La crisi nella penisola coreana sta raggiungendo il suo apice. Il leader Nordcoreano Kim Jong Un, ha minacciato di lanciare un attacco agli USA e alla Corea del Sud usando “armi nucleari più piccole, più leggere e diversificate”. E’ all’opera un tentativo diplomatico tra le parti in causa per alleviare la situazione tesa.
Tutti i principali attori, come la Corea del Nord e quella del Sud, gli USA, la Cina e il Giappone, sono membri del Forum Regionale dell’ASEAN (ARF), una piattaforma per una discussione sulla sicurezza creata nel 1994. Mentre l’ASEAN è stata entusiasta nel voler giocare un ruolo chiave nella politica regionale, specialmente in vista del proprio piano di costruzione di una propria coomunità da costruirsi a partire dalla fine del 2015, è rimasta silenziosa sulla situazione che peggiora drammaticamente nella penisola coreana.
Non ci sono state dichiarazione della presidenza di turno dell’ASEAN, il Brunei, sul come convincere la Corea del Nord a lasciar andare la propria politica aggressiva che ha destabilizzato la pace regionale. Invece Byung Koo Choi, ambasciatore coreano in Brunei, ha dovuto porre la questione al presidente di turno dell’ASEAN richiedendo il suo intervento dal momento che l’ASEAN è sempre stato un amico per tutti i paesi nella crisi.
Inoltre l’ASEAN ha il suo proprio meccanismo di sistemazione delle dispute che potrebbe essere impiegato come parte di una diplomazia preventiva. E’ vero che questi meccanismi potrebbero anche non funzionare come visto nel caso della questione di frontiera tra Thailandia e Cambogia su Preah Vihar. Ma almeno possono fornire alle due Coree una piattaforma attraverso cui possono comunicare per evitare una guerra catastrofica. L’ASEAN può in tutta sincerità offrire un canale per il negoziato, qualcosa che l’accordo di colloquio a sei è stato incapace a fornire.
Koo Choi ha detto che “Brunei può giocare un ruolo cruciale come presidente di turno dell’ASEAN quest’anno. ASEAN, come associazione regionale può prendere l’opportunità e giocare un ruolo costruttivo accrescendo così il suo prestigio specialmente sotto la presidenza del Brunei…. Confidiamo nel contributo del Governo del Brunei. Crediamo nella pace e stabilità di cui beneficerebbe la regione. Se qui ci sono problemi anche gli altri paesi sarebbero colpiti.”
Se l’ASEAN è seria nel giocare il proprio ruolo significativo nel conflitto regionale, dovrà adottare serie misure nel trattare con la Corea Del Nord e può raggiungerlo rafforzando il suo impegno con Pyongyang.
Negli ultimi anni, la Corea del Nord ha rafforzato i suoi legami con vari stati della regione come parte della sua strategia di avere alleati per ridurre il proprio isolamento e alleviare l’impatto delle sanzioni internazionali. Ha cominciato perciò a protendersi verso i paesi del sudestasiatico per allontanarsi dal suo isolamento strategico. Pyongyang ha rinnovato la sua relazione con la Birmania dall’aprile del 2007. Le relazioni bilaterali si raffreddarono a partire dal 1983 in seguito ad un fallito tentativo di assassinio dell’allora presidente sudcoreano Chun Doo Hwan durante una sua visita in Birmania. La bomba uccise 21 persone del seguito presidenziale compresi quattro ministri. La Birmania arrestò subito gli assassini nordcoreani ma era troppo tardi per riparare la relazione danneggiata.
Isolate dalla comunità internazionale i due paesi hanno ora trovato sicurezza nella loro compagnia. Riconoscono i benefici del sostegno reciproco e sono felici di lasciar andare le vecchie tensioni. Ultimamente sono cresciute le dicerie di un possibile trasferimento di tecnologia nucleare dalla Corea del Nord verso la Birmania. Ma finora non ci sarebbero prove a conferma dell’assistenza coreana alla costruzione di un reattore nucleare birmano.
