Scoperta un’altra fossa comune dei Khmer rossi in Cambogia

Nella provincia di Siem Reap una nuova amara scoperta ha portato alla luce una fossa comune dei Khmer Rossi, quando degli scavatori erano al lavoro ed hanno rivelato resti umani.

L’area è stata subito circondata e le autorità sono al lavoro per proteggere e conservare come meglio possibile i resti fino all’arrivo di personale del ministero della religione e del culto per le appropriate cerimonie di sepoltura.

Sono stati portati alla luce 20 crani umani ed un gruppo di ossa in una fossa che si ritiene contenga molti altri resti di possibili vittime dei Khmer Rossi, ha detto il comandante della polizia provinciale Nhim Sela. I resti erano sepolti sotto sei metri di suolo e portavano i segni di morte fatta con destrezza, di braccia legate dietro, o di pesi legati al collo, o con gli occhi bendati in una fossa di almeno cinque metri.

“L’esecuzione dei corpi risale al regime di Pol Pot. Ora sospenderemo tutte le attività di scavo lasciando il compito alle autorità deputate di decidere cosa fare per le vittime. Sono tutte delle vittime e dobbiamo trovare loro un posto adatto per calmare i loro spiriti”

La scoperta era stata fatta in un villaggio che era sito di una prigione e di crematorio durante il regime di Pol Pot dove le vittime erano portate per essere uccise o cremate e fare con i loro resti il fertilizzante per il regime utopico e per i progetti impossibili di produzione di riso.

Un articolo del centro di documentazione della Cambogia, “Sarai il suolo per i campi di riso”, un’indagine fatta dal governo cambogiano alleato al momento del Vietnam, testimonia le atrocità commesse a Trang Bat Mountain, descrivendo le pratiche di bruciare i prigionieri vivi o morti per creare il fertilizzante che serviva per sostenere la politica di produzione di tre tonnellate di riso per ettaro. In questo articolo si racconta di una sopravvissuta di quei giorni che diceva di essere stata costretta a scavare e trovare ossa umane e maciullarle miste con urina per fare concime per i campi.

Il direttore del Centro Youk Chhang raccontava che i gruppi di ricercatori avevano identificato il capo recentemente scoperto come un posto di atrocità.

“Pensavamo a 35 mila o più morti in quel luogo secondo la documentazione e le interviste con un centinaio di abitanti del villaggio. Ma non abbiamo fatto scavi nel sito nella speranza che il tribunale potesse ricercarlo come una prova fisica.”

Il governatore provinciale, Phearin, da parte sua, dice che continueranno le ricerche insieme ai ministeri della cultura e della religione e del culto che fanno le cerimonie come segno di adorazione delle anime delle vittime.

Un ricercatore del regime dei Khmer Rossi presso il Centro di documentazione sostiene che la prigione che operava presso la Montagna di Trung Bat fosse più grande della nota prigione di interrogazione S21 a Tuol Sleng. “La recente scoperta di ossa nelle vecchie aree è una buona fonte per le nostre ulteriori ricerche, è più grande della S21.”

A descrivere quel centro di detenzione, c’è Eng Mara, una donna di 52 anni, prigioniera presso Trung Bat, dove finì nel 1978 con le stesse accuse di essere una nemica della rivoluzione ed una spia. Per giorni fu tenuta in piedi con la catena al collo. “Per giorni si sentiva la puzza di carne umana bruciata, per le centinaia di persone uccise. Fui fortunata a sopravvivere perché il dipartimento di sicurezza fu dissolto prima che mi prendessero” diceva ricordando altre storie che aveva saputo di esecuzioni mal condotte in cui i prigionieri furono buttati vivi nei forni crematori.

“Sono molto scioccata del numero di corpi scoperti in quel luogo. Non voglio ricordare le pene che mi hanno inflitto, quando mi incatenarono per il collo e legarono le gambe per vari giorni appena dopo aver dato alla luce i miei figli”.

Youk dice che è difficile sfuggire a questi ricordi orrendi per gli abitanti dei villaggi anche perché piogge e allagamenti riportano alla superficie le ossa dei morti nei punti in cui furono seppelliti. “Le ossa non riescono a trovare pace finché la verità che hanno in loro non sarà stata rivelata. Dopo tutto è questo il ricordo che vivranno per il resto della Storia”

 PhnomPenhPost

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