Si è potuto votare nella stragrande maggioranza delle circoscrizioni e dei seggi elettorali ma un gran numero di persone non ha comunque votato a causa del boicottaggio del PDRC e di vari funzionari governativi che hanno chiuso i seggi anche senza alcun segno di violenza.
Un altro dato da valutare bene è l’affluenza alle urne che è calata anche nelle zone dove il Puea Thai è maggioranza assoluta.
Proponiamo alcuni commenti internazionali sulle elezioni.
Financial Times, in Questions And Answers:
I manifestanti contro il governo che hanno sabotato le elezioni nazionali in alcune aree hanno manifestato ancora lunedì, marciando verso un giardino nel centro di Bangkok e circondando un ufficio dove il Primo Ministro aveva una riunione. Benché la giornata del voto sia stata pacifica nella maggior parte del paese nel fine settimana, nessuno crede che le elezioni faranno molto per fermare una crisi politica debilitante per la seconda economia del sudestasiatico che, a detta di alcuni, potrebbe terminare in una guerra civile…
Sono confuso ora. Dici che il governo potrebbe essere rovesciato anche se ha appena ricevuto un mandato in queste elezioni che l’opposizione non si è neanche preoccupato di partecipare.
La storia della Thailandia parla da sé. Sebbene abbia un parlamento stile inglese sotto una monarchia costituzionale dal 1932, bisogna arrivare al governo di Thaksin del 2011 2005 per vedere un premier gestire un mandato completo. I militari hanno fatto 18 golpe in 82 anni… Anche i tribunali sono intervenuti cacciando non uno ma due primi ministri nel 2008.
OK, facciamo chiarezza, per favore. I manifestanti accusano Thaksin e i suoi alleati di aver corrotto il sistema politico, mentre il governo schernisce l’opposizione dicendo che rappresenta una minoranza di thailandesi e non ha vinto elezioni dal 1992. Ecco perché ha boicottato le elezioni.
Bene, ci sono almeno tre differenti temi qui. Una delle tesi è che Thaksin ha perseguito politiche populiste costose come politiche della salute pagate e prestiti poco onerosi nelle campagne. Questo non riconosce che tutti i governi eletti applicano programmi che beneficiano alcuni settori di popolazione: la lotta se queste politiche siano morali, sagge e sostenibili talvolta dividono le piazze, ma si lottano in parlamento e alle urne. Il secondo punto dei manifestanti, secondo cui Thaksin e amici vincono le elezioni a man bassa solo perché comprano i voti, non sta in piedi, quando le prove empiriche che sono cose che tutti partiti fanno ed è inefficace man mano che cresce la ricchezza delle persone che sono più coscienti dei diritti e meglio connesse col mondo esterno. Il terzo punto dell’opposizione, secondo cui i governi di Thaksin hanno guidato la corruzione e il capitalismo di amici su vasta scala, ha molta più forza. Ma Thaksin è stato condannato in contumacia per corruzione, accusa che lui denuncia come politica, ed altre figuro di governo sono accusate. Dal momento che molti thailandesi possono stendere una lista di scandali di corruzione che coinvolgono figure dell’opposizione, è ipocrita affermare che questo problema è tipico di chi ha il potere ora.
Capisco, e credo che nulla di tutto possa fare bene all’economia ella Thailandia e alla sua immagine internazionale.
Certo che no. Il governo e la banca centrale hanno dovuto tagliare le cifre di previsione della crescita del PIL, mentre tanti investitori esteri importanti, tra i quali Honda e Toyota, mettono in guardia sull’impatto della crisi. Il paese non sta sprofondando ed ha dalla sua i numeri solidi come il bilancio positivo del commercio internazionale che a dicembre ha raggiunto il massimo in cinque anni. Si deve notare che l’impatto fisico della crisi + per lo più localizzato in pochi centri a Bangkok: mentre le visite turistiche alla capitale sono molto di meno, i turisti giungono in tanti nelle isole turistiche del paese. Non c’è dubbio però che i turisti sono pian piano scoraggiati dal venir nel paese, osservando uno scontro difficile da sanare in cui i due lati vivono nello stesso paese ma in mondi differenti. ()
Business Recorder: Si profila il limbo per la Thailandia, all’indomani delle elezioni colpite dal boicottaggio.
