Le Filippine annunciano un Cambio di Paradigma nel Mare Filippino Occidentale nelle dispute con la Cina per tutelare i propri interessi nazionali.
In un’intervista televisiva sul canale OnePh, il ministro della difesa Gilberto Teodoro ha detto che le Filippine mirano alla firma di un accordo a livello di forze armate tipo VFA con il Giappone entro il primo trimestre del 2024.
Una volta firmato l’Accordo di Accesso Reciproco (RAA), i filippini vedranno il ritorno delle truppe giapponesi sul loro suolo, più di 80 anni dopo l’invasione da parte dell’esercito imperiale giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Questa volta, i soldati giapponesi non arriveranno da aggressori ma da alleati per aiutare le Filippine ad affrontare i disastri naturali. Si addestreranno e faranno esercitazioni per la difesa della sovranità filippina.
Manila e Tokyo discutono in modo informale di un accordo simile ad uno status di accordo di forze SOFA sin dagli anni del presidente Benigno Aquino III.
I negoziati formali iniziarono a fine novembre quando una delegazione filippina volò a Tokyo per uno scambio di bozze.
I due Paesi possono facilmente modellare un Accordo di Accesso Reciproco (RAA) a partire da modelli di sicurezza regionale già esistenti, come il Visiting Forces Agreement tra Australia e Filippine.
Manila e Tokyo possono anche riprendere le disposizioni dei recenti RAA del Giappone con Australia e Regno Unito.
Il Giappone cerca un RAA perché vuole prevenire che una potenza regionale entri nell’Indo-Pacifico in grado di cambiare unilateralmente lo status quo della regione.
Il Giappone ha anche una disputa territoriale con la Cina nel Mare Cinese Orientale ed è anche preoccupato per l’invasione russa dell’Ucraina e l’aggressione potenziale cinese all’autonoma Taiwan. Il RAA giapponese può anche rafforzare la deterrenza e mantenere un ordine pacifico basato su regole nella regione Indo-Pacifico.
La strisciante influenza globale della Cina e la crescente ostilità nel Mar Cinese Meridionale hanno costretto gli Stati Uniti e i loro alleati nell’Indo-Pacifico a elaborare una nuova architettura di sicurezza regionale a rete.
Washington ha costruito una rete di cooperazioni regionali trilaterali, collegandole in una formidabile rete di sicurezza unica.
Giappone, Filippine e USA sono degli esempi di una cooperazione di sicurezza trilaterale emergente. Gli USA avevano anche stabilito una cooperazione di sicurezza trilaterale con Giappone e Corea del Sud.
Queste due alleanze possono legarsi agli accordi di sicurezza con Australia, Filippine e USA.
Australia e USA sono i soli paesi con cui le Filippine hanno uno stato di accordo di forze conosciuto come VFA, accordo di forze in visita.
Questi accordi di sicurezza trilaterali si espandono in una rete di alleanze che Giappone, Australia, India, USA e paesi europei stanno lentamente costruendo. Al di là degli USA anche il Giappone è interessato a cooperazioni trilaterali con India e Vietnam.
Il Giappone sta rafforzando un QUAD, dialogo di sicurezza quadrilaterale, con Australia, India e USA. Sostiene anche l’accordo AUKUS con Australia, UK e USA e il QuadPlus che include Israele, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Vietnam e potenzialmente le Filippine.
La cooperazione di sicurezza regionale è cresciuta da qualche anno per la sempre maggiore presenza e attività cinesi non solo nel mare cinese orientale e meridionale ma nell’oceano indiano e nel Golfo Persico, istituendo basi nel Pakistan e a Gibuti. Forse ha istituito una base navale in Cambogia e una presenza militare nelle piccole isole del Pacifico Meridionale.
L’espansione cinese nel Pacifico Meridionale e negli stati latino-americani ha allarmato Australia, Nuova Zelanda e USA.
Anche il Canada, la Francia, la Germania e i Paesi Bassi sono preoccupati per il fatto che queste potenze europee abbiano inviato navi da guerra per partecipare ai pattugliamenti per la libertà di navigazione nelle acque contese della regione indo-pacifica.
Le Filippine potrebbero anche beneficiare di questa rete crescente di alleanze nella regione dell’Indo-Pacifico ed ha cambiato la propria politica nel Mare Filippino Meridionale (porzione del Mare Cinese Meridionale ricadente nella Zona Economica Esclusiva Filippina, NdT) e la strategia per affermare i propri diritti sovrani all’interno della Zona Economica Esclusiva di 200 miglia nautiche.
Per i sei anni di presidenza di Rodrigo Duterte, le Filippine adottarono una politica di acquiescienza che accomodava la Cina nella speranza di maggiori investimenti e scambi commerciali.
Nella sua prima visita a Pechino del 2016 a Duterte furono promessi 24 miliardi di dollari di investimento in progetti infrastrutturali sui temi di acqua, elettricità e ferrovia. Sei anni dopo erano stati consegnati solo due piccoli ponti a Manila ed una diga nel nord.
I progetti ferroviari ambiziosi a Bicol e Mindanao non sono andati avanti come anche il ponte che collega Panay e Negros nelle Filippine centrali.
Un progetto di esplorazione congiunta di petrolio e gas nel Mare Cinese Meridionale non si è materializzata ed ha rallentato la ricerca di nuove risorse di gas che sostituiscano quelli di Malampaya in via di esaurimento.
L’azzardo di Duterte è fallito in modo miserevole.
Meno di un anno dopo essere succeduto a Duterte, Ferdinand Marcos ha invertito la politica verso la Cina promettendo di non cedere di un millimetro della sovranità del paese verso una potenza straniera.
Marcos è ritornato agli USA irretendo la Cina che ha intensificato le proprie angherie sui cittadini filippini e sulle navi della guardia costiera nelle acque contese.
La posizione dura di Marcos nel Mare Filippino Occidentale ha conquistato l’approvazione e il sostegno pubblici guadagnandosi le lodi internazionali per aver resistito alla Cina.
Sotto la presidenza Marcos militari e guardia costiera hanno permesso ai media di filmare il cannoneggiamento con acqua fatti dalla Cina, l’uso di laser militari e gli incidenti di scontro nei Banchi a Scarborough e Second Thomas.
Teodoro ha detto che le Filippine non provocavano la Cina ma facevano solo missioni di routine di rotazione e rifornimento nelle aree all’interno delle sue Zone Economiche Esclusive, all’interno delle quali la Cina non ha diritto di interferire né di fermare le Filippine dall’esercitare i propri diritti sovrani. Le Filippine non agivano per conto degli USA perché proteggono solo i propri diritti.
Teodoro ha articolato il Cambio di Paradigma che il presidente Marcos vuole imprimere alla disputa in mare con la Cina.
Teodoro ha detto che le Filippine continueranno a fare quello che sa fare meglio per i propri interessi nazionali nel Mare Filippino Occidentale.
“Nessun paese al mondo, nessuno, questa volta ha condannato le Filippine per quello che sta facendo” ha detto. Di contro il mondo ha condannato la Cina per la propria presenza e le attività illegali nelle acque contese.
La strategia filippina di denunciare le attività di coercizione della Cina e di accrescere la cooperazione di sicurezza con gli alleati appare la strategia giusta per contrastare le tattiche da zona grigia della Cina nel Mare Cinese Meridionale.
Le Filippine hanno trovato il giusto approccio per contrastare il bullismo della Cina: trasparenza calibrata ed una emergente architettura di sicurezza a rete.
Manny Mogato, PRESSONE