Il Consiglio Nazionale per la Pace e l’Ordine, NCPO, spiega che convocare le persone per modifica delle attitudini e per detenzione è porta avanti in accordo alla legge.
Dico NCPO perché questa spiegazione è ripetuta da chiunque da capo fino al portavoce. In risposta alle voci crescenti di opposizione nella società, il portavoce afferma ancora che NCPO non fa selezioni nell’uso di questa “legge”. Indipendentemente da chi sei o qual’è la tua idea politica, se crei confusione, se ti opponi alla mappa definita dal NCPO, o se sei un pericolo alla riconciliazione nazionale, allora sarai convocato per modifica delle attitudini e per la detenzione.
Sono confuso dalla spiegazione del NCPO. So molto bene che NCPO, che occupa la posizione del governante, forse applica la legge in modo fermo e senza discriminazioni. Ma a confondermi è se gli ordini del NCPO, specialmente quelli che sono emessi secondo l’articolo 44 che permettono l’arresto per la modifica delle attitudini, siano o meno “legge”.
Cosa è legge? Tanti anni fa, un famoso professore di legge pose la domanda sulla differenza tra gli ordini dello stato e gli ordini dei malavitosi. Non diede una risposta diretta. Invece fece un’implicazione che non ci sono differenze e si riferì ad un docente francese che secondo lui condivideva la stessa idea.
Per fortuna non sono professore di legge. Condivido però quella di un cittadino comune che crede ci siano differenze importanti tra gli ordini dello stato e gli ordini dei malavitosi. Non ci si può assolutamente confondere e farne una cosa sola.
Prima cosa, la legge deve avere il consenso di quelli che sono i soggetti della sua applicazione. Uso la parola consenso per differenziarla dal semplice permetterne l’applicazione. Il pugno grande del capo dei malavitosi potrebbe costringere chi sta sotto ad accettarne gli ordini sena alcuna possibile evasione. Ma chi sta sotto potrebbe non acconsentire. Il consenso perciò è il fattore più importante nel differenziare gli ordini dello stato agli ordini di un malavitoso.
Difatti, se il capo di una banda emette spesso ordini a cui i suoi uomini non acconsentono, essi possono ribellarsi e spostare il loro sostegno ad un nuovo capo. Perciò gli ordini di un malavitoso devono più o meno basarsi sul consenso. Ma consideriamo i processo di cambiare la figura del capo. Quando i suoi uomini gli ritirano il consenso, si ribellano e lottano anche versando sangue per espellere il vecchio capo.
Uno stato che operi come una banda di malavitosi non può sostenersi all’infinito. Un tale stato perde costantemente il potere di produzione a chi usa la forza per andare il potere. Alla fine cadrà. Si guardi alla storia. Molti stati sono caduti perché sono dei regimi malavitosi. Alcuni dicono che Ayuthhaya verso la fine fosse uno di questi, ma se sia vero o meno non ne sono sicuro.
Il consenso nello stato moderno viene dal sistema democratico e dai meccanismi sociali, politici, economici e culturali che aiutano la popolazione a fare decisione informate e libere. Questo comunque non vuol dire che le leggi degli stati antichi fossero completamente prive di consenso.
Gli stati antichi aderivano alla legge divina nel fare le leggi. Emettevano le leggi secondo le idee di giustizia che erano ritenute universali in quel tempo (come le leggi romane). Erano emesse secondo regole ritenute inviolabili perché erano l tradizione, o nel caso della Thailandia, i regnanti affermavano che le leggi seguivano il dharmasastra. La gente credeva, o era costretta a credere, che queste regole erano benevole in perpetuo. Alcuni della magistratura oggi credono ancora a questo, riducendo l’importanza di un accordo unificato sulla legge.
Simultaneamente chi governava gli stati antichi emetteva altri ordini senza cercare il consenso del governato. Affermavano che si trattava di estensioni del dharmasastra o di altre regole universali, in parte vero e in parte falso. Visti dal punto del lungo periodo, la sicurezza degli stati antichi non era paragonabile a quella degli stati moderni.
Al momento la Thailandia ha una costituzione, una però che fu promulgata da una giunta e la si ritiene “temporanea”. Anche se ci sono alcuni principi moderni delle regole thai di governo, riconoscendo ad un livello i diritti e le libertà dei cittadini, questa costituzione contiene l’articolo 44, che equivale ad avere un’altra costituzione che si sovrappone. La giunta può fare tutto senza dover considerare le cose stabilite nelle altre leggi. Possono persino cambiare la forma di governo a qualunque cosa desiderino. Perciò l’articolo 44 non è solo una minaccia alla sicurezza degli individui ma anche una minaccia allo stato.
Sono cosciente che costituzioni di tante altre giunte contenevano questo tipo di articoli, ma le altre giunte l’hanno usato con molta discrezione. Tali misure cancellano la differenza tra ordini dello stato e ordini di malavitosi, e nel fare così distruggono la legittimità dello stato. La giunta attenta, invece, alle fondamenta dei loro ordini su altri articoli della costituzione. L’articolo 44 è un potere particolare, come un dessert saporito. Se si esercita spesso l’articolo 44, come ingozzarsi con un dessert, si consumerà presto. Quando la giunta decise di revocare la legge marziale ed usare invece l’articolo 44, pensai “bene”. La legge marziale è tata usata per tanto tempo in Thailandia. Benché non ci fosse un consenso diffuso alla legge marziale, il suo uso era un po’ considerato un destino, come la pioggia o il sole. Se piace o meno, la pioggia deve cadere ed il solo brillare. Ma l’articolo 44 non è così e non si può usarlo al posto dell’autorità della legge marziale perché attacca troppo il consenso delle persone. Quando perciò la giunta prese questa decisione, pensai “bene”. In che senso sia questo “bene”, traete voi stessi la conclusione.
