Mentre crescono le morti per COVID-19 nelle Filippine, anche le vittime di omicidio sull’isola di Negros si accumulano con numeri che devono ancora essere spiegati bene. La maggioranza delle vittime sono state uccise da sicari nelle loro case o nei dintorni, ma altre sono state pugnalate, legate con la gola tagliata.
Sebbene il 2020 non abbia visto massacri simili a quelli che hanno preso di mira i contadini nel 2019, persiste un clima di violenza a Negros e di impunità sostenuta che sfugge del tutto al controllo della Amministrazione Duterte.
Gli osservatori internazionali giustamente accusano per gli omicidi extragiudiziali il presidente Duterte, ma gli omicidi a Negros sono sintomatici di una amministrazione incapace di contenere la violenza che coltiva.
L’amministrazione Duterte è nota per aver denunciato gli oppositori politici ed i critici come terroristi comunisti, mentre le forze di sicurezza e le forze paramilitari riescono ad avvantaggiarsi della impunità di fatto a Negros costringendo, detenendo o uccidendo gli accusati.
La pratica, che si chiama red-tagging o anche prendere di mira i rossi, ha portato ultimamente all’omicidio di militanti di diritti umani di alto profilo come Zara Alvarez del 17 agosto a Barangay Mandalagan, Bacolod City. Alvarez faceva parte del personale legale e ricercatrice per l’organizzazione dei diritti umani Karapatan di Negros. Era stata definita come un membro del Partito Comunista delle Filippine e del Nuovo Esercito Popolare finendo nella lista di 600 persone del 2018 definite come terroristi comunisti dalla Amministrazione Duterte.
Persino dopo la sua morte, il generale Parlade affermò che Alvarez era una ribelle ed affermò: “Affermate che Zara Alvarez è una militante? Non lo è”
Mentre l’assassinio di Alvarez è stato un caso importante che ha sollevato la risposta nazionale ed internazionale, non è affatto eccezionale: i numerosi e spesso etichettati omicidi di cittadini ordinari di Negros è un fatto di vita sull’isola.
Dal 5 al 13 di maggio sette persone sono state uccise in scontri a fuoco, mentre altri dieci in altri scontri dal 12 al 17 giugno. Questi ed altri casi sono differenti dagli assassini fatti da ladri armati, dalle operazioni della guerra alla droga di Duterte e dalla violenza ciclica degli sforzi della controinsorgenza contro NPA.
Questi omicidi di contro offrono poche possibilità di identificare anche le motivazioni dei sicari. In alcuni casi, specie quando le vittime sono militanti, giornalisti e contadini, le forze di sicurezza e paramilitari sono accusate dai gruppi dei diritti umani di aver fatto gli omicidi. Le autorità quasi sempre negano queste affermazioni come nel caso più recente di un contadino di Negros il cui corpo è stato trovato in un dirupo.
La polizia nazionale filippina si trova di fronte a diffuse accuse di corruzione, fatto spesso riconosciuto dal presidente Duterte e il potenziale coinvolgimento delle forze di sicurezza in incidenti di violenza politica aleggia potente su tantissimi omicidi irrisolti.
Come dovunque nel paese, la violenza elettorale è una cosa persistente nella politica a Negros e di frequente prende di mira rappresentanti locali del comune o di altre unità amministrative.
Tra questi omicidi a Negros ultimamente c’era un ex vicesindaco di Pamplona, gli omicidi consecutibi di un capo villaggio ed un consigliere comunale a Dumaguete e di un altro consigliere a Nagbinlod. Questa estate le tensioni attorno alla controversa scommessa del governatore Degamo di un quarto mandato elettorale ha comportato omicidi collegati di un giornalista radiofonico e di un appaltatore della sicurezza che mettevano in dubbio l’integrità del governo locale e della polizia.
Il 5 maggio il commentatore radiofonico Rex Cornelio, alias Cornelio Pepino, fu assassinato da sicari sconosciuti. Pepino era un critico di sempre di Degamo ed era stato denunciato senza successo per calunnia nel 2014.
Una settimana dopo la morte di Pepino, Rodel Barillo, proprietario di una agenzia della sicurezza regionale, fu ucciso a Guihulngan poche ore prima che la polizia andasse ad arrestarlo. La pistola usata per Pepino fu ritrovata nella casa di Barillo, e l’auto usata da Barillo per seguire Pepino era un veicolo registrato presso l’Ufficio dell’assessore di Negros Orientale, portando le autorità a sospettare che la sua morte era parte di un complotto. Furono perquisite le case del governatore e di uno dei suoi aiutanti per possibili legami agli omicidi di Pepino e Barillo ma non fu trovato nulla.
Mentre si tenevano le indagini, Degamo affermò che tre uomini presi nel porto di Caticlan il 29 giugno erano sicari in missione per ucciderlo. Secondo Degamo il tentativo di assassinio era pianificato dai suoi oppositori politici che vogliono impedirgli di correre per un quarto mandato.
La decisione seguente della Polizia Nazionale Filippina di richiamare la scorta di polizia dei politici a Negros Occidentale era di certo un tentativo di limitare altra violenza rimuovendo il personale che poteva essere stato coinvolto in potenziali complotti, mentre si addussero necessità legate al COVID per giustificare questa decisione.
Questo ritiro delle scorte di polizia da Negros Orientale era un indicatore che la violenza in tutta l’isola è al di là del potere di controllo del governo nazionale.
La polizia regionale soffre anche di debolezze strutturali gravi che impediscono indagini negli omicidi anonimi. Il continuo rimpasto di personale di polizia impedisce le indagini nei casi di omicidio, e la documentazione dei casi è spesso portata via da chi se ne va lasciando senza copie le postazioni locali di polizia.
Inoltre i capi della polizia delle Visayas Centrali durano circa un anno nelle loro posizioni, cosa che lascia tutta la regione senza un comando consistente della polizia. Più di recente il generale di polizia delle Visayas Centrali Valeriano de Leon fu licenziato dopo quattro mesi dalla nomina per risultati mancanti a febbraio 2020. In modo simile il sostituto di Leon, generale Albert Ignatius Ferro sarà riassegnato a Luzon Meridionale.
A causa di queste incongruenze istituzionali resta irrisolta una selva di casi di omicidi irrisolti a Negros Orientale dal 2016 al 2020.
Con l’obiettivo di dare sostegno tra agenzie alle indagini in presunti omicidi extragiudiziali, il ministero della giustizia e la commissione sui diritti umani hanno firmato il 2 settembre un accordo di condivisione di dati.
E’ una accordo che resterà lettera morta per la mancanza di volontà nota della Polizia di condividere informazioni sugli omicidi di Negros con altre agenzie. Inoltre la protezione da indagini goduta dalle forze di sicurezza secondo la nuova legge antiterrorismo e il sostegno politico dell’amministrazione Duterte alle agenzie della sicurezza taglierà l’abilità dell’interagenzia di influenzare sia la Polizia che i militari filippini.
Persino le indagini indipendenti della Polizia avranno difficoltà nel superare il clima di paura che ha afferrato Negros e che zittisce i potenziali testimoni per paura di vendette.
In queste condizioni e nonostante gli sforzi migliori di riformatori e difensori di diritti dentro e fuori l’amministrazione gli assassini che infestano Negros probabilmente non decresceranno negli anni a venire.
Luke Lischin TheDiplomat.