Quando il comandante supremo dell’esercito generale Prayuth Chanocha ha preso il potere giovedì ha dimostrato che i Thailandesi potrebbero aver ragione. Parlare di un golpe non violento è un nonsenso. Prayuth ha avuto successo poiché è riuscito a mobilitare una forza eccezionale ed a minacciare violentemente chiunque gli si opponesse.
La Thailandia ed il mondo ora attende come le magliette rosse sostenitrici del passato governo reagiranno. La loro pazienza deve essere finita.
Molti sostenitori dell’ex premier Thaksin, cacciato dal golpe del 2006, si staranno domandando se le elezioni possono mai dare il verdetto che desiderano.
Dal 2001 sono andate alle elezioni in modo pacifico ed ordinato per sei volte: 2001, 2005, 2006, 2007, 2011 e a febbraio di quest’anno. Ogni volta hanno eletto Thaksin o uno dei suoi alleati. La Maggioranza di Thaksin nel 2005 fu la più forte nella storia moderna del paese. Sua sorella Yingluck ottenne la seconda maggioranza nelle elezioni del 2011.
Il sistema elettorale thailandese ha le sue pecche ma non esiste commentatore credibile che ammetterebbe che le vittorie elettorali di Thaksin non rappresentino la genuina volontà delle persone. Questi verdetti elettorali sono stati sovvertiti dagli interventi dei tribunali, delle manifestazioni delle magliette gialle e dai militari.
All’indomani del golpe i duri tra le magliette rosse affermeranno che, con buone prove, la democrazia elettorale è una strada senza uscita. I radicali delle magliette rosse daranno il benvenuto all’opportunità data dai militari per un prova di forza. Sfortunatamente qualcuno l’abbraccerà, questa opportunità. La Thailandia è giunta a questo momento deprimente a causa delle mancanze di due delle sue istituzioni centrali.
Re Bhumibol è certamente rispettato in tutto il paese per i suoi buoni lavori ed il sacrificio personale, ma il fallimento democratico della Thailandia è l’eredità più grande del suo lungo regno.
Per decenni le forze antidemocratiche hanno potuto usare l’immagine di monarca virtuoso per minare la credibilità di politici eletti. Una lunga serie di golpe militari sono stati fatti in nome del re, per proteggere il paese dai politici corrotti. Bhumibol non ha mai usato la sua grande statura nazionale per sfidare l’uso della forza militare per abbattere un governo eletto. Ha permesso in modo consistente che fossero lanciati gli atti antidemocratici nel suo nome.
Dalla presa del potere da parte di Prayuth non si è udita una singola parola dal palazzo sull’importanza di proteggere il sistema democratico del paese. Nel discorso tanto sperato di compleanno del re, che portò una tregua temporanea nel conflitto politico lo corso dicembre, c’erano tante parole sul bisogno di unità nazionale ma una molto importante e potenzialmente influente mancava: democrazia.
Infatti negli ultimi mesi la presenza reale più attiva nella scena politica thailandese è stata quella di una figlia del re che ha apertamente sostenuto i manifestanti che chiedevano il rovesciamento del governo eletto. Quello di cui la Thailandia ha ora bisogno non è di unità ma di istituzioni forti che possono gestire il disaccordo in modo pacifico. L’eccessivo investimento sulla monarchia come simbolo dell’unità nazionale significa che le istituzioni che possono costruttivamente gestire il conflitto sono hanno mai potuto fiorire.
Il secondo fallimento dell’istituzione fondamentale del paese che la Thailandia vede è la debolezza dell’opposizione. Potrebbe sembrare un’affermazione strana dato che le forze di opposizione hanno precipitato l’abbattimento del governo. Ma questo risultato è una debolezza non una forza dell’opposizione.
Il suo principale partito di opposizione, partito democratico, non ha potuto fare un governo eletto in una elezione da un quarto di secolo. Dal 2001 è stato superato comprensibilmente dal fascino elettorale della politica di Thaksin per la modernizzazione, la crescita economica e lo sviluppo di base.
Demoralizzati dal loro fallimento continuo il partito democratico ha abbandonato il processo democratico. Si sono allontanati dalla del partito, smesso di sviluppare una nuova piattaforma politica che avesse una presa maggiore e si sono tirati indietro dallo sforzo di lungo termine necessario per confrontarsi con la mobilitazione di base di Thaksin.
Invece un debole ed inefficiente partito democratico ha iniziato la missione della distruzione democratica. Hanno boicottato le elezioni di inizio anno poiché sapevano di non avere la stessa presa elettorale di Yingluck. Fecero la stessa cosa nel 2006 non volendo confrontarsi con Thaksin all’urna elettorale. In entrambi i casi il sabotaggio elettorale ha creato lo spazio perché i militari lanciassero il golpe poco dopo.
E’ difficile prevedere la via d’ uscita da questo guaio politico per la Thailandia. In presenza di un rischio reale di confronto violento con le forze delle magliette rosse, il generale Prayuth è pronto a mettere giù le sue credenziali autoritarie. Ha già arrestato capi politici, manifestanti contro il golpe e chiamato a rispondere i suoi critici. Non si parla di nuove elezioni e con Thaksin ancora dominante nelle elezioni, un ritorno alla democrazia è ancora molto lontano.
Alla fine il golpe non otterrà nulla come fu nel 2006. Un’azione pesante dei militari può riuscire a cacciare dalla politica Thaksin ed i suoi alleati per sempre. Ma non potrà cambiare le trasformazioni sociali ed economiche che hanno costruito la base del sostegno politico di Thaksin.
Una transizione significativa verso la stabilità politica richiederà una riconsiderazione del ruolo centrale della monarchia, una nuova cultura del rispetto per le istituzioni elettorali e parlamentari e lo sviluppo di un moderno partito di opposizione che dia all’elettorato thailandese alternative politiche reali. Questa è un’agenda che gli uomini in uniforme non riescono a perseguire
Andrew Walker, ANU, New Mndala