Secondo molti esperti le elezioni macchiate dalla protesta sono forieri di uno stallo politico che rischia di accrescere ulteriori scontri e hanno il potenziale di un intervento giudiziario nel regno delle polarizzazioni.
Il voto è andato avanti in gran parte pacificamente nonostante le paure di nuove violenze in seguito allo spargimento di sangue causato dalle manifestazioni dell’opposizione che miravano a impedire la rielezione del Primo ministro Yingluck.
Ma milioni di persone è stata negata la possibilità di porre la scheda nell’urna con blocchi di protesta che hanno causato la chiusura del 10% dei seggi in un’elezione boicottata dal partito di opposizione. Di fronte ad una possibile riedizione dell’elezione in quasi un quinto delle circoscrizioni la commissione elettorale ha scemato le attese di un verdetto veloce.
Quello ha sollevato lo spettro di incertezza in un paese dove i golpe militari e gli interventi delle corti hanno ricostruiscono il panorama politico da sempre. Senza un numero sufficiente di parlamentari per aprire la legislatura, anche se vincesse, Yingluck resterà in un ruolo provvisorio con poteri limitati sulla politica governativa finché non si tengono le elezioni nelle aree problematiche.
Secondo Thinitan Pongsudhirak “Lei sarà un debole primo ministro provvisorio che non ha l’autorità di governare il paese, ancora più vulnerabile a qualche cacciata. Più a lungo dura la situazione di Yingluck come debole primo ministro maggiore la possibilità di assistere a decisioni di agenzie indipendenti per rompere lo stallo”.
Tra queste agenzie ci sono la Commissione Elettorale e la Commissione Nazionale contro la Corruzione che sta indagando la Yingluck per possibile negligenza sul progetto controverso del sostegno del prezzo del riso, per il quale la Yingluck rischia la messa sotto accusa.
La Thailandia sembra preda di un circolo vizioso di proteste di strada e sollevamenti politici sin dal golpe che cacciò Thaksin dal potere sette anni fa, il quale, miliardario prestatosi alla politica, vive all’estero per evitare una condanna di due anni per corruzione sin dal 2008. E’ un’assenza che non è riuscita a sanare le divisioni della nazione. ….
Ma la forza elettorale di Thaksin e il suo stile di comando sono state accusate di tirannia e corrotti dai suoi nemici sostenuti dalle forze potenti del regno. Il principale partito di opposizione, che non ha conquistato una maggioranza eletta di venti anni, ha rifiutato di prendere parte all’elezione di sabato ed ha invece dato il sostegno alle manifestazioni composte principalmente della classe media di Bangkok e di gente del meridione. Il partito ha detto di stare preparando una petizione alla corte costituzionale di annullare le elezioni.
Una mossa questa che Pavin Chachavlopongpun, docente dell’università di Kyoto, dice “potrebbe prolungare l proteste per strada a Bangkok e creare una situazione che porta all’intervento militare o dei giudici”.
L’incertezza politica che si aggira per una delle economie maggiori della regione, unitamente alla violenza politica che ha fatto almeno dieci morti, ha dato qualche preoccupazione agli investitori e causato una diminuzione di turisti. “Gli investitori esteri sono sempre più preoccupati del montare dei rischi politici senza che si intraveda una soluzione” dice Rajiv Biswas di IHS Global Insight che taglia le previsioni di crescita al 3,2% per il 2014 dal 3,9%.
Secondo l’analista l’apparente divisione politica difficile da trattare ha accresciuto le paure di “agitazioni violente protratte” unitamente ad “una graduale erosione dell’ambiente macroeconomico precedentemente solido della Thailandia”.
L’agitazione è la peggiore protesta di massa da quella delle magliette rosse contro un governo del partito democratico nel 2010 che causò scontri e una repressione militare sanguinosa che lasciò oltre 90 morti….
Secondo lo studioso Streckfuss l’opposizione non ha colto un’opportunità di dimostrare il livello di sostegno per la loro campagna con un conteggio del voto “no”. I manifestanti, secondo Streckfuss, miravano ad aiutare a creare il pretesto per l’intervento dei militari per cacciare Yingluck, ma probabilmente sottostimavano il ritorno delle magliette rosse. “Prima o poi ci sarà una risposta molto netta”.