CAMBOGIA: La terra di nessuno

La fine di giugno tredici donne, gente comune di varia età, uscirono di prigione dopo essere state assolte da un tribunale cambogiano, dopo essere state arrestate a maggio in occasione di alcune manifestazioni pacifiche per protestare contro lo sviluppo edilizio di Boeung Kak, un grande lago al centro di Phnom Penh, che è stato prosciugato per fare posto a centri commerciali e case d’alto rango.

Le donne sono diventate i simboli di un’opposizione a questa ipotesi di sviluppo edilizio e la loro liberazione è stata salutata da scene di allegria tra le poche comunità popolari rimaste attorno al lago.

ingcity cambogia

Il lago, sulle cui rive un tempo c’erano fino a 4000 famiglie, è diventato un’immensa distesa di sabbia nel centro della città, liberato dalla maggioranza delle famiglie a cui è stata data l’opportunità di un’altra sistemazione o da qualche soldo. Il vecchi distretto turistico vicino al lago è ora una striscia di negozietti chiusi e vecchie insegne di hotel. A guidare questo sviluppo è la impresa Shukaku, una sconosciuta ditta locale che sembra lavorare per le compagnie cinesi del progetto.

Sin dalla prima firma della Shukaku nel 2007 di un prestito con le autorità cittadine, il progetto del lago è diventato un caso di alto profilo in Cambogia, un paese che ha visto grossi spostamenti di popolazione per fare posto a progetti di sviluppo costosi.

Ad agosto dello scorso anno, il primo ministro Hu Sen di fronte ad una grossa pressione dell’opinione pubblica si impegnò a garantire 12 ettari sul sito per i residenti. Una vittoria per il movimento, benché molte famiglie cadessero fuori dell’aree e nelle strade continuassero le manifestazioni, guidate dal gruppo intrepido delle donne che le autorità della città apostrofavano come manifestanti professioniste al servizio di stranieri e di difensori estremisti dei diritti umani, i quali, con la situazione di Boeung Kak, provavano a fare soldi per “finanziare le loro attività e per i loro interessi personali e fare la bella vita ai danni dei manifestanti”.

Ma ci sono state altri modi più violenti. Durante una delle proteste la polizia picchiò fino a far perdere coscienza un attivista, due mesi dopo altre sei donne davanti al palazzo municipale della città. A maggio la polizia arrestò il venerabile monaco Luon Sovath che sosteneva la campagna minacciando di fargli lasciare il monacato. Nello stesso mese tredici manifestanti furono arrestati illegalmente per l’occupazione di suolo privato e in un processo lampo son stati condannati a due anni e mezzo di carcere, cosa mai vista finora in Cambogia. Un manifestante ha descritto il processo come una farsa dove gli avvocati della difesa delle donne non riuscirono a preparare neanche la difesa.

Tra le diffuse proteste locali ed internazionali, la corte di appello accettò il rilascio del gruppo benché ritenesse le loro originali condanne. Una delle leader del gruppo, Tep Vanny, riafferma la sua volontà: “Quando avevo un problema, come tutti dipendo dalle autorità, ma loro hanno abbandonato la comunità. Gli abitanti dei villaggi sono venuti qui senza nulla dopo il regime di Pol Pot e vogliono solo un posto dovevivere” dice la donna, una vera figura pubblica del movimento.

Il progetto di Boeung Kak nonostante le proteste e le indagini è ancora una cosa segreta. La compagnia Shasuku benché compaia negli avvisi pubblici è un fantasma senza un indirizzo pubblico, con il quartiere generale posto in uno spazio vuoto nel centro di Phnom Penh. Ma la ditta ha le connessioni giuste:secondo l’accordo del 2007, è di proprietà di Lo Meng Khin, un tycoon e senatore del Partito del Popolo Cambogiano, sposato a Choeung Sopheap che controlla una grande impresa che ha beneficiato largamente dalla vendita dei suoli della terra cambogiana e che attualmente sta rinnovando un antico quartiere di Phnom Penh di Borei Keila, con analoghi espropri violenti. La stessa ditta, Pheaphimex, possiede 315 mila ettari a piantagione in due province con analoghe forti proteste in corso da parte di molti villaggi.

