Mentre continua il dibattito tra il ministro della sanità indonesiano ed i ricercatori indonesiani e di tutto il mondo sulle capacità del paese di individuare ed identificare le infezioni da coronavirus, i media sociali si infervorarono con varie teorie.
Questa include il portavoce dell’agenzia della gestione dei disastri indonesiana che riprese dei tweet secondo cui il coronavirus era un’arma biologica e poi soppresse il tweet in seguito alle critiche ricevute.

Ci vorrà tempo prima di sapere se l’Indonesia è stata fortunata per non aver avuto infezioni, o se ci sono infezioni che vanno avanti senza essere identificate. In entrambi i casi l’esperienza indonesiana dimostra l’importanza dell’informazione e comunicazione nella gestione degli scoppi di malattie infettive.
Come ha notato Wisnu Prasetya Utomo il 4 febbraio, “Un elemento fondamentale di risposta all’epidemia di coronavirus deve anche coinvolgere gli sforzi di eliminare o contrastare la disinformazione. Minimizzare la paura ed il panico derivanti dalle bufale e dalla disinformazione è metà del lavoro di risposta a questa crisi che ancora deve ravvisare una fine”.
Si conosce bene l’importanza di comunicare l’informazione accurata alla gente nel gestire scoppi di malattie infettive come lo sono le sfide. La ragione è che un elemento chiave di questa comunicazione è l’estensione del rischio. In genere i rischi che sono sconosciuti o nuovi sono percepiti come più minacciosi ed è ingigantito il rischio percepito.
Si richiede la buona comunicazione del rischio per aiutare la gente ad informarsi perché possano prendere decisioni concrete per proteggere la loro salute, comprendere le attività di risposta e potenzialmente aiutare negli sforzi della comunità ad affrontare l’epidemia.
Nei media sociali ci sono milioni di utenti che sono pronti a seguire ogni storia o informazione particolarmente se mette in dubbio o critica messaggi formali emessi dal governo. Questo effetto è ulteriormente accresciuto dagli algoritmi che rendono importanti quelli visti più spesso stimolando così ulteriori visite.
Di chi si deve fidare la gente? Di contro, Come fanno le agenzie governative incaricate di gestire le epidemie ad assicurarsi di essere viste come fonti affidabili di informazioni? Nelle situazioni di crisi una semplice statistica che disegna una minaccia come a basso rischio o una crisi come ben gestita potrebbe fare poco per alleggerire le paure. Inoltre la gente tende ad interpretare male messaggi contraddittori, apertamente complessi, inconsistenti o quelli che giungono tardi. Si aggrappano spesso a credi esistenti oppure riformulano nuovi messaggi da adattare alle viste esistenti.
I media sociali hanno un ruolo in tutti questi fattori. Il loro uso in Indonesia è massiccio con 150 milioni di avidi utenti che sono più attivi della media globale. In un’emergenza come questa i media sociali hanno un ruolo importante sia nel dare l’informazione ma anche nell’influenzare la coscienza e le percezioni pubbliche. Gli utenti dei media sociali che sono influenti durante le epidemie, che sono popolari, autorevoli o fanno da ponte tra differenti comunità di media sociali possono aiutare in modo vitale od ostacolare la comunicazione buona del rischio.
Come ha risposto il governo indonesiano? Ha adottato il mantra del CDC USA “sii primo, sii giusto, sii credibile?”
Da metà gennaio, il ministro della sanità ha disseminato molte dichiarazioni ed aggiornamenti ai media per dare informazioni sul coronavirus, ed è stato molto più attivo di quanto lo fu durante l’epidemia di Influenza Aviaria del 2006. L’informazione completa sul coronavirus ed i suoi aggiornamenti sono disponibili sul sito del ministero, sebbene non siano ben pubblicizzati sulle piattaforme dei media sociali.
Comunque c’è un uso limitato della televisione da parte del governo sia per promozione sanitaria o per aggiornare la nazione durante questo periodo di incertezza. Questo è in totale contrasto, per esempio, con quanto fatto dal premier di Singapore Lee Hsien Loong.
Inoltre, alcune dichiarazioni di persone del governo sono state meno che aperte e di informazione ed avevano un tono difensivo. Il rapporto per esempio del gruppo di ricerca di Harvard che pensava ad un inversoimile basso livello di casi in Indonesia fu definito come pretestuoso ed insultante da parte del ministro Terawan Agus Putranto. Questo ha incoraggiato la percezione pubblica che forse il governo non ha preso tutte le precauzioni per la gestione dell’epidemia.
