Alcuni bambini soldato sono stati uccisi tra i 32 combattenti stranieri, come mostrano le immagini rilasciate ad un esperto filippino, lo scorso anno, durante la battaglia di Marawi.
Furono uccisi oltre 1200 persone, in gran parte militanti, nella battaglia durata cinque mesi tra le Forze Armate Filippine ed i gruppi legati al Califfato Islamico nella città meridionale filippina di Marawi, che finì ad ottobre 2017.
Il gruppo Maute ed Abu Sayaff tennero ostaggio Marawi con lo scopo di creare uno stato islamico nel Sudestasiatico. Quella battaglia distrusse in modo profondo la dinamica e vibrante città islamica di Marawi, la sola ad essere così chiamata nelle Filippine.
Sia durante che dopo la battaglia comparvero articoli sui bambini soldato che combattevano insieme ai militanti. Agli inizi dei combattimenti, truppe filippine furono prese di sorpresa dagli attacchi di bambini soldato che all’inizio furono creduti innocenti.
I militanti a Marawi erano aiutati da combattenti stranieri, indonesiani e malesi in maggioranza, sebbene alcuni avessero detto dell’esistenza di yemeniti, sauditi e ceceni.
Pubblicata la Lista parziale di combattenti stranieri del ISIS
Non è chiaro quanti siano stati i combattenti stranieri coinvolti nella battaglia di Marawi, ma un esperto filippino di terrorismo ha rivelato una lista semiufficiale e parziale di militanti stranieri incluso alcuni bambini soldato uccisi a Marawi.
Citando un’informazione su una diapositiva datagli dai militari filippini, Rommel Banloi, presidente del Philippine Institute for Peace, Violence and Terrorism Research, ha detto al The Defence Post che a Marawi erano stati neutralizzati 32 militanti stranieri.
Banloi ha presentato questa informazione lo scorso mese in un simposio sulla sicurezza a Kuala Lumpur.
Nonostante i media avessero seguito questo evento, la presentazione di Banloi è sfuggita ai media.
Mentre si parlava di 32 combattenti stranieri uccisi, la diapositiva ne elencava soltanto 16, senza alcun riferimento all’età, nazionalità o ad altre informazioni sul come e quando erano stati uccisi.
Minorenni malesi nelle Filippine
Due dei presenti nella lista, Jamil e Akmad Bin Amin Baco, sembrano essere minorenni. Sull’ultimo Akmad Bin Amin Baco c’è la conferma che è un giovane dello stato malese di Sabah.
Le imprese del ragazzo malese Akmad, il cui nome reale era Ahmad Malqasi, sono elencate in un articolo dell’autore sul Free Malaysia Today.
Akmad Bin Amin Baco (Akmad, figlio di Amin Baco) aveva 11 o 12 anni quando lasciò la casa di Tawau a Sabah per viaggiare nel meridione delle Filippine agli inizi del 2015 nonostante la pesante presenza della sicurezza.
Secondo Lordvin Acopio, un ostaggio detenuto dai militanti a Marawi, Akmad e suo padre Amin spesso combattevano insieme in prima linea contro le truppe filippine.
L’ispettore generale della polizia malese Fuzi Harun confermò che Amin Baco, un ex-membro del gruppo fuorilegge Darul Islam Sabah che si nascondeva da anni nelle Filippine meridionali, ritornò a Tawau per prendere Ahmad Malqasi prima di portarlo a Mindanao nel 2015 o 2016.
Non si conoscono l’età e la nazionalità di Jamil ma dall’immagine si evince che era un ragazzo.
I combattenti stranieri chiaramente adulti presenti nella diapositiva sono Mahmud Ahmad, Muhammad Joraimee Awang Raimee, Jabir, Abu Ayas, Ali Al Amin (conosciuto anche come Paalam o Abu Faisal), Abu Muslim, Al Ikhwan Yushel, Abu Jais, Yoki Patrama Windyarto (Mohajir), Abu Ezza/Aisa, Salem, Khalid e Wahed.
Banloi ha fatto capire di avere una lista completa del 32 combattenti stranieri con altri bambini soldato forse. Alla richiesta di qualche spiegazione sui restanti sedici ha detto: “E’ la sola diapositiva che sono autorizzato ad usare in pubblico”
Una fonte della sicurezza malese ha detto al The Defense Post che prima di ora non era mai stata divulgata una lista di combattenti stranieri uccisi a Marawi.
“Forse è la prima lista totale emessa dai militari filippini e resa pubblica sebbene in modo indiretto”
The Defence Post ha chiesto alla polizia malese un commento che però deve ancora arrivare. Ma lo scorso anno la polizia disse in modo ripetuto che essi stessi non avevano ricevuto conferma ufficale dalle Filippine su molte questioni compreso la morte di militanti malesi.
A gennaio il Manila Times riportò di migliaia di bambini, compresi minori apolidi di Sabah, che avevano passato la frontiera marittima unendosi ai gruppi militanti nelle Filippine Meridionali. Il capo della polizia di Sabah allora smentì quel rapporto.