Ma la zona del lago forse è il pezzo pregiato della Pheaphimex, con le stime del prezzo del suolo che si aggirano a 1000 dollari al metro quadro allo stato grezzo, un prezzo destinato a raddoppiarsi alla fine del processo di sviluppo. Il valore finale della terra si aggirerà tra 1,3 e 2,6 miliardi di dollari, parecchie decine di volte il costo della concessione. Non è ancora chiaro cosa sarà costruito da Shukaku che sul suo sito web dichiara che la municipalità di Phnom Penh ha stabilito che l’area sarà un un centro “per gli affari, cultura, turismo, appartamenti e resorts con infrastrutture, un sistema fognario, campi verdi e sale di intrattenimento.” Ma anche se non si costruisse nulla quella proprietà vale una fortuna.

E’ na storia molto familiare in Cambogia, dove sin dagli anni 90 il governo ha rilasciato in concessione milioni di ettari a compagnie straniere in unisono con caicchi locali per trasformare la capitale e parti selvgge della Cambogia in piantagioni di caucciù, zucchero, cassava. Secondo Licadho il 22% della superficie della Cambogia, 3,9 milioni di ettari, è sotto il controllo di ditte minerarie straniere o di imprese agricole. Le concessioni agricole a piantagione conosciute come concessioni economiche di suolo (ELC) valgono il 53% del suolo arabile del paese e la Pheapmex controlla il 16%, la più grande di tutte.

A queste ELC è attribuita la cacciata di migliaia di contadini dalle proprie terre portando ad una crescita vertiginosa di proteste, arresti e scontri violenti in tutti gli angoli del paese. Sempre a maggio una ragazzina di 16 anni è stata uccisa dalle forze di sicurezza dopo uno scontro violento nella provincia di Kratie. In una campagna contro le piantagioni di canna, i militanti hanno lanciato una campagna contro “lo zucchero rosso sangue cambogiano”, ottenuto che migliaia di ettari di terra erano stati ripuliti dai legittimi agricoltori per far posto alle piantagioni di canna con i loro raccolti, con le case bruciate e gli animali uccisi da sicari e forze di sicurezza. Tra i nuovi padroni Ly Yong Phat del partito comunista cambogiano.

Per il portavoce del partito di opposizione Sam Rainsy Party il governo ha di fronte il rischio di una rivolta generale per questa questione. “Se si vuole risolvere il problema, dovete smetter di assegnare queste concessione a compagnie private, ma alla popolazione cambogiana. La priorità sono i nostri contadini”

La risposta di Hu Sen è una moratoria sulle nuove concessioni con un’ordinanza che dice “di posporre temporaneamente le concessioni economiche di suoli” ed “assicurare che non ci siano impatti sulla terra della comunità e sul loro sostentamento”. Ha inoltre assegnato suo figlio Manith, colonnello dell’esercito, come autorità della disputa delle terre. Sarà lui perciò responsabile per condurre una nuova corsa per la terra che dividerà la terra ai cittadini espropriati all’interno delle foreste di stato e delle ELC. E sono già cominciate le misure della terra condotte da studenti cambogiani in mimetica insieme a rappresentanti ufficiali. Per il ministro della gestione del suolo “questo programma porterà la sicurezza dell’occupazione della terra liberando così la gente di preoccupazioni e confusione”

Ma per alcuni osservatori i dubbi non mancano, considerando che l’annuncio è stato fatto poco a ridosso delle elezioni comunali di giugno che cmunque hanno mostrato un sacco di disaccordo tra la gente che è contro il partito ora.

Altri hanno precisato che sotto la moratoria le concessioni già assegnate hanno il segnale di via libera, tra le quali tre nuove concessioni di piantagioni di caucciù per quasi 22 mila ettari, seguite da altre trentamila in aree protette e santuari naturali. Per i ldirettoe di Licadho, Naly Pilorge, c’è una scappatoia molto grande nella moratoria da annullare il divieto e permettere ancora carta bianca al governo. “Il governo aveva bisogno di fare qualcosa, ma la risosta è in realtà una lucciola per le allodole e potrebbe creare più problemi.”

Se poi questa nuova corsa avrà qualche effetto positivo resta da vedere. “Potremo giudicare se è un passo in vanti quando il governo rende chiaro il processo, dando informazione pubblica e quando vedremo i risultati tangibili di cui la gente beneficerà”

Sebastian Strangio

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