Prima del saccheggio frenetico della fine anni 80, che sarebbe terminato un decennio dopo con soldati armati ed in uniforme a portare via le ultime statue movibili, una collezione vasta di tesori era messa via in questo remoto tempio dell’era di Angkor, Preah Khan.
Gli abitanti dei villaggi ricordano ancora gli anelli e i braccialetti di oro ritrovati dopo aver scavato solo qualche centimetro sotto la superficie presso il complesso della comune di Roanakse del distretto di Sangkum Thmei.
Ma resta ancora un mistero perché questo sito un tempo ricco sia stato lasciato scomparire nella giungla ricresciuta tanti secoli fa. Prak Sonnara, direttore del patrimonio presso il ministero della cultura, lo definisce “uno dei centri provinciali più enigmatici dell’Impero Khmer”.
Come ha notato l’archeologo canadese Mitch Hendrikson, era anche gigantesco. “E’ un tempio interessante a causa delle sue fasi multiple e tende solo a crescere sempre più verso l’esterno fino alla quarta serie di mura di recinzione che sono di terra e non pietra.”
“Guardate l’area che racchiude. Quasi 22 chilometri quadrati. A paragone Angkor Thom è di 12 chilometri quadrati” dice citando la città fortificata nel parco archeologico di Angkor.
Il complesso di Preah Khan, il luogo a singolo tempio più grande, eretto durante l’impero di Angkor, fu costruito in vari secoli, dalla fine del X secolo fino alla fine del XII secolo. “Quindi i re Suryavarman I, Suryavarman II e Jayavarman VII hanno messo la loro firma qui. Ed i re di mezzo sembravano aver fatto qualche modifica qui e lì.”
Sin dalla sua prima visita nel 2007 al tempio di Preah Khan a Kompong Svay, o Bakan per la gente del posto, Hendrikson fu affascinato dal luogo che alla fine lo ha spinto a fare partecipare vari colleghi cambogiani e stranieri per tentare di giungere alla radice di alcuni degli aspetti più strani della storia misteriosa di questo tempio.
Nella sua ricerca sulla rete stradale di Angkor, Hendrikson scoprì che due re avevano posto molta attenzione alla strada di cento chilometri che collega Preah Khan alla capitale dell’impero Angkor. Furono, all’inizo del XII secolo, costruiti templi di ristoro da un lato della strada da Suryavvarman II e dall’altro lato Jajavarman VII dalla fine del XII all’inizio del XIII. “Non esistono altre strade che hanno avuto quell’interesse imperiale, dobbiamo dire”.
Potrebbe essere che Prah Khan si trova a 27 chilometri da Phnom Dek, la miniera di ferro più ricca della Cambogia. “Quello che voglio esprimere per l’intero progetto è che l’impero Khmer non poteva raggiungere le imprese fatte senza accrescere la produzione di ferro.” dice Hendrikson ora presso l’Università dell’Illinoys a Chicago.
Per costruire i templi di Angkor ebbero bisogno di strumenti di ferro e forse migliaia di supporti metallici da inserire tra le pietre; e per nutrire il suo crescente impero avevano bisogno di attrezzature agricole. “E non si possono conquistare tutti i gruppi differenti di vicini senza buone fonti di armi”.
“E’ possibile che questo posto fosse un grande luogo economico non nella produzione, ma nel meccanismo di scambio el ferro: sarebbe il luogo che facilita l’entrata del ferro” dice.
“Era veramente una città industriale, un sito tra i più genuinamente industriali” dice l’archeologo francese Dominique Soutif. “Produzione importante e produzioni estese significano una città vasta, ed una città vasta coinvolge per forza un grande tempio”.
Per mantenere una forza lavoro industriale era necessario nutrire, far abitare e aver cura di una vasta popolazione per cui erano necessari commerci e professioni che lavoravano nell’area.
“La città in espansione traeva benefici dal dinamismo economico e industriale e così il tempio”. Questo deve essere continuato fino al XVI secolo, ben dopo l’abbandono di Angkor e la ricollocazione della capitale cambogiana.
C’è bisogno di ancora di tantissimo lavoro per trasformare queste ipotesi in fatti storici, ha aggiunto Soutif che conduce gli scavi insieme a Hendrickson. Gli ultimi scavi sono stati fatti a gennaio con un gruppo di ricercatori archeologi australiani e cambogiani, tra i quali Phon Kaseka capo del dipartimento di archeologia della Royal Academy.
Un altro aspetto della ricerca intrapresa a Preah Khan è lo studio della transizione dal buddismo Mahayana, praticato ad Angkor, al buddismo theravada che fu adottato dopo fino a diventare la tradizione predominante del paese. “Questo è il sito dove sono cambiate le pratiche religiose buddiste” dice Kaseka. Tra i soggetti della ricerca ci sono due torri che si credono datate a due fasi differenti del buddismo.
Gli scavi e gli studi iniziali hanno anche suggerito che il vasto recinto di Preah Khan fu usato per la produzione di oggetti di metallo e persino sculture di pietra. E’ stata trovata presso il sito una pietra di pratica dove un artigiano ha provato a lavorare, ha detto Hendrickson.