Comunque i media non hanno sempre dato l’informazione nella maniera più responsabile. Per prima cosa, le bufale sull’epidemia si sono diffuse più rapidamente della velocità e della qualità dell’informazione data dal governo. I media tradizionali hanno anche amplificato la diffusione di informazioni fuorvianti che è poi distribuita attraverso le varie piattaforme come WhastApp, Twitter, and Facebook.
Seconda cosa, i media sociali incoraggiano e permettono la diffusione di commenti inappropriati e settari come quelli che prendevano di mira i cinesi con l’hastag di Twitter #TolakSementaraTurisChina (#Allontanare temporaneamenteituristicinesi). La discussione è andata avanti con tweet anche più razzisti fino a chiedere al governo indonesiano di negare l’entrata ai cinesi.
Ci sono dinamiche complesse tra uso dei media sociali, bufale, professionalità dei media e sforzi del governo verso la gente durante le epidemie. Con le pratiche e condizioni attuali si vedono problematiche nella qualità dell’informazione data e come è stata disseminata. Il governo indonesiano ha stentato a raggiungere il livello delle raccomandazioni CDC “sii primo, sii giusto, sii credibile”.
Come deve rispondere il governo?
La risposta finora è stata di identificare e provare a rimuovere le bufale e false informazioni su internet. Il ministro della Comunicazione ed informazione afferma di aver scoperto e respinto 54 falsi pezzi di informazione sul virus con una lista di falsità e contronarrazioni postate sul sito del ministero.
Il ministro delle comunicazioni ha chiesto di smetterla di diffondere bufale. “Per favore non mandate immediatamente post o messaggi sul coronavirus che non siano stati ancora verificati”. Potrebbe però essere insufficiente a contrastare o controllare le bufale e messaggi falsi che sono incoraggiati dagli algoritmi usati dai media sociali.
Ci sono altri passi che il governo potrebbe includere. Avere per esempio un ruolo più attivo nel dare informazioni accurate. E’ l’assenza di queste informazioni accurate e affidabili a dare spazio a dicerie e false informazioni. Gli enti governativi e fonti affidabili dei media sociali devono essere attivi e non solo nei media tradizionali.
Secondo punto è evitare false rassicurazioni. E’ impossibile sapere esattamente come evolverà la crisi sanitaria specialmente nell’eventualità di un nuovo o deliberato rilascio di un agente infettivo. La comunicazione che è apertamente certa e poi percepita come errata può minare in modo significativo la fiducia pubblica e la possibilità che il prossimo messaggio sia accettato ed elaborato. Essere chiari su ciò che è sconosciuto, sul lavoro che si fa per accrescere la comprensione e sul fatto che l’informazione possa cambiare aiuta ad accrescere l’accettazione dei messaggi.
Terzo fatto è prestare più attenzione a creare fiducia pubblica nelle istituzioni e messaggi del governo. E’ un paradosso interessante che, sebbene Indonesia e Cina riportino alti livelli di fiducia nelle istituzioni governative, maggiori di altri paesi come nel Barometro della Fiducia di Edelman, resti bassa la fiducia nell’informazione pubblica.
In che modo gli enti governativi possono essere ritenuti affidabili fonti di informazione? Come fa notare OMS nella sua Guida alla gestione di questioni etiche nelle epidemie di malattie infettive, guadagnarsi la fiducia richiede del tempo e va ben oltre il solo dare informazioni. La fiducia su basa sulla valutazione pubblica delle pratiche passate e recenti e il comportamento di individui ed istituzioni che danno quell’informazione.
Costruire la fiducia in situazioni ordinarie e particolarmente nelle crisi si basa sull’essere visto prendere decisioni e agire in modo fiducioso, Per conquistare la fiducia pubblica OMS raccomanda che “chi prende le decisioni e di chi è addetto al pronto intervento applichino principi procedurali equi e consistenti, siano aperti a rivedere in base a nuove informazioni rilevanti e agiscano con l’informazione genuina delle comunità colpite”
Se si deve dimostrare l’affidabilità il governo ha bisogno di porre più enfasi sullo spiegare e giustificare le sue azioni ed assicurare la trasparenza nel processo decisionale.