Aiuto umanitario nel Myanmar: non sia preda dei militari

La giunta militare birmana vieta ai giornalisti internazionali di accedere alle aree devastate dal grave terremoto, che ha scosso il Myanmar centrale il 28 marzo scorso, adducendo la mancanza di servizi essenziali come acqua, elettricità e abitazione.

In una situazione politica che vede gravi restrizioni ai giornalisti del posto, questo divieto di accesso ai giornalisti stranieri pone dei gravi dubbi sulla trasparenza della risposta dei generali birmani e su quanto grave sia la crisi umanitaria, sapendo bene che la giunta birmana ha sempre ostacolato l’invio di aiuti umanitari al di fuori dei territori che controlla.

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Nel frattempo il governo ombra dei deputati birmani eletto nel 2020, NUG o Governo di unità nazionale, ha invitato ad un cessate il fuoco di due settimane per portare avanti le operazioni di salvataggio dell’emergenza per le vittime del terremoto. Di contro le forze aeree dei generali birmani continuano a bombardare le aree liberate.

Allo stesso tempo il NUG ha promesso di impiegare il personale del Movimento di Disobbedienza Civile per gli sforzi di salvataggio nelle aree controllate dalla giunta se quest’ultima garantirà la loro sicurezza e libertà. Il NUG ha allocato 1 milione di dollari per queste operazioni.

Il movimento di disobbedienza civile è fatto di professionisti, tra cui molti lavoratori della sanità, che lasciarono il proprio lavoro all’indomani del golpe e sono a rischio di persecuzione ed arresti.

Si tenga presente che gli ospedali a Mandalay, Naypyidaw sono allo stremo sia per i posti che per il personale che manca.

Il terremoto ha ulteriormente approfondito la crisi umanitaria nel paese a causa della guerra civile che imperversa sia a causa della cattiva gestione economica del dopo golpe: un terzo della popolazione civile richiede aiuto umanitario.

Il NUG si è detto disponibile a lavorare con le organizzazioni internazionali per creare campi di trattamento medico e di sicurezza, vie di trasporto sicure e assicurare la sicurezza nelle aree gestite dal NUG.

La giunta birmana sarà almeno disposta a non bombardare le aree civili oppure vorrà gestire tutti gli aiuti umanitari per le zone da lei controllate?

Ad essere preoccupati che l’aiuto internazionale possa servire a finanziare le casse del governo birmano sono anche 265 organizzazioni della società civile che conoscono bene il disprezzo che i generali birmani hanno per la vita umana che li rende “inadatti a presiedere l’aiuto e più importante ancora la loro volontà di manipolare ogni risposta umanitaria”.

Nella dichiarazione che traduciamo in seguito apparsa su Progressive Voices, le ONG hanno ricordato come nel 2008 i precedenti regimi ostruirono l’assistenza umanitaria dopo la devastazione del Ciclone Nargis.

Nel 2023 accadde lo stesso in occasione del ciclone Mocha negando alle organizzazioni umanitarie di poter istruire le popolazioni dislocate prima dell’arrivo del ciclone.

Che l’ aiuto umanitario per il Myanmar non sia preda della giunta militare

Noi, 265 organizzazioni firmatarie della società civile del Myanmar, regionali e internazionali, esprimiamo il nostro più profondo dolore per le comunità del Myanmar e della Thailandia devastate dal terremoto del 28 marzo 2025.

Mentre il Myanmar vede ancora un’altra crisi umanitaria nel mezzo della campagna di terrore che si intensifica della giunta militare contro il popolo del Myanmar, è imperativo che la comunità internazionale mobiliti immediatamente risorse e indirizzi i soccorsi di emergenza ai sopravvissuti e alle comunità colpite dal terremoto.

Questo deve essere incanalato attraverso i gruppi di comunità locali e personale in collaborazione con il NUG, le organizzazioni di resistenza etniche e la società civile.

Sottolineiamo che questi sforzi di soccorso per i disastri, attraverso qualsiasi partner attuatore, non devono essere sfruttati, manipolati o usati come arma dalla giunta militare per il suo guadagno politico e militare.

Il terremoto di venerdì, di 7,7 di magnitudo e il più devastante della regione in quasi 70 anni, ha causato oltre 2500 vittime confermate lasciando le comunità del Myanmar in frantumi, case e strutture religiose distrutte, e decine di migliaia di civili in pericolo.

Con gli ospedali sovraccarichi, ponti e strade collassate e scosse di assestamento che minacciano altra distruzione, è cruciale un’assistenza umanitaria immediata e priva di impedimenti.

Aree colpite dal terremoto includono Sagaing, Mandalay, Magwe e Bago, Stato Shan orientale e meridionale e Naypyidaw. Molte di queste aree sono sotto il controllo effettivo e l’amministrazione del NUG, degli eserciti etnici e delle forze di difesa popolare.

Nelle aree colpite, sia sotto il suo controllo che sotto quello della resistenza, la giunta cercherà di usare gli aiuti come arma per attaccare e far leva sui movimenti di resistenza. La storia del Myanmar ci mette in guardia sui pericoli di incanalare gli aiuti attraverso la giunta militare.

Maha Myat Muni Pagoda Mandalay, Myanmar, 28 March 2025 EPA-EFE/STRINGER

Durante il ciclone Nargis del 2008, l’allora regime militare ha cinicamente utilizzato i soccorsi per manipolare i risultati del suo finto referendum. Gli aiuti internazionali sono stati ostacolati nell’ingresso nel Paese e negati ai sopravvissuti disperati per costringerli a votare a favore della costituzione elaborata dai militari in cambio degli aiuti: tutte misure impiegate per garantire il proprio controllo e l’ingerenza nella politica.