Il ricercatore malese del terrorismo Munira Mustaffa è scettico sul rapporto di bambini apolidi di Sabah che spesso hanno legami filippini combattenti a Marawi.
“I media filippini hanno la tendenza ad assumere che una qualunque persona senza documenti nella regione di Mindanao sia di Sabah. L’altra possibilità è che possano essere solo assunzioni o esagerazioni”
I cuccioli del Califfato
Munira ha detto che una ragione per cui si reclutano soldati bambino è di incoraggiare i sostenitori sia locali che stranieri a mandare i loro figli ad essere indottrinati.
“Forse provano a copiare il modello dei leoncini del Califfato, o anche il modello indonesiano della Jemaah Islamiyah” dice Munira. “Credo che il modello dei leoncini del ISIS sia il più forte considerando la loro rete, ideologia e affiliazione”.
Nel frattempo i gruppi militanti hanno usato vari metodi per reclutare i bambini del posto come corrompere i genitori o rapirli dalle loro case.
L’analista Pawel Wojcik dice che i bambini soldato sono importanti per ogni affiliato del Califfato Islamico a causa della potenzialità di trasformarli in guerrieri duri e dedicati al Jihad.
“E’ simile al modello dei “Piccoli del Khilafah” che abbiamo visto nel Medio Oriente negli ultimi anni. Nelle Filippine meridionali la maggioranza di loro sono familiari dei jihadisti, ma quando si arriva alla provincia di Maguindanao, l’emiro dello IS dell’Asia Orientale, Abu Dar, ha reclutato i bambini per combattere insieme ai militanti IS pagando dei salari mensili” dice Wojcik. “La più espansa strategia dei giovani sembra che si stia applicando dalla regione di Abu Dar aquella di Abu Turayfie, cioè Lanao, Cotabato e General Santos”.
Wojcik ha dato a The Defense Post immagini di chiari soldati bambino ricevuti dai canali di comunicazione ISIS filippini.
Dice che due delle immagini sembrano mostrare bambini soldato a Sulu e Basilan, il luogo della bomba suicida ad un posto di blocco militare del 31 luglio, mentre il resto mostra bambini nella battaglia di Marawi.
Una delle immagini mostra militanti in preghiera in una giungla e fu fatta circolare dopo la bomba di Basilan. Esperti ed analisti hanno affermato che un bambino ed un uomo sembrano avere parvenze fisiche mediorientali sebbene questo non significhi che necessariamente siano del Medio Oriente.
Appena dopo la bomba, ISIS reclamò, attraverso la loro agenzia di notizie Amaq, che un militante marocchino, Abu Khatir Al-Maghribi, era l’autore dell’operazione suicida al posto di blocco filippino e rilasciò una foto.
I militari filippini all’inizio negarono la presenza straniera nella bomba di Basilan, ma il ministro della difesa Delfin Lorenzana poi ammise che un marocchino alleato del gruppo di Abu Sayaff era molto probabilmente l’autore dell’attentato.
The Defense Post ha contattato l’AFP per avere informazioni sui 16 nominati nella foto e sugli altri e sedici di cui mancano i dettagli, senza però ricevere risposta.
Due di quelli in lista, Dr. Mahmud Ahmad e Muhammad Joraimee, erano malesi, ma non si sono stabilite le nazionalità degli altri.
“La maggioranza di quei nomi sono nomignoli o solo i nomi propri” ha detto Banloi che presiede anche Center for Intelligence and National Security Studies.
La soppressione da parte filippina dell’informazione sui jihadisti
La studiosa Munira dice che la chiara mancanza di trasparenza da parte dei militari filippini sono attribuibili alla possibilità che provano a proteggere le fonti o se stessi.
“Possibile che provino ad evitare incidenti nazionali o internazionali che rischierebbero di farli apparire deboli o inefficaci” dice l’esperta. “Non discuterò queste possibilità considerando la narrazione su cui lavora ISEA di trasformare le Filippine meridionali in un centro e in operazioni di propaganda. I militari filippini potrebbero non volersi trovare allo scoperto per vari fattori di sicurezza.
Hanno soppresso notizie sul movimento jihadista del ISEA prima di ora fino a quando non è scoppiata Marawi. Sono conscia che ci sono persone critiche che assumono che i militari filippini stanno negando o coprendo i propri fallimenti. Bisogna stare attenti a tener conto di possibili ragioni di sicurezza e di intelligence nazionale di cui non si parla esplicitamente”
Munira dice anche che ci potrebbero essere alcune questioni locali come tensioni tra clan più piccoli e gruppi etnici ed il sospetto che hanno verso il governo centrale di Manila.
“Da quello che posso ricordare i militari hanno lavorato a provare a formare relazioni di comunità migliori, e ci sono tante problematiche in questo. Ci sono signorotti della guerra locale che potrebbero incrinare questi sforzi. Quindi forse AFP è forse troppo cauta con il flusso di informazione e quindi l’estrema compartimentalizzazione”
Zam YUSA, The Defence Post