Le misure di sicurezza erano rigide e solo un migliaio di rifugiati hanno potuto entrare nella zona transennata per dare il benvenuto alla colonna di veicoli che scortava Aung San Suu Kyi, nella sua prima visita fuori della Birmania dopo ventuno anni dei quali 15 passati al carcere domiciliare.
“Non l’ho mai vista prima ed è per questo che sono qui, per vederla” diceva Ma Tway Yee che andò via dal suo villaggio quando lo scorso anno scoppiarono gli scontri tra le forze armate birmane e quelle dell’Esercito democratico buddista dei Karen. “Penso che se si fa la pace in Birmania vorrei tornare al mio villaggio, ma non ora perché nel mio villaggio ci sono gli accampamenti militari.”
Un altro abitante del campo Ah Zeet dice: “E’ qualcosa in più della sicurezza. Ci sono anche problemi politici e fino a quando non saranno risolti non possiamo tornare in sicurezza. CI devono essere garanzie di sicurezza se dobbiamo tornare.”
Il primo governo di nomina civile dopo decenni ha fatto riforme con rilascio di centinaia di prigionieri politici, permettendo la formazione dei sindacati, eliminando le restrizioni dei media e permettendo l’entrata del NLD nel parlamento birmano.
Per l’occasione Su Kyi non ha potuto usare fare un comizio vero e proprio ma ha usato una sedia per potersi far vedere da tutti i rifugiati e ha potuto fare solo una breve discussione con chi le era attorno.
“Un giorno potrete andare a casa, proverò per questo. La gente in prima fila dovrà dirlo alle persone dietro” ha detto gridando per farsi sentire dalla folla. “Farò tutto quello che posso per aiutarvi per i vostri bisogni fondamentali e di salute nel campo dei rifugiati.”
Molti dei capi etnici sono stati delusi che non si è avuto l’incontro con la Aung San Suu Kyi che era circondato dall’apparato di sicurezza thailandese, oltre al fatto che molti punti di fermata in Me Sot sono stati saltati compresa la Clinica Mae Tao che serve la popolazione birmana la cui maggioranza è di origine Karen.
Gli esuli dei campi vicini speravano di poter beneficiare dalla visita del Premio Nobel. “Spero che potrà vedere le condizioni difficili che la gente nei campi vede qui. Persino i bambini nati qui dentro non hanno diritto di viaggiare. Credo che avrà molto da pensare.” ha detto Saw Mot che ha registrato l’evento per il Network degli Studenti Karen.
Secondo il consorzio di ONG che lavorano lungo la frontiera Thailandia Birmania, ci sono 140 mila rifugiati per lo più Karen che vivono lungo i dieci campi dei quali 53 mila non hanno i documenti. Gli standard del sistema sanitario e di educazione sono tra i peggiori di tutta l’Asia.
Il campo di Mae La ospita quasi 50 mila persone. Naw Bee è una donna di 47 anni che sta preparando la cena per la sua famiglia. “Se torno sarebbe buono avere un lavoro e una scuola per i miei figli. Ora se torno al villaggio non ho terra per poter lavorare.
” Come lei la maggior parte dei rifugiati è stata costretta a scappare dalle case a causa degli attacchi militari della giunta precedente. La relazione tra la Birmania ed i gruppi etnici è molto conflittuale, ed essi rappresentano un terzo della popolazione totale di 54 milioni di abitanti. Le guerre scoppiarono più di 60 anni fa al momento dell’indipendenza dalla Gran Bretagna.
Nonostante i colloqui di pace in atto tra il governo e la maggioranza dei gruppi etnici, la guerra continua ancora nello stato del Kachin con migliaia di persone che sono state costrette ad abbandonare le case dopo che si è rotto il cessate il fuoco in azione da più di 17 anni.