Ieri sono montate ancora una volta le tensioni diplomatiche nel Summit a Phnom Penh sui territori contestati del Mare Cinese Meridionale.
Il presidente filippino Aquino infatti ha contestato i commenti fatti dalla Cambogia secondo cui gli Stati dell’Asean avevano raggiunto in modo unanime di non “internazionalizzare” la disputa con la Cina.
Il ministro degli esteri cambogiano Kao Kim Hourn, nel parlare ai giornalisti, diceva che i capi di stato regionali si erano accordati che il problema delle dispute in mare sarebbe stato affrontato attraverso un meccanismo Asean Cina.
Ma durante il summit a Phnom Penh lunedì mattina Aquino ha affermato che le Filippine non erano state d’accordo come affermato ad evitare di internazionalizzare il contenzioso del Mare cinese meridionale.
“All’incontro di ieri, furono espressi vari punti di vista sull’unità dell’ASEAN che sono state tradotte dalla presidenza in un consenso dell’ASEAN. Non è questo che abbiamo capito noi, le Filippine, ed almeno un altro stato.”
Quando la presidenza dell’incontro Giappone ASEAN alludeva a questo, il presidente Aquino ha indicato che le Filippine non erano d’accordo. Mentre le Filippine sono per l’unità dell’ASEAN, ha il diritto intrinseco di difendere i propri interessi nazionali quando considerato necessario” dice il comunicato filippino.
“Il ministro degli esteri Del Rosario aveva confermato anche la posizione filippina in una lettera formale alla presidente con copie fornite a tutti i ministri dell’ASEAN.”
Lo stesso ministro Del Rosario negava ieri i commenti di Kim Hourn sul consenso chiaro dell’ASEAN a non internazionalizzare il conflitto. “No, no, non eravamo d’accordo su questo. Credo che ci sia stato un fraintendimento. Credo che c’erano stati punti di vista espressi sull’Unità dell’ASEAN e quello era stato tradotto in un consenso che non era quello che noi intendevamo. Lo abbiamo chiarito con la Cambogia”.
Nonostante la reiterata affermazione di Aquino sulla posizione filippina durante il summit col Giappone, il ministro cambogiano continuava a sostenere i propri commenti originali sul consenso. “Certo durante il colloquio tra i capi dell’ASEAN, e secondo il suggerimento del primo ministro malese i capi si accordarono a non internazionalizzare il problema del Mare Cinese Meridionale e naturalmente ad affrontare i problemi attraverso il canale del meccanismo Cina ASEAN.”
Comunque è il segretario stesso dell’ASEAN Surin Pitsuwan a confermare che le Filippini si erano espresse in disaccordo su questa cosa negli incontri della domenica. “Le Filippine si sono riservate il diritto di usare altri forum, canali, per difendere i loro diritti e i loro interessi nazionali” diceva Surin in un’intervista a latere. “Il problema è davvero contenzioso, ci sono differenti interpretazioni, ma lavoriamo nella stessa direzione a provare a risolvere il problema.”
Questa nuova disputa verbale segue una rottura più grande tra Phnom Penh e Manila accoduta a luglio nell’ultimo summit dell’ASEAN presieduto dalla Cambogia che fece tutto in suo potere per mantenere il problema lontano dal programma del summit. La conseguenza fu che il blocco dei dieci paesi non riuscì ad emettere un comunicato finale congiunto per la prima volta in 45 anni.
La disputa su un corpo acquatico ricco di risorse mette quattro paesi, Vietnam, Filippine, Malesia e Brunei, contro la Cina. Ad aprile scorso navi della guardia costiera cinese e filippina si sono incrociati in una fase di stallo pericolosa in quelle acque.
Mentre i quattro stati dell’ASEAN preferiscono un negoziato multilaterale e sperano in un coinvolgimento americano, Pechino ha insistentemente chiesto colloqui bilaterali che darebbero alla Cona forza nel negoziato. Il ministro degli esteri indonesiano Marty Natalegawa, che ha assunto il ruolo nei fatti di mediatore, diceva ieri di aver scritto una lettera ai rappresentanti filippini sul disaccordo, poiché secondo il suo punto di vista le due posizioni non erano mutualmente esclusive. “I due obiettivi non sono di fatto mutualmente esclusivi e ho scritto formalmente ai nostri colleghi filippini per affermare che di fatto il loro punto di vista è in sincronia con quello che è stato detto per tutto il tempo, che c’è un obiettivo che si autorinforza di un’unità dell’ASEAN e di affrontare questa contesa nel modo che loro credono”. Diceva il diplomatico indonesiano. “Non credo che ci si debba preoccupare troppo per le parole è internazionalizzato o no…. Sin dall’inizio questo problema è quello che riceva attenzione sia a livello bilaterale tra i paesi colpiti e allo stesso tempo a livello regionale.”
Sin da quando la Cambogia ha assunto la presidenza dell’ASEAN c’è stata una chiara mancanza di unità dentro il blocco regionale su come trattare il problema del Mare Cinese Meridionale. Ad Aprile la Cambogia spingeva per il coinvolgimento della Cina sulla stesura dei maggiori punti di un codice di condotta vincolante in mare, mentre le Filippine affermavano che gli elementi chiave dovevano essere decisi prima all’interno dell’ASEAN, prima di ogni coinvolgimento cinese.
Secondo gli analisti quanto uscito dal summit di questa settimana è una mera ripetizione delle alleanze tradizionali che sono venute alla luce in tutto l’anno.
Domenica mattina Il premier Cinese Wen Jiabao, in un incontro col primo ministro Hun Sen prometteva oltre 50 milioni di dollari in aiuto della Cambogia.
“Questo è un altro esempio di come la Cambogia provi a perseguire la sua politica ostinata di non offendere la Cina” dice Carlyle Thayer, un esperto australiano della regione. “L’azione della Cambogia serve solo a minare la funzione della presidenza dell’ASEAN”
http://www.cambodiadaily.com/news/manila-phnom-penh-dispute-south-china-sea-talks-6204/