Il nuovo comandante Pornsak, appena dopo il suo insediamento, ha pensato bene di fare una visita di cortesia e di presentarsi all’esponente religioso musulmano thailandese più famoso da cui cerca una qualche collaborazione, a cominciare dalla lotta alla droga nel profondo meridione thailandese.
Come sostiene Don Pathan, «è un atto simbolico e niente meno che un atto di buona volontà» ma allo stesso tempo è anche un gesto di distacco dal passato del generale Piyawat che non ha lasciato un ricordo di sé come di una persona che ha lavorato per la pace nel Profondo Meridione Thai.
Il generale Piyawat Nakwanich si era distinto nel suo comando per aver ostacolato il processo delle zone di sicurezza sia con dichiarazioni sia con progetti che andavano direttamente in contrasto con i colloqui di pace con MARA Patani.
Anche il modo di parlare, lo stile diretto lo rendevano controproducente rispetto alla strategia della controinsorgenza, cosa di cui non si curava neanche.
«Nei giorni precedenti al suo pensionamento obbligato, Piyawat liberò in totale un migliaio di poliziotti e soldati per portare avanti un’azione di setaccio in due villaggi a Nong Chik, dopo un’imboscata ai danni di una pattuglia il giorno 11 settembre. Due soldati furono uccisi ed altri quattro feriti con il morale delle truppe che sprofondava.
Piyawat pose questi due villaggi sotto «area controllata» che permette alle forze di sicurezza di perquisire le case e di detenere chiunque loro credono. La cosa è durata quasi una settimana.
Accarezzò l’idea di incriminare anche le famiglie di presunti sospetti se le truppe avessero scoperto che stavano nascondendo degli insorti»
Il decreto di emergenza, attivo nel profondo meridione da decenni ormai, dà questo potere a Piyawat ma il risultato è che sul suo successore generale Pornsak resta il compito di raccogliere i cocci di quanto rotto finora con la popolazione locale che il governo thailandese vorrebbe portare dalla propria parte.
La gente aveva troppa paura di uscire di casa persino per pregare per paura di essere arbitrariamente arrestata, tanto che la Federazione degli Studenti e giovani di Patani, PerMAS, rispose inviando molti studenti nel distretto di Nong Chik .
«PerMAS, una rete studentesca per il diritto all’autodeterminazione emise una dichiarazione di condanna delle misure di sicurezza di Piyawat secondo basi umanitarie chiedendo anche la fine della legge di emergenza.
Questa legge permette la detenzione senza accusa formale o rappresentante legale per trenta giorni, e dà l’impunità completa alle forze di sicurezza della regione perché il perché il peso della prova è a carico dell’arrestato nel mostrare che la polizia ha agito con malignità»
A questa azione ci sono state risposte dei buddisti nazionalisti ed altre azioni di risposta dal mondo islamico con la conseguenza che il nuovo comando della IV armata deve provare a ricomporre un quadro di riconciliazione con la comunità Malay Musulmana.
Ricordando che i colloqui di pace sono di fatto bloccati, inizia ora il lavoro del facilitatore malese nominato dal primo ministro malese Mahathir.
Nuovo facilitatore malese entra nella zuffa dei negoziati di pace del Meridione Thailandese
Il primo ministro malese Mahathir Mohamed ha nominato un ex-capo di polizia Abdul Rahim Noor per facilitare i colloqui di pace tra il governo thailandese e MARA Patani, un’organizzazione ombrello di vari gruppi separatisti del profondo meridione thailandese di lingua malay.
Abdul Rahim con la suo parlare diretto e senza fronzoli conosce bene i problemi della sicurezza lungo la frontiera Malese Thailandese, perché nel 1989 riuscì a far terminare con un accordo di pace la guerriglia comunista del defunto Partito Comunista di Malaya.
Anche Mahathir non è un estraneo di questo conflitto separatista. Nel 2005 dopo essersi dimesso dal suo primo mandato da PM, Mahathir si avvalse dell’aiuto del’ex capo della polizia malese Norian Mai e dell’industriale Shazryl Eskay Abdullah per il processo di pace di Langkawi, un forum che mise insieme attorno ad un tavolo i generali della sicurezza Thai.
