Il progetto idroelettrico Lower Sesan II, LSS2, ha avuto un impatto negativo sui diritti culturali dei Bunong, comunità indigena della provincia cambogiana di Stung Treng.
I diritti fondamentali delle minoranze sociali in Cambogia sono repressi nel processo di sviluppo contemporaneo, cosa nota tra i ricercatori che lavorano nel settore dello sviluppo.
Le politiche del governo cambogiano orientante alla crescita si sono fatte più radicali e decise con l’emergere della Cina come suo principale partner di sviluppo. Il progetto idroelettrico di Lower Sesan II, LSS2, si dimostra essere l’ultimo esempio di questa dinamica che ci permette come vanno le cose nel paese.
Il progetto LSS2 ha avuto un impatto negativo sui diritti culturali delle comunità indigene Bunong nella provincia cambogiana di Stung Treng.
Nonostante il consumo crescente la Cambogia è uno dei paesi del Sud Est Asiatico col livello di elettrificazione più basso. Nel 2019 la domanda di elettricità raggiunse i 2000 MW per la cui soddisfazione il governo cambogiano ha scelto l’energia idroelettrica che la Cina finanzia tra i grandi progetti del suo BRI, nuova via della Seta. Il progetto LSS2 da 816 milioni di dollari è andato avanti come parte di altre maggiori iniziative di sviluppo.
Il progetto, che si trova sul fiume Sesan nell’omonimo distretto della provincia di Stung Treng nel nordest cambogiano, è il più grande progetto cambogiano ed è sviluppato ed operato da una Joint Venture Hydro Power Lower Sesan 2 Company Limited tra Royal Group cambogiano, la vietnamita EVN e la cinese Huaneng Hydrolancang International Energy, che è una sussidiaria di uno dei cinque maggiori produttori di energia di stato cinesi.
Lo sviluppo di questa diga che ha una riserva grande 33560 ettari capace di generare 400 MW ha richiesto la ricollocazione di 5000 persone in sei villaggi che sono in maggioranza indigeni. Queste persone vivono sulla coltivazione tradizionale del riso, sui prodotti delle foreste e nella pesca.
Dall’inizio dei lavori per la costruzione della diga nel 2013, sono state organizzate varie proteste di resistenza non violenta che le autorità hanno visto come atti che causano trambusto politico e che si sono intensificate tra il 2014 ed il 2017. I manifestanti sono stati detenuti e convocati dal tribunale provinciale di Steng Treng. Finora ci sono state denunce legali e pressioni contro tre abitanti che parlano per conto delle famiglie Bunong colpite.
La chiusura dei centri sanitari e il licenziamento dei docenti sono stati usati per fare pressione sulle famiglie perché si spostassero. Circa 800 famiglie che appartengono a varie comunità delle colline dei quattro villaggi vicino ai fiumi Srepok e Sesan a Stung Treng hanno accettato con riluttanza il risarcimento per la loro ricollocazione mentre le restanti 53 famiglie della comunità Kbal Romeas hanno rifiutato il risarcimento loro offerto dalla compagnia decidendo di restare sulle loro terre ancestrali.
Queste famiglie che hanno resistito hanno avuto tante sofferenze. Sono fuggite dall’allagamento dei villaggi vivendo però nel dolore e nella povertà sulle terre ancestrali vicine ai villaggi inondati. Dal 2020 hanno vissuto una nuova ondata di conflitti perché il governo diede concessioni di suoli per la crescita del caucciù alla Siev Guek Investment sulle terre su cui vive la comunità Kbal Romeas.
Mancanza di consultazione e comunicazione
Il taglio degli alberi per la preparazione della riserva della diga e i lavori di costruzione sui canali di diversione iniziarono nel 2013 e 2014 rispettivamente. La diga bloccava sia il fiume Sesan che il Srepok, i due più grandi fiumi nel Bacino del fiume Mekong con conseguenze gravi sugli impatti culturali, sociali ed economici.
Comunque sono mancate una significativa consultazione e presa di decisione nel progetto LSS2 a cui è mancata lo standard minino di partecipazione pubblica. Sono state interpellate nella consultazione pochissime delle comunità a monte e a valle, mentre nessuno è stato coinvolto nel processo decisionale.
Nel 2008 furono condotte solo tre consultazioni per lo studio di valutazione di impatto ambientale. Furono invitate centinaia di persone dalle province di Stung Treng e Ratanakiri a partecipare al primo incontro consultivo, mentre solo pochi rappresentanti locali al secondo incontro. Per il terzo incontro furono invitate poche comunità colpite ad unirsi ai rappresentanti dai dipartimenti provinciali, dai ministeri e dalle ONG. Inoltre le informazioni importanti sul progetto non sono state diffuse alle comunità interessate.
Lo stesso VIA del 2008 non presentava una rivisitazione delle alternative di fornitura di elettricità, adeguate informazioni sui costi di mitigazione, un quadro contrattuale per i costi di allocazione, dei rischi e delle responsabilità tra le parti; mancava un quadro regolatore per proteggere i diritti dei cittadini, o la prova che i gestori del progetto ed il governo hanno la capacità di sviluppare la diga senza significativi danni alla salute, alla proprietà, al sostentamento e il futuro economico di tanta gente.
Le proteste pacifiche furono organizzate per esprimere i gravi dubbi e la frustrazione sulla mancanza di consultazioni serie e significative con le famiglie interessate del progetto della diga. Nonostante questo, l’amministrazione della Pesca Cambogiana a luglio 2021 emanava un certificato che riconosce la grande performance di protezione del pesce della compagnia della diga.
