere la foresta cambogiana. Oudormreaksmey che è più robusto di suo padre, continua a pattugliare la foresta cambogiana da quando era un bambino. Ora studia legge presso l’Università Reale di Phnom Penh.
“Con quello che ho studiato continuerò la lotta di mio padre. Voglio essere un attivista ma non so ancora se davvero sarò capace di seguire le orme di mio padre”. Dice il ragazzo che lavora con Chiim Savuth per assicurare i finanziamenti per una ONG che darà agli attivisti della comunità gli strumenti di cui hanno bisogno per monitorare le loro foreste.
“Solo poche persone della comunità se ne sono andate con le compagnie. Chi lavora direttamente con loro lo fanno essenzialmente in modo illegale” dice Cheuy Oudormreaksmey. “Il problema principale è che la gente non sa essere forte e seguire le procedure per denunciare o per portare l’attenzione sui diboscatori illegali. Continueremo a provare a convincere le comunità a continuare l’opera di mio padre e proteggere la foresta cambogiana”