La crescente insoddisfazione e le espressioni di cambiamento sin dal ritorno di Rainsy agli inizi di luglio hanno portato molti cambogiani a chiedere se il paese vedrà una sua “primavera cambogiana” come le insurrezioni in Tunisia, Egitto, Libia e in altre parti del Nord Africa e del Medio Oriente.
I sette mesi scorsi in Cambogia possono essere descritti come un giro sulle montagne russe, a cui ho avuto il privilegio di partecipare e di testimoniare. I cittadini cambogiani ripetutamente sono scesi in strada e nelle piazze per chiedere le riforme. Il Centro Cambogiano per i Diritti Umani, di cui sono presidente sin dal 2007, ha giocato un ruolo importante nel difendere il loro diritto a riunirsi pacificamente, ad incoraggiarli ad esercitare i loro diritti di libertà di parola e di voto e a chiedere moderazione da tutte le parti.
I cambiamenti sono iniziati dopo che Sam Rainsy, capo del principale partito di opposizione CNRP è tornato dopo anni di esilio volontario prima delle elezioni del luglio del 2013, un ritorno amplificato da una fusione con Kem Sokha, ora vicepresidente del CNRP, figura carismatica di un altro gruppo di opposizione, Human Rights Work. Insieme non hanno rimesso in funzione l’opposizione politica ma il paese intero che ha visto uno scontento generalizzato con la situazione attuale.
Le richieste di cambiamento provengono da tutti gli angoli della società: le vittime degli accaparramenti di terre che lottano una battaglia persa per proteggere le loro case; i lavoratori dell’industria della manifattura che vogliono salari migliori; contadini che continuano a stagnare nella povertà; i gruppi della società civile che sono frustrati da una mancanza di progresso reale su tante questioni su cui lavorano. La crescente insoddisfazione e le espressioni di cambiamento sin dal ritorno di Rainsy agli inizi di luglio hanno portato molti cambogiani a chiedere se il paese vedrà una sua “primavera cambogiana” come le insurrezioni in Tunisia, Egitto, Libia e in altre parti del Nord Africa e del Medio Oriente.
Se esiste un solo paese in Asia che ha il potenziale di una tale nuova primavera, quello è la Cambogia. Sono presenti tutti gli ingredienti necessari. Per prima cosa ha la più giovane popolazione al mondo. Le generazione venuta dopo i Khmer Rossi che ora hanno più di vent’anni non hanno vissuto l’anno zero del 1975, quando Pol Pot ed i Khmer Rossi presero il potere, liberandosi di milioni di persone pericolose per la rivoluzione per cercare di costruire interamente dalle radici una nuova società deindustrializzata, fino a che non furono cacciati nel 1979. La nuova generazione, che è stata risparmiata da un simile trauma storico, non accetterà più le stesse scuse che il governo chiede per i propri fallimenti, come “abbiamo iniziato con mani vuote, qualunque cosa è meglio dei Khmer Rossi”.
Seconda cosa, ha avuto luogo nel decennio passato una rapidissima urbanizzazione a causa della crescita significativa dell’industria delle confezioni e di altri settori, concentrati nelle aree urbane. Città movimentate e centri urbani si trovano ora per tutto il paese, non solo Phnom Penh. Inoltre con la crescita economica, la diffusa presenza di telefonini economici, la copertura di internet ed una grande presenza su Facebook, i cittadini cambogiani sono sempre più vogliosi di esprimersi. In ultimo ma non per importanza, la Cambogia soffre per il proprio Hosni Mubarak, il sempre più impopolare Hun Sen che governa da oltre 29 anni col suo pugno di ferro. E’ tristemente famoso per i suoi lunghi duri discorsi non preparati che spaziano su qualunque cosa dai giorni della sua gioventù, agli scherzi che trova allegri in televisione, alle minacce contro gli attivisti come pure ai suoi stessi ministri.
Nonostante questi fattori la Cambogia comunque non è pronta per una “primavera” per lo meno non ancora. Gli ingredienti sono lì ma non bastano. Mentre ha preso piede l’urbanizzazione quasi la metà della popolazione vive nelle remote aree rurali. Facebook mentre è senza dubbio un mezzo potente di condivisione di informazioni non può sostituirsi alla costruzione di un movimento e alla pianificazione strategica. Resta la realtà che mentre la gente è riunita nell’opposizione allo stato attuale delle cose la maggioranza non ha una visione unificata di ciò che vuol dire cambiamento, e la maggioranza non sa per cosa stanno lottando.
Una Primavera Cambogiana non solo è improbabile ma è indesiderabile. Sfortunatamente il principale movimento antigovernativo che tira è guidato molto chiaramente da elementi ultranazionalisti che puntano sull’agenda antivietnamita senza offrire un insieme chiaro di politiche per quello che farebbero una volta al potere. I vietnamiti che aiutarono a cacciare Pol Pot aiutarono a mettere Hun Sen al potere. Questo rende insicuri le parti sociali moderate, per lo più la classe media istruita che cerca il cambiamento politico in politiche concrete, e il settore degli affari, ma il loro sostegno è essenziale al successo di una primavera di riforme reali piuttosto che di caos e fanatismo nazionalista.
A dispetto di queste preoccupazioni, ci sono ragioni per essere ottimisti. Le elezioni del 2013 hanno dato una immensa sveglia ad un governo apertamente arrogante e ai suoi capi che hanno visto l’opposizione fare dei guadagni significativi nell’Assemblea Nazionale nonostante irregolarità elettorali e campagne elettorali con risorse limitate. La ricchezza sbandierata apertamente dalla classe politica corrotta è vista ora con disprezzo dai poveri e dalla classe media. Mentre Hun Sen e il suo Partito del popolo cambogiano sono rimati al potere, il loro risultato elettorale con solo 300 mila voti in più, ha fatto ripensare alla loro strategia. Il messaggio è stato chiaro: le riforme devono accadere ora o la gente si solleverà.
Ora più di prima, la Cambogia ha bisogno della comunità internazionale – governi, donatori, compagnie con interessi in Cambogia, consumatori di prodotti cambogiani- per aiutare il rafforzamento dei gruppi di base affinché si facciano sentire, a sostenere i sindacati e i movimenti dei lavoratori, ad assicurare che la società civile possa iniziare un cambiamento sostanziale, positivo e di lunga durata che porterà la vera democrazia in Cambogia. I lavoratori della confettura il cui sciopero fu accolto lo scorso mese con una repressione violenta, pensano ad un altro sciopero a marzo che potrebbe dare alla comunità internazionale un altro test della propria buona volontà.
Le voci che chiedono il cambiamento si fanno sempre più forti nonostante i tentativi del governo di zittirle. Una vera democrazia ascolterebbe la gente. Devono essere implementate urgentemente nuove politiche che affrontino le più importanti questioni del paese come l’ineguaglianza di entrate, i diritti della terra e la riforma di un sistema giudiziario corrotto. L’opposizione del CNRP deve focalizzarsi su prendere posizioni di principio per migliorare le condizioni dei cambogiani e a lavorare all’unificazione del paese. Con pazienza, politiche intelligenti e organizzazione, il momento resterà dalla parte della gente. Se la comunità internazionale sostiene le loro aspirazioni alla fine dovrà farlo anche il governo.
Virak Ou, presidente di Cambodian Center for Human Rights