Insufficienti risarcimenti di ricollocazione
Il processo di ricollocazione offerto dalla compagnia iniziò tra il 2015 e 2016. Circa 800 famiglie indigene in gran parte del gruppo etnico Bunong accettò a malincuore l’offerta di ricollocazione al contrario di altre 53 famiglie.
Queste invece si spostarono in un altra parte vicina ai loro luoghi ancestrali e vicini ai villaggi sommersi. Decisero di non accettare l’offerta perché volevano restare sulle loro terre ancestrali dove erano nati con cui avevano un forte legame culturale e spirituale. Preferiscono morire con i loro antenati e le foreste sebbene avessero vissuto la discriminazione e siano considerati antigovernativi.
“Non vogliamo lasciare la nostra terra su cui ereditiamo un patrimonio culturale insostituibile”.
Secondo una indagine del 2015 di Ley il risarcimento di ricollocazione deve essere una media di 108126 US$ per famiglia più i costi per una cerimonia di ricollocazione, le opportunità economiche perse e il suolo di sepoltura e spirituale in ogni comunità.
Nel frattempo alle famiglie ricollocate fu promesso il risarcimento di cinque ettari di suolo e una casa prefabbricata, oppure 6000 US$ per ripristinare il proprio sostentamento. Finora alcune famiglie non hanno ricevuto il pieno risarcimento come promesso mentre trovano difficoltà di adattamento a un ambiente differente del sito di ricollocamento, la nuova comunità Kbal Romeas.
Maggiori impatti culturali avversi
Il gruppo indigeno Bunong è uno dei più antichi abitanti delle foreste ed hanno forti legami economici e culturali con l’ambiente. La loro cultura ha un ruolo significativo nel dare soluzioni al conflitto interno della comunità.
La coltivazione tradizionale del taglia e brucia comprende varie pratiche rituali che sono insostituibili culturalmente. Da quando la diga cominciò ufficialmente ad operare nel 2017, gli impatti negativi sono stati catastrofici e devastanti per la comunità Bunong. Hanno visto una perdita di identità culturale religiosa e di tradizioni, di stile di vita e di sostentamento.
La foresta delle sepolture ancestrale e la foresta degli spiriti dove conducevano varie pratiche tradizionali erano del tutto inondate. Esse sono sacre e fortemente legate a loro.
I Bunong colpiti sono nel dolore e pietrificati nel testimoniare l’inondazione dello spirito guardiano del loro villaggio, naekta, lo spirito guardiano della foresta araek, le tombe degli antenati e un tempio buddista dove praticano la loro sintesi di credo Theravada e di animismo.
Non riescono a tenere alcuna cerimonia tradizionale e credono che che ciò comporterà la maledizione degli spiriti ancestrali o la loro pena. Tradizionalmente la gente Bunong ha un senso molto stretto di appartenenza e di comunità condivisa. La controversa diga LSS2 ha danneggiato la solidarietà e l’unità tra i Bunong che hanno accettato l’offerta di ricollocazione e quelli che l’hanno rifiutata.
I figli e i genitori erano fisicamente ed emotivamente separati a seconda se avessero accettato o meno l’offerta. E’ ovvio che i Bunong temono che la nuova generazione non avrà possibilità di imparare e preservare le pratiche tradizionali culturali. Sono fortemente preoccupati delle minacce alle loro prospettive future.
Non bisogna considerare né normale, né un costo inevitabile dello sviluppo economico del progetto della diga il danno inflitto ai Bunong, quanto come una grave violazione dei diritti umani.
Poiché la Cambogia ha sottoscritto il R2P dell’ONU e da primo e solo paese dell’ASEAN a nominare R2P come punto focale nazionale, ha la responsabilità di proteggere il proprio popolo compreso le popolazioni indigene i cui diritti sono garantiti dalla legge internazionale ed il quadro legale nazionale ratificato dal governo.
Piuttosto che rigettare la critica sugli impatti negativi del progetto della diga sulla vita dei Bunong, il governo cambogiano deve riconoscere che il danno sulla popolazione Bunong potrebbe portare ad altri abusi di diritti umani.
Quali sono le conseguenze in cui potrebbe incorrere questo progetto? Forse finirà allo stesso modo in cui terminò il controverso progetto di riabilitazione della ferrovia della Banca di Sviluppo Asiatica che fallì perché non sentì la voce delle comunità locali interessate e non le coinvolse nella consultazione e presa di decisione in modo attivo, importante e profondo.
Si devono dare alle 53 famiglie, che hanno rigettato le offerte di ricollocazione della compagnia e che si sono spostate ad un’altezza superiore sulle terre ancestrali, una giusta ed equa ricompensa per i danni alla loro vita, ambiente e cultura che sia basata su una valutazione indipendente, partecipativa e centrata sulla gente che integri gli impatti culturali, ambientali e sociali nel processo.
Le autorità nazionali e provinciali di Steng Treng devono fornire loro il sostegno per l’integrazione sociale e la ricostruzione della comunità per ripristinare la loro vita e le pratiche tradizionali culturali e preservare la loro eredità.
Secondo la loro conoscenza tradizionale e le pratiche, si deve facilitare la registrazione ufficiale delle terre per impedire l’appropriazione illegale e proteggere la completa proprietà della terra.
Un buon modello da seguire potrebbero essere la pratica e le lezioni dell’esperienza di ricollocazione di Akphiwat Meanchey del 1997-99 che vide i processi di ricollocazione come partecipatori, rispettosi della voce della comunità con un tempo necessario sufficiente per pianificare e preparare.
Bunly Soeung, New Mandala