La Thailandia ha visto amore e riverenza enormi dalla morte di Sua Maestà Re Bhumibol. Martedì, 40 giorni dopo, il governo militare del generale Prayuth ha condotto gli impiegati di tutto il regno a fare attività che includevano la promessa di fedeltà a tutti i re della dinastia Chakri, del passato e del futuro, e a cantare l’inno nazionale.
Per alcuni amore riverenza sono cose che devono essere mostrate ripetutamente per provarli agli altri. Amore e riverenza che richiedono ripetute manifestazioni sono comunque insicuri e fragili.
Settimane fa, il regime militare ha promesso di cercare l’estradizione di tutti i thailandesi che hanno criticato l’ultimo re o la monarchia. E’ passato un mese e nessuno è stato ancora estradato, in parte per il fatto che la maggioranza dei paesi occidentali, come la Francia dove alcuni hanno ricevuto lo status di rifugiato politico, non riconoscono la lesa maestà come crimine.
La ragione per cui il governo militare promette ancora in modo molto rumoroso di voler avere queste decine di persone estradate in Thailandia è diventata una dimostrazione per la pura utenza domestica dei monarchici e ultramonarchici a rafforzare l’affermazione dei militari a comandare amore e riverenza per la monarchia.
Ma nel perseguire con forza questi antimonarchici, il regime inavvertitamente ha contraddetto la sua spesso ripetuta osservazione che tutti i thai amano e riveriscono la monarchia senza eccezione.
Qualunque ombra o differenza tra quelli che amano e riveriscono totalmente la monarchia e quelli che si oppongono all’istituzione spesso vengono sepolte in una dimostrazione ripetuta di fedeltà.
Si prenda l’esempio dell’avvocato Karom Polpornklang che denunciò alla polizia che Orapim Raksaphol, conosciuto anche come Best, un ben pagato oratore motivazionale per i giovani, aveva diffamato la gente del nordest accusandola di non amare il re compianto.
E’ come, se non amare il re, sia peggio dell’essere un criminale e nessuno se non chi è in esilio lo riconoscerebbe pubblicamente.
Dalla mia esperienza personale, ci sono thai che né amano o riveriscono la monarchia e sono critici dell’istituzione, quando non la odiano. Ci sono anche thai che sono semplicemente indifferenti. A causa della legge draconiana di lesa maestà, devono semplicemente, comunque, nascondere i loro veri sentimenti se è chiesto loro qualcosa in pubblico.
Se uno non è pronto a vivere in esilio all’estero, o rischia di essere imprigionato, non è costruttivo ammettere di essere antimonarchico.
In un clima in cui essere antimonarchico è peggio di essere uno stupratore, e dove chiunque dice pubblicamente che tutti amano il re scomparso, la verità e l’onestà sono perse insieme a una sottile differenza.
Il lettore di legge della Università Thammasat Piyabutr Saengkanokkul, per esempio, fu di recente attaccato verbalmente per aver suggerito semplicemente ad un simposio a Parigi che la legge di lesa maestà non protegge più il re scomparso perché, come scritto, protegge solo il re, la regina, l’erede e il reggente viventi. Alcuni lo hanno accusato di invitare la gente ad attaccare il re scomparso.
Il copione o la narrazione che sottintende è che tutti i thai amano e riveriscono il re e chiunque si allontani dal copione sarà considerato come un non thai da metter sotto accusa o riportato in patria per scontare la pena se vive all’estero.
In una società aperta e libera, la Thailandia potrebbe mettere insieme persone che non sono emotivamente legate al re, persone che sono contro la legge draconiana della lesa maestà, e persone che sono contro la monarchia come persona o istituzione. Il clima attuale comanda che si debba amare e riverire il re, la gente buona, o devi assolutamente odiare la monarchia ed essere comunque antimonarchico, gente cattiva.
Un atteggiamento mediano, qualunque altra ombra o leggera differenza che esiste deve essere estirpata al prezzo della verità e dell’onestà.
Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish.com