Adottando la politica di stato di superiorità razziale, il buddismo thai è divenuto un mezzo per propagare il razzismo di stato ed il pregiudizio, eludendo i principi della compassione ed uguaglianza.
Bisogna chiedersi di quale nazione e di quale religione parliamo, quando qualche iperrealista afferma che bisogna sostenere l’ ideologia dello stato thai di Nazione Religione Monarchia per proteggere la pace, l’ordine e l’identità nazionale.
Inoltre come può mai il razzismo assicurare e proteggere l’istituzione reale?
Se scoppiano dalla rabbia e cominciano a definirti antithailandese oppure ingrato, allora sai che ha posto la giusta domanda.

Mentre si avvicina la manifestazione del 19 settembre del movimento studentesco con una grande incertezza su cosa ne possa seguire, domandarsi della propria fede potrebbe essere il primo passo che un paese che si proclama buddista debba fare per evitare la violenza ed il versamento di sangue.
Si ammetta che per nazione nel mantra nazionalista si intende un paese razzialmente omogeneo di thai etnici. Religione significa soltanto buddismo thai. E monarchia significa un’istituzione sacra al di là della critica.
Per iniziare, definire questo paese come quello dei soli thai etnici è un falso storico. E rendere i Thai superiori agli altri gruppi è anche razzista.
Prima dell’esodo di gente di etnia thai dalla Cina meridionale in quello che ora è Thailandia circa un millennio fa, è un fatto che questa terra era casa a tanti gruppi etnici ed indigeni sin dai tempi preistorici.
Il commercio marittimo dei tempi antichi portò anche un continuo flusso di genti, credi e tecnologie di terre straniere in questa penisola trasformandola in un incrocio di culture. Persino dopo che i gruppi di lingua Thai riuscirono a guadagnarsi il controllo politico delle entità politiche preesistenti, i regni continuavano ad accogliere genti lontane come parte del proprio tessuto sociale.
Non era un cinese etnico Re Taksin? La famiglia del Re Rama I non proveniva da una comunità etnica Mon?
Gli antenati dei grandi statisti della famiglia Bunnag agli inizi dell’era Rattanakosin non erano forse musulmani?
L’influsso di immigrati cinesi non rafforzò ed espanse l’economia locale?
Non erano forse degli immigrati i nonni di tantissimi iperrealisti che vogliono cacciare i militanti democratici dal paese?
Con tante genti che arrivavano da terre straniere vennero differenti credi religiosi ed il buddismo era uno dei tanti.
Per secoli, prevalsero il multiculturalismo e la tolleranza. Sminuire le altre religioni tra cui i credi indigeni e dare la superiorità al buddismo thai significa tradire lo spirito del multiculturalismo di questa terra.
Non ci sarebbe dovuto essere un problema se fosse prevalso il vero spirito del buddismo. E’ triste che quello che è accaduto è che lo stato ha fatto del Buddismo Thai un sistema autocratico e misogino facendogli voltare le spalle agli insegnamenti del Buddha per perseguire ricchezza e potere.
Adottando la politica di stato di superiorità razziale, il buddismo thai è divenuto un mezzo per propagare il razzismo di stato ed il pregiudizio, eludendo i principi della compassione ed uguaglianza. La tolleranza religiosa fa strada ad una richiesta di supremazia che risulta nel sostegno implicito della Sangha (il Clero thai) alla violenza di stato verso le altre fedi.
Non è raro sentire monaci ed autoproclamati devoti buddisti sostenere la violenza di stato verso i musulmani del meridione, o verso i Rohingya, o le tribù delle colline ed i lavoratori migranti perché sono “esterni” e “minacce alla sicurezza nazionale”.
Vogliamo sostenere questo genere di nazionalismo razzista?
Abbiamo bisogno di analizzare perché una discussione che non glorifichi la monarchia sia considerata blasfema da meritare una dura pena.
La critica della monarchia è definita sacrilega perché nel cosmo tradizionale thai i re non solo solo semidei. Dato che sono obbligati ad accumulare meriti e sostenere le virtù buddiste come monarchi, sono anche visti come esseri nel cammino santo per ottenere lo stato di Buddha.
