Il 21 maggio di 22 anni fa, la storia registrava la caduta di Suharto, un capo autoritario in Indonesia.
Molti giorni di rivolte a livello nazionale portarono alla caduta di Suharto, dittatore sostenuto da militari, secondo presidente del paese dopo Sukarno, che aveva detenuto il potere per 31 anni.
L’Era della Riforma era alla fine arrivata ma pagata ad un prezzo esorbitante: migliaia di persone persero la vita e molte donne di discendenza cinese dovettero subire gli effetti menomanti degli stupri di gruppo.
Dei tanti militanti democratici rapiti, alcuni ritornarono, vivi ed in salute, mentre altri non sono ancora ricomparsi.
Ma il generale sorridente se ne era andato ed al suo posto un barlume di speranza. La gente pensava “almeno siamo liberi dal regime dell’Ordine Nuovo di Suharto”.
L’argomento è diventato ormai un argomento di dibattito pubblico ogni anno, specialmente però da quando il presidente Joko Jokowi Widodo diventò presidente nel 2014.
Gli esperti videro la vittoria alla sua prima presidenza come una brezza di aria fresca per la democrazia indonesiana, basandosi sul fatto che aveva vinto contro Prabowo Subianto, un genero di Suharto ed ex generale che era tra le figure centrali che furono presumibilmente coinvolti nelle orrende rivolte di maggio.
Per molti Prabowo era parte della elite dell’esercito che aveva rappresentato l’autoritarismo sostenuto dai militari. Jokowi, un civile che non proveniva dalla classe dirigente del momento, lo sconfisse e fu celebrato come un faro di speranza.
Quella euforia sembra comunque essere stata priva di fondamenti.
Molti sentono che aleggia nelle camere del potere il fantasma dell’Ordine Nuovo. Molti dei generali in pensione, membri della elite e gli amici che si guadagnarono le influenze durante il regno decennale di Suharto si sono assicurati le posizioni strategiche nell’amministrazione di Jokowi, persino oggi, grazie alla pratica inveterata di transazioni politiche tra gli oligarchi del paese.
Gli osservatori hanno detto che la nomina di Prabowo a ministro della difesa dopo una seconda sconfitta elettorale contro Jokowi nelle elezioni del 2019 hanno sottolineato il ritorno dell’Ordine Nuovo.
La ragione è che Suharto era solo la faccia, mentre l’Ordine Nuovo era un sistema, secondo lo storico della Gadjah Mada University Budiawan.
Lo storico spiega che la caduta di Suharto nel 1998 fu il risultato di un accordo tra le elite politiche del paese, e sostiene che l’ Ordine Nuovo ha ancora una presa sul potere e resta una forza con cui fare i conti perché il suo protagonista principale l’Esercito Indonesiano TNI ha mantenuto il suo posto nella elite del governo.
“TNI è rappresentato dalle elite in pensione che servono nell’amministrazione di Jokowi” ha detto durante una recente intervista lo storico. “Quindi il regime al potere non è cambiato davvero”
Altre personalità militari che sostengono l’amministrazione Jokowi includono l’ex capo del TNI Wiranto che cacciò Prabowo dal servizio per il suo coinvolgimento nel rapimento di militanti democratici nel 1998. Wiranto è un membro attuale del consiglio di consulenza del presidente, Wantimpres, ed è stato il ministro della sicurezza nel primo mandato di Jokowi.
Al pari di Prabowo, Wiranto fu anche implicato nella scomparsa di 13 militanti democratici e nella repressione con armi da fuoco mai risolta degli studenti delle università Trisakti e Atma Jaya durante le proteste di venti anni fa nelle quali richiedevano riforme politiche ed economiche.
Come Prabowo non ha mai dovuto rispondere di nulla.
Altre figure dell’ Ordine Nuovo con una storia discutibile di diritti umani violati sono l’ex capo dell’agenzia di Intelligence Statale BIN Hendropriyono che fu durante il regno di Duharto ministro delle operazioni di sviluppo dei militari e ministro della trasmigrazione. Hendropriyono guidò l’agenzia spionistica durante la presidenza di Megawati Sukarnoputri, figlia del presidente Sukarno ed attuale presidentessa del PDI al potere, che fu vista come un simbolo potente di resistenza al regime di Suharto.
L’ex capo della BIN mantiene buoni relazioni con Jokowi ed il suo circolo di amici.
Hendropriyono fu implicato nella tragedia di Talangsari nel 1989 quando un battaglione dell’esercito del comando militare Garuda Hitam a Lampung si disse aveva accerchiato una comune islamica nell’area di Cihideung all’alba bruciando case ed uccidendo gli abitanti di molti villaggi dell’area del comando militare. Egli fu accusato anche di essere implicato nell’assassinio del famoso attivista dei diritti umani Munir Said Thaib nel 2004 durante la presidenza di Megawati.
In modo molto simile alle uccisioni degli studenti ed ai rapimenti dei militanti democratici del 1998, che Komnas HAM, commissione nazionale dei diritti umani, dichiarò casi di violazioni di diritti umani, l’incidente di Talangsari e l’assassinio di Munir devono ancora essere risolti.
La maggioranza se non tutti i casi di violazioni di diritti umani che coinvolgono militari devono ancora essere risolti, compresi i massacri del 1965 dei membri del partito comunista indonesiano, guidati da Suharto.
Altri rappresentanti del regime dell’Ordine nuovo includono tra i tanti i generali in pensione Luhut Pandjaitan, ministro degli affari marittimi e degli investimenti, ed il ministero degli affari religiosi Fachrul Razi.
Il coinvolgimento delle facce dell’Ordine Nuovo nell’amministrazione Jokowi ravviva quello a cui il direttore indonesiano di AI Indonesia, Usman Hamid, si riferisce come “rinascita dell’autoritarismo del neo-sviluppo” come risultato della fissazione di Jokowi sull’attrarre investimenti echeggiando l’eredità di Suharto, il padre dello Sviluppo, Bapak Pembangunan.
Secondo Anton Aliabbas di Imparsial, organizzazione dei diritti umani, è stata mantenuta la politicizzazione dei casi di violazione dei diritti umani che sono stati trattati come un rischio della sicurezza.
“Gli attori della sicurezza sono diventati strumenti politici. E resta una grande sfida fare un’azione legale contro gli eccessi delle politiche della sicurezza” dice Anton.
“Dunque impunità”
Margareth S. Aritonang, Jakarta Post