La maggior parte delle Terre sotto vento gode di una perenne primavera… Come sempre accade in queste terre, le posizioni che sono in essere non si basano sull’esercizio del potere e dell’autorità. Ogni cosa è semplicemente un fare mostra …. gli abitanti riconoscono l’alto rango e la ricchezza dal numero di schiavi che una persona possiede (Ibrahim 1688)
La citazione del viaggiatore arabo, Ibrahim, risale ad un’epoca di massimo sviluppo del sudest asiatico, e ci rimanda la denominazione che i viaggiatori arabi raccolsero direttamente dagli abitanti del luogo stesso. “Terre sotto vento”, Zirbad in arabo, il vento è quello del monsone sud occidentale che portava i mercanti arabi, indiani, persiani ed in ultimo europei attraverso l’oceano indiano da terre sopra vento.
Era anche il vento che nei secoli riportava a casa i navigatori malay che si avventurarono fino alle coste dell’Africa e di Zanzibar, dove ancora vivono i loro discendenti e dove si può ascoltare una lingua discendente direttamente dal Malay.
E’ una definizione del luogo legata alla geografia, un luogo che poteva essere raggiunto quasi esclusivamente via mare, considerate le catene montuose a Nord e l’espansione dell’oceano indiano ad Ovest. Infatti anche per i Cinesi ed i Giapponesi queste terre erano definite come Nanyang, I mari del sud, a indicare le isole e le terre che si estendevano verso ovest oltre l’oceano del Mare Cinese meridionale ed ad indicare che potevano essere raggiunte solo via mare.
“Persino l’aver adottato delle fedi provenienti da lontano (islam, cristianesimo e buddismo) non eliminarono il tratto distintivo di una regione definita unicamente da fattori naturali. Le barriere montagnose che si stendono a Nord e il mare tutto intorno assicuravano che mentre la regione era senza fine coinvolta nei traffici e negli scambi di terre, merci ed idee nel suo interno, le invasioni via terra fossero poche e le migrazioni dall’esterno graduali.”
(Anthony Reid “Charting the shape of early modern southeast asia ”)
Erano le terre dove crescevano le spezie che tutta l’Europa dell’epoca consumava e che fecero ricca prima Venezia, poi le potenze europee; le spezie e terre note anche ai tempi di Roma, ai tempi del geografo egizio Tolomeo attraverso i commerci dei mercanti arabi e persiani, Chersonesus aurea; le spezie che venivano largamente consumate in Cina e Giappone.
La lingua parlata nelle grandi città commerciali e multietniche, almeno come lingua franca, era come già detto il Malay. Come dice Anthony Reid in un suo libro:
“Fu perciò facile per lo schiavo di Sumatra di Magellano essere immediatamente compreso quando parlava con gli abitanti delle Filippine Centrali (Cebu) nel 1521
(Anthony Reid, Land below the winds)
Non si vuole qui fare la ricerca di un paradiso perduto per piangerne la sua scomparsa, o per lanciare invettive contro le brutture dell’imperialismo e/o del Capitalismo. E’ una ricerca personale su una terra che mi ha sempre affascinato sin dai primi giorni che vi ho messo piede, un lontano luglio del 1984.
Quale migliore inizio della ricerca delle origine di un nome e della sua esistenza nella storia ? Come già si comincia a delineare, è un luogo che è stato a lungo sepolto nella memoria, che è stato scoperto, dimenticato e riscoperto per essere dimenticato ancora una volta nei secoli, reinventato per mille occasioni, raramente dotato di una voce propria, mai completamente rimosso, non fosse altro che per una guerra che infiammò i cuori della mia generazione, o per la rampante presenza sul mercato globale di alcune sue economie.
Buon Viaggio