Il secondo punto è che è possibile che gli ordini di uno stato siano leggi. Questi ordini devono possedere una chiarezza tale che sia evidente cosa costituisce una violazione e non c’è il bisogno di un giudizio individuale. Ma date un’occhiata all’ordine della giunta, secondo l’articolo 44, che dà l’autorità di arrestare e detenere individui. Quanto chiaro è questo ordine? Individui che creano confusione, che fomentano conflitti, o che sono un pericolo alla riconciliazione o al percorso della giunta possono essere arrestati e rinchiusi per modifica delle attitudini. In aggiunta alla mancanza di chiarezza sulla natura del reato, la questione se sia avvenuto un reato è affidata interamente alla considerazione del giudizio di chi detiene il potere. Quindi l’applicazione può solo essere selettiva.
Anche se il portavoce e il capo ella giunta sostengono che l’ordine non sia applicato selettivamente (questa è un’altra importante caratteristica della legge), qualunque sia la loro intenzione, non c’è modo di evitare che lo sia nella pratica. Questo ordine con grande certezza non è una legge. La sua ambiguità e mancanza di chiarezza fa si che sia l’umore del capo del NCPO il solo criterio ultimo di applicazione.
Il terzo punto è che perché un ordine diventi legge, chi è punito secondo quell’ordine debba essere esaminato secondo un processo giuridico riconosciuto. L’arresto e la detenzione di individui secondo l’ordine del NCPO si fa sulla base di un’accusa del capo del NCPO o di un individuo assegnato dal capo per compiere questo dovere. Questo equivale al giudizio e alla condanna da parte dell’accusatore. Questo non appartiene a nessun processo giudiziario riconosciuto. Questo non si differenzia affatto dal giudizio e dalla condanna da parte del capo di una banda di malavitosi.
Cosa comporta un processo giudiziario riconosciuto? Vorrei prima reiterare che persino gli stati antichi accettavano in via di principio questo processo, anche nel caso che il processo non era rigoroso come lo è ora e non c’era nessuno che lo esaminava da fuori.
Un processo giuridico riconosciuto richiede:
L’identità dell’accusatore deve essere pubblica e deve fare l’accusa esplicitamente. Deve dimostrare quale legge ha violato e in che modo.
L’accusato deve avere il diritto a proteggersi con un difesa, di portare prove che confutino quelle dell’accusatore. Nei vecchi tempi, l’accusato aveva dirito a mettere in dubbio chi l’accusava anche attraverso il fuoco. Sono questi diritti inalienabili dell’accusato che persino gli stati antichi riconoscevano.
Accusatore e accusato devono accettare la decisione di una persona neutra che fa da giudice, che deve essere neutrale. Non è che non deve essere semplicemente non influenzato da pregiudizi sociali, di classe, politici etnici o culturali che possono spingerlo verso una parte. Il giudice deve aderire strettamente al processo di indagine di un caso, la procedura. Questa è una corazza protettiva efficiente di indagine su un caso anche contro il personale pregiudizio. Negli stati antichi lo si lasciava alle cerimonie alcune delle quali si usano ancora nei tribunali. Anche la sentenza e la pena devono aderire strettamente alla legge.
Un processo giudiziario diventa accettabile per essere seguito ad ogni passo. Devono essere aperti al pubblico. Inoltre il sistema politico e sociale possono creare altri meccanismi er monitorare e quindi migliorare il processo giudiziario.
Per questa ragione gli ordini della giunta non sono leggi. Il contenuto non è legale. L’applicazione non è legale. Il processo non è legale. Affermare che la legge è usata in modo non selettivo non la rende legale, perché come detto prima il contenuto implica che il suo uso non può che essere selettivo.
So bene che un numero on insignificante di cittadini thai pensano che qualunque cosa si annunci sulla Gazzetta Ufficiale Reale sia legge. Essa è un tipo di libro. Ha un editore che però ha meno potere decisionale di un editore di libri ordinari perché non può fare il ruolo di un editore. La funzione della Gazzetta Ufficiale Reale è di radunare, diffondere e preservare gli ordini dello stato. Ma dato che gli ordini dello stato potrebbero non essere differenti da quella di una banda di malavitosi come detto dal professore di legge … gli ordini dello stato che sono contenuti in quel libro potrebbero non tutti essere leggi.
Quando si parla di governo della legge, no ci riferiamo ad uno stato che governa con la gazzetta ufficiale, ma ad uno stato che governa in accordo alla legge, o come si dice in inglese, il governo della legge, non attraverso le leggi.
L’esercizio del governo della legge non è il governo attraverso ciò che p scritto sulla Gazzetta Ufficiale Reale.
Forse causerò un po’ di confusione in alcuni lettori. Devo confessare che se è così, mi fa piacere. Se si crede che ciò che sta scritto nella Gazzetta Ufficiale reale sia legge, allora si è davvero confusi. Una volta che sono confusi, cominceranno la ricerca di ciò che è vero e corretto. Alla fine forse giungono ad un punto che potrebbe differire dal mio, decidendo forse che è corretto quello che è scritto dentro la Gazzetta Ufficiale Reale. Ma avere un ragionamento è sempre meglio di avere un credo che non fa pensare.
Tale confusione è l’inizio della conoscenza. Non è certamente un crimnine.
Nidhi Eoseewong (traduzione di Tyrrell Haberkorn), Prachatai.org