Turismo sostenibile e alleviazione della povertà in Birmania

Il 90% della popolazione birmana vive sotto la soglia di povertà ed il PIL nazionale è il più basso della regione.

Uno strumento che potrebbe alleviare le condizioni di vita è la promozione di un turismo sostenibile che riesca a gestire le enormi ricchezze storiche del paese e fornire un reddito alle popolazioni impoverite.

Con la finalità di dare una mano in questo senso, il Global Heritage Fund (GHF) ha lanciato il suo network satellitare (GHN) per poter osservare e monitorare l’intero patrimonio storico architettonico birmano attraverso le immagini satellitari di Google Earth e GigitalGlobe e fornire alle autorità locali ed agli esperti del settore nella custodia dei siti per prevenire un eccessivo sviluppo, o una gestione nefasta ed eventualmente il furto e la distruzione di opere artistiche.

“Al momento sono sotto osservazione sei siti in Birmania tra le quali Pagan e tre siti del regno di Pyu. Un nuovo programma dell’UNESCO sponsorizzato dal governo Italiano fornirà il finanziamento per due anni con la cifra di 800 mila dollari per sviluppare i piani del World Heritage e le nomine dell’UNESCO insieme al governo Birmano” ha dichiarato Jeff Morgan direttore esecutivo del GHF. “Ci attendiamo che l’apertura del paese possa permettere l’entrata di esperti internazionali nel campo della conservazione e dello sviluppo responsabile.”

Le aree archeologiche di Bagan e le città antiche della Birmania superiore, Innwa, Amarapura, Sagaing, Mingun and Mandalay, sono state classificate a rischio, mentre il sito di Myauk-U che è minacciato dalla costruzione della ferrovia è stato dichiarato da salvare dal GHF. Nel 2010 le popolazioni di Myauk-U hanno protestato per la costruzione della ferrovia con la quale si distruggevano opere importanti per l’identità locale delle popolazioni e per la Birmania stessa, come pagode, stupa e librerie religiose, come pure per il nascere di hotel che servono ad accomodare l’ondata turistica che la Birmania si aspetta: il rischio concreto è che riaccada la stessa cosa che è accaduto ad Angkor Wat in Cambogia, dove il danno all’architettura proviene anche dal numero elevato di turisti che giungono.

In un articolo al ArtsNewspaper, il responsabile culturale dell’UNESCO Francesco Bandarin ha detto: “Tutte le regole della conservazione sono state sopraffatte dal solo volume di turisti. In Cambogia ad Angkor Wat i templi sono propriamente conservati, ma non ci siamo accorti che nella vicina Siem Reap sono sorti come funghi 150 hotel di lusso. Siamo distratti dal fatto che non abbiamo considerato l’ambiente. Ora quello è il problema. Noi non siamo una polizia internazionale, ma gestiamo un sostanziale sistema di monitoraggio”.

Come in altre parti del mondo, dove vicino a grandi bellezze storiche si sono sviluppate orribili città affollate e piene di problemi, la speranza per la Birmania è che il turismo che giungerà non crei il disastro ambientale, quanto uno sviluppo che sia in sintonia con i luoghi e che sia pianificato e che diventi uno dei momenti del Millennium Development goal.

“Gli Obiettivi di sviluppo del Millennio furono concepiti dieci anni fa. Per gli scorsi otto anni siamo stati quelli che hanno davvero spinto su questo problema. Quando iniziammo il progetto a Wat Phu nel Laos, cinque anni fa, c’erano 12 mila visitatori all’anno, mentre ora sono 250 mila, di cui 50 mila locali. Gli stranieri pagano ora 5 dollari e si hanno quindi un milione di dollari nelle casse, cosa che comporta che il sito ora finanziariamente stabile e può essere mantenuto e conservato.” ha detto Jeff Morgan.

Irrawaddy.org

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