Ci sono stati decenni di promozione della democrazia da parte di organizzazioni e donatori internazionali, ma l’ autocrazia e l’ antiliberalismo prevalgono ancora nel Sudestasiatico.
Il ritorno alla dittatura militare nel Myanmar, la sanguinosa guerra alla droga di Rodrigo Duterte nelle Filippine, le politiche identitarie in Indonesia e i frequenti golpe militari in Thailandia presentano delle nuove sfide agli agenti internazionali che cercano di sostenere la società civile e promuovere i diritti umani.
Etno-nazionalismo, persecuzione religiosa e l’appello emergente del governo dell’uomo forte sono i temi illiberali di punta nella regione e rafforzano uno spostamento verso lo stato autoritario.
Nel 2021 Freedom House classificava quattro paesi della regione come parzialmente liberi (Indonesia, Malesia, Filippine e Singapore) e sei come non liberi (Brunei, Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam). Solo Timor Leste era libera.
La pandemia del COVID-19 ha esacerbato sia le ineguaglianze che la repressione dello stato nel Sudestasiatico. Nel Myanmar, Filippine e Indonesia con le loro strutture sanitarie relativamente cattive, la pandemia ha messo in luce limitazioni nelle risorse dello stato e nella capacità del governo di soddisfare i bisogni dei loro cittadini.
Alcuni come Duterte nelle Filippine hanno cercato di espandere i poteri di emergenza e hanno ristretto le libertà democratiche. Filippine Myanmar e Indonesia non sono riuscite anche a mettere su delle risposte efficaci al virus che ha causato danni sulle popolazioni vulnerabili e rallentano drammaticamente la crescita economica.
In Thailandia l’esercito reale ha istituito altri ospedali da campo per fronteggiare la crescita dei casi, mentre la risposta del regime alle proteste popolari ha acceso vasta resistenza tra i militanti giovani e la società civile.
Timor-Leste col suo PIL procapite peggiore è riuscito a contenere il virus nel 2020 nonostante le strutture sanitarie insufficienti. Comunque si è dimostrato del tutto impossibile prevenire la trasmissione, e a Febbraio è stato individuato il primo caso di COVID-19 vicino la frontiera. Da allora sono stati individuati 983 casi e il 6 aprile il paese ha riportato la prima morte da COVID-19.
Nonostante la pandemia si sono tenute le elezioni in vari stati tra cui Singapore, Myanmar e Indonesia, mentre la Malesia tenne le sue elezioni a Sabah.
Invece che aprire la strada al governo a generazioni progressiste più giovani, le istituzioni elettorali hanno dimostrato la pervasività dell’ antiliberalismo e la tenuta dell’autoritarismo nella regione.
Nonostante gli sforzi decennali della comunità internazionale e della società civile cambogiana, Hun Sen continua a governare la Cambogia nella quasi impunità incarcerando chi lo critica, vietando i partiti di opposizione e orchestrando il presunto omicidio di dissidenti chiassosi.
Nel Myanmar il golpe militare di febbraio ha riportato le forze armate al potere cacciando il governo civile eletto. I militari hanno arrestato capi di opposizione e represso con violenza le proteste uccidendo oltre 800 persone continuando a giustificare le proprie azioni con le errate accuse di frode elettorale nelle elezioni del 2020.
Gli autocrati hanno brandito “innovazioni autoritarie” all’interno di democrazie come anche autocrazie per corrodere istituzioni e norme e spostare le loro società verso direzioni sempre più illiberali con la manipolazione delle elezioni, il controllo della rete, la repressione di media indipendenti e l’intimidazione dei critici.
Spesso i capi eletti dicono che tali tattiche renderanno le società più democratiche e non meno.
In Indonesia, Malesia e Filippine le democrazie elettorali hanno visto l’ascesa di populisti che promettevano la fine alla corruzione, maggiore applicazione della legge e politiche di immigrazione conservatrici.
Nelle Filippine Duterte divenne noto per la sua brutale lotta al crimine quando era sindaco a Davao. Da quando è divenuto presidente la sua guerra alla droga ha ucciso oltre 8000 civili e la sua amministrazione ha arrestato giornalisti e critici importanti tra cui la senatrice De Lima.
Persino l’Indonesia è diventata sempre più illiberale. Il presidente Jokowi si è appellato ai gruppi ed elettori islamici conservatori per salvare il proprio potere politico mentre metteva il bavaglio a media indipendenti ed arrestava critici importanti.
Proprio come non esiste una semplice correlazione tra democrazia e buon governo, non si può tirare una linea tra autoritarismo e governo cattivo. Oggi alcuni stati antidemocratici hanno un buon governo nonostante l’assenza di di diritti umani. Il Vietnam da partito unico si è dimostrato il più efficace al mondo nel contenere la pandemia mostrando maggiore trasparenza e più efficace lavoro da parte dei governi locali, secondo l’indice ONU di efficacia amministrativa PAPI.
Nel frattempo la quasi autoritaria Singapore è rinomata per la sua pulizia, infrastrutture di qualità e bassi livelli di corruzione. A paragone stati democratici come Indonesia e Filippine hanno dato risposte disastrose verso la pandemia.
Stati autoritari come Cambogia e Vietnam hanno trovato modi per cooptare la società civile approvando e restringendo aree di attività che ritengono pericolose per la sopravvivenza del regime. Nel 2017 la Cambogia espulse il personale del National Democratic Institute con accuse errate di violazione della “sovranità nazionale” della Cambogia. Di contro in Vietnam analoghe istituzioni sono riuscite a cooperare con rappresentanti locali su questioni meno sensibili che comunque hanno un impatto diretto sulla vita della gente ordinaria.
Persino in stati democratici come le Filippine le organizzazioni della società civile sono vulnerabili alle pressioni statali e si trovano in contrasto spesso con un governo illiberale con i critici di Duterte che spesso diventano obiettivi.
Il documento in allegato propone di osservare la responsabilità dei governi nel coprire la divisione crescente tra democrazie fallaci e sempre più sofisticato autoritarismo. Possiamo misurare la responsabilità del governo esaminando un’abilità dello stato a rispondere alle richieste e bisogni dei cittadini, che siano risorse sanitarie fondamentali per contenere la pandemia, o strutture fisiche come strade e acqua potabile, o maggiore trasparenza dei funzionari statali.
Osservare la responsabilità dei governi ha importanti implicazioni per coloro che cercano di identificare partner di società civile che possano migliorare il governo locale mentre in generale sostengono democrazia e diritti umani.
La responsabilità dei governi può rafforzare le ONG a chiedere maggiore trasparenza e beni pubblici da stati illiberali.
La svolta autoritaria del Sudestasiatico e l’ antiliberalismo radicato richiedono ai donatori stranieri di ripensare i modi con cui si rapportano alla società civile di fronte alle nuove sfide.
Hunter Marston, NEW MANDALA