Rappresentanti del Consiglio della Sicurezza Nazionale Thailandese e del centro della sicurezza delle forze armate si incontrarono lì con gli anziani capi separatisti malay di Patani che non avevano alcun controllo sulla nuova generazione di militanti.
Ma come altre iniziative, sia prima che dopo di questa, il processo di Langkawi non riuscì ad avere trazione e scomparve quasi subito dai colloqui tra le parti di questo conflitto.
La nomina di Abdul Rahim come nuovo facilitatore ha trovato resistenze in Malesia. La figlia di Anwar Ibraim, la parlamentare Nurul Izzah, ricordò l’infame occhio nero che Abul Rahim procurò al padre venti anni prima.
Quando si parla di Abdul Rahim nel profondo meridione si parla anche dei fratelli Thanam, importanti capi separatisti del PULO deportati in Thailandia nel 1998, quando Abdul Rahim era comandante della polizia, cosa che ha lasciato una ferita aperta tra la comunità dei separatisti Malay di Patani ed il governo malese.
Mentre il contesto politico di questa insorgenza non è cambiato ed è ancora essenzialmente una lotta etnico-nazionalista, si aggira per la regione una nuova generazione di oscuri combattenti sotto il comando del BRN, Fronte di rivoluzione nazionale, colpendo le forze di sicurezza quasi secondo la loro volontà.
Non è ancora chiaro quanto Abdul Rahim comprenda la motivazione e l’ideologia del BRN. Dopo tutto quando era lui al comando lungo la frontiera era il PULO a dettare legge nel teatro della violenza, mentre oggi è il BRN.
L’intelligence militare thai sostiene di non escludere ancora il PULO; la rete del gruppo e la base di sostegno nella regione cresce stabilmente e potrebbe porre nel futuro un problema alla Thalandia.
Ma il compito principale al momento per i Thailandesi è spingere la dirigenza BRN a sedersi al tavolo dei negoziati con MARA Patani.
I thailandesi credono che l’anziano Abdul Rahim farà pressione sui capi del BRN per portarli al tavolo e che lui e Mahathir hanno meno di due anni per farlo prima che questo compito passi di mano ad Anwar Ibrahim.
Nessuno può indovinare come si comporterà Abdul Rahim con il BRN.
Ma fonti del BRN dicono che il movimento «non è pronto a confrontarsi direttamente con i thailandesi indipendentemente da chi sia il facilitatore»
Alcuni rappresentanti thai dicono di comprendere la ragione per cui i capi del BRN avevano rifiutato di entrare nei colloqui dicendo che era un approccio molto «illiberale» poiché si basavano sulla semplice assunzione che i colloqui con MARA Patani avrebbero alla fine attratto la partecipazione del BRN.
«Non si può costringere la gente alla pace» ha detto un ufficiale della sicurezza thai che lavora nella zona. «I capi del BRN si devono sentire abbastanza fiduciosi da sedersi al tavolo e che devono credere di riuscire a conquistare qualcosa con i colloqui»
A parte i cambiamenti a Kuaka Lumpur anche Bangkok pensa a dei propri cambiamenti.
Si parla di sostituire il generale Aksara Kerdpol, capo delegazione dei militari thai ai colloqui di pace, con qualcuno «capace di gestire» Abdul Rahim.
Si è parlato del generale Akanit Muensawas, generale in pensione che lavorò negli anni 80 alla sicurezza della frontiera quando c’era Abdul Rahim.
Entrambi si incrociarono in quegli anni quando avevano il compito di porre fine all’insorgenza lungo la frontiera thai-malese.
Alla fine Abdul Rahim portò l’insorgenza comunista ad un armistizio, mentre Akanit scomparve piano piano dalla scena mentre i ribelli malay di Patani deponevano le armi dopo un programma di amnistia totale.
Alcuni combattenti tornarono nei loro villaggi, altri ricevettero asilo nei paesi del nord Europa, in Malesia ed Indonesia.
Ma dieci anni dopo, mentre Thaksin Shinawatra stava per diventare primo ministro, una comparve sulla scena nuova generazione di militanti malay di Patani, riprendendo la strada che la precedente generazione aveva lasciato.