Molti volontari locali del movimento democratico sono stati arrestati e imprigionati dal regime per aver tentato di fornire assistenza. Questo ha ritardato pesantemente l’assistenza critica e ha causato un gran numero di vittime tra i civili. Una volta che gli aiuti sono stati finalmente autorizzati a entrare in Myanmar, il regime militare e i suoi funzionari li hanno dirottati e utilizzati in modo improprio per guadagni personali e politici, anche a beneficio di circoscrizioni elettorali legate al regime.

Questo è solo un esempio della grottesca manipolazione della sofferenza umana da parte dei militari del Myanmar per consolidare il potere politico e il profitto personale.

Il modello di sfruttamento degli aiuti da parte dei militari persiste ancora oggi, come dimostrano l’ostruzione e la manipolazione da parte della giunta degli sforzi di soccorso in risposta ai recenti disastri naturali, in particolare il ciclone Mocha nel 2023 e il tifone Yagi nel 2024, e l’incessante commissione di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità contro i civili in tutto il Paese.

Anche dopo il terremoto di venerdì, la giunta militare ha ripetutamente bombardato le aree civili di Chaung U Township nella regione di Sagaing, di Phyu Township nella regione di Bago e di Naung Cho Township nel nord dello Stato Shan – aree sottoposte alla dichiarazione illegittima dello stato di emergenza per la gestione dei disastri naturali.

All’inizio di questo mese, la giunta aveva già chiuso sette ospedali privati a Mandalay in seguito all’accusa di aver impiegato operatori sanitari del Movimento di Disobbedienza Civile, limitando gravemente la capacità sanitaria di Mandalay, ora dilaniata dal terremoto.

In questo contesto, la giunta ha sistematicamente imposto per anni la chiusura di internet e delle linee telefoniche, insieme a un aggressivo giro di vite sull’uso delle VPN, limitando in modo significativo il flusso di informazioni sulle devastazioni in Myanmar e ostacolando gli sforzi di risposta alle emergenze.

L’insensibile disprezzo della giunta per la vita umana, anche di fronte alla diffusa devastazione del terremoto, sottolinea la sua inadeguatezza a supervisionare gli aiuti e, soprattutto, la sua volontà di manipolare qualsiasi risposta umanitaria.

In questo momento critico, accogliamo con favore l’annuncio del NUG di una pausa di due settimane nelle operazioni militari offensive nelle aree colpite dal terremoto, a partire da oggi. Tuttavia, la giunta militare ha continuato a lanciare bombe nelle zone terremotate di Pauk Township, nella regione di Magwe, fino a questa mattina.

Confidiamo nell’aiuto delle Nazioni Unite e dell’ASEAN per garantire che la giunta cessi tutte le offensive militari, in particolare l’arresto immediato degli attacchi aerei in corso.

Mentre le comunità di tutto il Myanmar si mobilitano per sostenersi l’un l’altra in mezzo alla devastazione, chiediamo alle agenzie ONU, al Centro di coordinamento ASEAN per l’assistenza umanitaria per la gestione dei disastri (Centro AHA), ai Paesi vicini, alle organizzazioni internazionali e alla comunità internazionale in generale di collaborare direttamente con le parti interessate legittime del Myanmar – in particolare il NUG e gli ERO – e con la società civile per garantire che gli aiuti non siano ostacolati, manipolati o strumentalizzati dalla giunta.

Gli aiuti possono e devono raggiungere senza indugio i sopravvissuti al terremoto e le comunità colpite attraverso i canali di confine, che si sono dimostrati i più efficaci.

La rapida attivazione dei Comitati di coordinamento delle operazioni di emergenza da parte del NUG dopo il terremoto dimostra la sua prontezza e capacità di guidare gli sforzi di soccorso in collaborazione con i partner etnici e comunitari.

Lodiamo le risposte tempestive e d’impatto a questo disastro, in particolare attraverso gli sforzi di finanziamento collettivo, anche da parte del NUG e dell’Unità di coordinamento della risposta al terremoto in Myanmar, composta da organizzazioni della società civile del Myanmar, che hanno già fornito un sostegno essenziale alle comunità colpite.

Ricordiamo ancora una volta alla comunità internazionale, in particolare alle agenzie umanitarie, che l’assistenza umanitaria deve essere guidata dai principi di umanità, neutralità, imparzialità, non nuocere e indipendenza operativa.

La Squadra Paese delle Nazioni Unite deve incarnare pienamente questi principi nella sua azione, ricordando le dure lezioni apprese dai precedenti impegni in materia di aiuti con la giunta militare e i passati regimi militari.

La risposta ai disastri di quest’ultima catastrofe deve privilegiare la collaborazione con le parti interessate che hanno un valore comprovato per la vita, la sicurezza e il benessere della popolazione del Myanmar – il NUG, gli ERO e la società civile – e allo stesso tempo impedire attivamente alla giunta di ostacolare o sfruttare la fornitura di aiuti.

In caso contrario, si aggraverà la già grave crisi umanitaria e si garantiranno ulteriori abusi da parte di un organismo illegale noto per la sua attiva distruzione di vite umane.

Esortiamo l’ONU, i Paesi limitrofi e la più ampia comunità internazionale a ricordare la dolorosa storia del Myanmar di manipolazione degli aiuti da parte dei militari in tempi di disastri naturali e ad agire con determinazione per proteggere le comunità colpite e vulnerabili dallo sfruttamento e da ulteriori sofferenze.

Il popolo del Myanmar merita aiuti che allevino le sofferenze, non aiuti armati contro di lui.

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