Nel frattempo, la Corea del Nord ha creato delle relazioni strette con il Laos. Nel 2009 Kim Thae Jong vice presidente del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, ha fatto una visita di stato a Vientiane e discusso col vice presidente Laotiano Bounnhang Vorachit. E non era la prima volta di un incontro tra tra i capi dei due paesi. Membri del Partito Comunista Laotiano , del ministero degli esteri e dei militari laotiani hanno fatto ripetute visite a Pyonyang presumibilemnte a sostegno del programma di sviluppo di armi nucleari nordcoreano.
Il Centre for Public Policy Analysis americano ha rivelato che il Laos è diventato un fermo sostenitori della Corea del Nord. L’ambasciata nordcoreana in Laos è un delle più grandi del sudestasiatico, seconda solo a quella in Birmania. Il vice ministro degli esteri laotiano, Hiem Phommachanh, ex ambasciatore in USA, ha di recente dichiarato: “Siamo onorati e grati per la luga storia di relazione amichevole e cooperazione tra il Laos e la Corea del Nord, specialmente l’assistenza e il sostegno coreano durante il periodo della rivoluzione marxista leninista. Dalla liberazione del Laos nel 1975 ne nostre relazioni e la cooperazione si stanno sempre sviluppando. Il Laos esprime la speranza che sotto l’egida del Partito dei lavoratori coreano la popolazione della corea del Nord avrà successo nel compito della difesa nazionale.”
Il presunto sostegno laotiano al programma nucleare della Corea emerse come una delle istanze più controverse durante l’incontro dell’ARD a Phuket nel 2009. Mentre rafforzava i propri legami politici con le nazioni della regione, il governo nordcoreano ha esteso la sua rete con alcuni di loro. La sua presenza di affari si può sentire in Birmania, Laos, Cambogia e Thailandia.
Nel 2007 la Corea del Nord inviò il primo ministro Kim Yong-il ad Hanoi per ricevere lezioni di economia di mercato ed ha mostrato interesse nel modo vietnamita di fare la riforma economica. Hanoi potrebbe fornire, secondo i leader di Pyongyang, un modello adatto di sviluppo. Alcuni analisti credono che l’aspetto che suscita più curiosità dello sviluppo vietnamita sia il modo in cui ha mantenuto la stabilità politica e la crescita economica dentro il contesto di regime mono-partitico.
La penetrazione economica nordcoreana si è fatta strada nel cuore del sudestasiatico. Il Ristorante Pyongyang nella Siem Reap cambogiana creato nel 2003 è stato così di successo che si è aperto una sua filiale a Phnom Penh lo scorso anno. Di proprietà e gestito dal governo nordcoreano, come fa notare Bertil Lintner, giornalista svedese in Thailandia, è famoso non solo per i suoi spaghetti freddi e arrosto serviti con la salsa kim chi, ma anche per il suo ottimo personale che, quando non serve, danza i canti classici coreani al suono di violini e piano elettrico.
Nel 2006 fu aperto un ristorante anche più grande a Bangkok. Le cameriere erano vestite nel loro abito tradizionale, chima jogoiri, sul quale c’era l’icona piccola di Kim Il Sung. Lintner diceva he la scelta della Thailandia fosse significativa visto che la Thailandia è il terzo partner commerciale, dopo Cina e Corea del Sud, ed ovviamente una destinazione favorita per i rifugiati nordcoreani. Lintner diceva anche che le autorità di Pyongyang, sotto la minaccia di sanzioni, potevano continuare a gestire imprese in piccola scala e gli affari nella regione che mantenevano stabile il flusso di moneta estera.
La regione del sudestasiatico fornisce gran parte dello spazio vitale della Corea del Nord in un momento in cui il regime si è trovato a combattere da solo con nemici alle sue spalle, ed ora persino minaccia la pace regionale. L’ASEAN potrebbe limitare i suoi legami se dovesse decidere di non entrare in un dialogo con la regione e la Corea del Sud nel recente confronto. Pyongyang ha bisogno di una dura risposta dall’ASEAN