Quando la reverenza verso la monarchia diventa una religione in sé, diventa inaccettabile tutto ciò che non è devozione totale. Allontanarsi è peccato e gli eretici vanno all’inferno.
Non c’è bisogno che sia così e non deve essere così.
Durante la sua vita, Buddha fu attaccato varie colte con menzogne e attacchi vili . Non rispose mai con rabbia, odio o violenza, ma solo gentilezza e compostezza.
Quando fu assoldata una donna per accusarlo di averla messa incinta, il Buddha non la oltraggiò né permise che lo facessero i suoi seguaci. Invece con gentilezza le ricordò della propria coscienza e permise alla verità di farsi strada.
Ad un bramino che lo attaccò con volgarità, con compostezza fece capire a chi lo attaccava che quando le parole abusive non erano accolte, il loro veleno restava con chi le lanciava.
Quando due monaci si scontravano sul Buddha, uno pieno di critiche mentre l’altro pieno di lodi, il Buddha ascoltò le loro posizioni durante la notte con compostezza. Poi disse alla congrega di non doversi sentire felice quando si è esaltati o agitati quando si è attaccati.
Gli insegnamenti del Buddha: Prendi coscienza delle proprie azioni o karma. Evita di reagire negativamente o positivamente a quello che si sente, vede, gusta e prova. Resta composto sempre con la coscienza costante dell’impermanenza e del non attaccamento.
Buddha mette in guardia contro la fede cieca e l’obbedienza cieca alle tradizioni invitando la gente a pensare in modo indipendente ed usare l’esperienza per arrivare a proprie conclusioni.
Buddha ci ha mostrato la via. Tuttavia gli autoproclamati protettori buddisti della monarchia insistono nel voler reprimere chi critica a tutti i costi.
Sono buddisti o fanatici?
I governi antidemocratici ne traggono un beneficio diretto dai movimenti iperrealisti e nazionalisti. Oltra la draconiana legge di lesa maestà, hanno la legge della sicurezza nazionale, contro la libertà di assemblea e leggi cibernetiche per arrestare i critici che crescono di numero. Intimidazione e violenza di chi critica e delle loro famiglie sono una norma.
Il governo alleato dei militari usa anche la pandemia del COVID-19 per mantenere la legge di emergenza e reprimere i militanti democratici.
Ugualmente angosciante è che le autorità dello stato usano soldi delle tasse per diffondere falsità e discorsi d’odio con le loro stesse informazioni. Si intensificano disinformazione e divisione politica, come anche i discorsi di odio tra gli iperrealisti.
Tutti i buddisti devono conoscere l’insegnamento sul Discorso Giusto: parlare solo di ciò che è fattuale, di aiuto, gentile, buono e a tempo. L’orchestrazione di stato del discorso di odio sui media sociali viola il discorso giusto ad ogni livello.
E’ chiaro. Sebbene lo stato renda il buddismo thai uno dei tre elementi del mantra Nazione Religione Monarchia per ipnotizzare la popolazione, aderiscono solo a parole al suo insegnamento.
Perché il paese possa andare avanti in modo pacifico, abbiamo bisogno di iniettare un nuovo spirito della ideologia dello stato thai con il rispetto della diversità religiosa e culturale mentre devono essere possibili discussioni razionali sull’istituzione reale.
Anche chi critica deve osservare i principi del Discorso Giusto specie quando l’oggetto coinvolge le fedi di altri.
Ma quando non c’è bilancio di potere , la responsabilità ricade su coloro che hanno le armi e leggi di repressione per non reprimere con potere puro le richieste di libertà.
Se si considerano Buddisti, ascoltate il consiglio del Buddha: accettate le critiche come un percorso che porta alla scoperta di un tesoro nascosto. Aprite i cuori per ascoltare e migliorare.
Se non lo fanno sono solo ipocriti affamati di potere.
Sanitsuda Ekachai, Bangkokpost.com