Questo potrebbe aver generato un commercio con le altre aree del paese e della regione. “Abbiamo ritrovato ceramiche da tutte le parti del mondo Khmer.” dice Hendrickson.
Per trovare le risposte sulla lavorazione del ferro ha invitato un laboratorio di ricerca francese specializzato nello studio del metallo, LAPA, che ha sviluppato una nuova tecnologia per studiare gli oggetti di metallo ritrovati presso siti archeologici.
A marzo tre ricercatori del LAPA furono assistiti da Hendrickson, Kaseka e un gruppo di archeologi del ministero della cultura in un’indagine a Phnom Dek e Preah Khan. E’ la prima volta che queste nuove tecnologie, sviluppate per i monumenti europei, sono state usate in modo esteso in Asia, dice Philippe Dilliman, un archeo-metallurgista. “Determinare la quantità di metallo necessario per costruire un tempio è qualcosa che davvero ci affascina.”
Il gruppo ha condotto 900 analisi preliminari in altrettanti campioni, ha detto Stephanie Leroy un altro archeo-metallurgista.
foto di Enric CatalaPresso i loro laboratori francesi si conducono ulteriori analisi per rispondere alle domande sull’evoluzione dei metodi di fusione nei secoli e se i mezzi di ferro usati nei templi venivano dal ferro lavorato a Phnom Dek oppure erano già vecchi a Preah Khan. Di già le analisi chimico fisiche hanno rivelato che il ferro di Preah Khan era di fatto acciaio di ottima qualità.
Hendrickson ha notato che questo segna il primo tentativo di analisi del ferro usato per la costruzione dei templi di Angkor e conoscere l’origine del ferro impiegato dovrebbe aiutarci a disegnare un quadro dei sistemi industriali e di commercio costruiti durante Angkor. Nonostante decenni di ricerche sui templi costruiti ad Angkor si conosce pochissimo sulla vita giornaliera durante quel periodo.
Ed a Preah Khan i misteri sono ancora più profondi. Poiché non esistono miniere di arenaria nei dintorni, i ricercatori non avevano alcuna idea dove trovassero le pietre per costruire il muro di pietra lungo 800 metri ed alto 3.5, oltre alle altre strutture nel vasto recinto.
“Si parla di blocchi quadrati di quattro metri che vanno da 5 a dieci tonnellate” dice Christian Fisher geologo dell’Università della California.
L’arenaria per i monumenti viene dal livello geologico conosciuto come strato di “terrain rouge” e non esiste fonte ovvia di esso nella regione. A causa del peso e di quantità di arenaria necessaria per Preah Khan, i Khmer avranno cercato a fonti più vicine. Fischer crede che le pietre provenivano dal fondo di una riserva di acqua lunga tre chilometri conosciuta come baray, connessa al recinto, con i lavoratori che rimuovevano i blocchi di arenaria mentre scavavano. “Il problema è che a questo punto non abbiamo prove, ma solo uno scavo potrà dirlo”
E questi sono solo alcuni segreti di Preah Khan a Kompong Svay che i ricercatori sperano di scoprire o confermare. Tracce di pittura ritrovati al sito indicano forse che le intere strutture erano coperte di pittura e fogli di metallo.
“Il sito era di sicuro incredibilmente ricco” dice Fischer. “Quando si sceglie una zona di scavo, si fanno due o tre trincee di pochi metri quadri, poi si scava un metro e si trovano monete cinesi, è davvero straordinario”. Le monete provengono dai secoli X ed XI e furono scoperte durante gli scavi di gennaio, ad indicare visitatori o commercio estero, o entrambi, 500 o 600 anni fa.”
Persino a dispetto dei saccheggi, si possono ritrovare manufatti. Camminando per il vasto recinto Hendrickson ha detto di aver ritrovato 900 buche di saccheggio, smettendo poi di contare.
Per gli scavi di quest’anno Hendrickson ha scelto il sistema Lidar per identificare l’area di scavo che non era stata precedentemente saccheggiata.
“Fino alla fine degli anni 80, il tempio era davvero bellissimo” ricorda Chea Vanna, capo delle guardie del tempio. “Poi la gente del posto ed altri vennero a ricercare l’oro… Talvolta vedevano l’oro vicino ad un tempio e continuavano a scavare lì. Quella è una delle ragioni che portarono a destabilizzare la struttura del tempio.”
Alla fine degli anni 90 il saccheggio sfuggì al controllo. Persone in uniforme trasporavano statue in cambio ei soldi da uomini di affari thailandesi, aggiunge Vanna. Il commerciò fu bloccato quando il ministero della cultura ingaggiò le guardie per proteggere il sito nel 2000 e terminò del tutto a metà degli anni 2000 dopo le campagne di educazione da parte delle autorità.
Oggi il problema più urgente per le 24 guardie è il diboscamento illegale, perché alcuni degli alberi enormi nel sito sono fonte di legname pregiato. Non è cosa semplice fare la guardia a tutto il sito. Nei secoli fu invaso dalla giungla che copre il suolo con un tappeto verde, mentre gli alberi sono cresciuti tra le strutture e circondavano il recinto rendendolo tanto bello e misterioso quanto difficile da proteggere.
Il ministero della cultura che presiede il sito, è giunto in aiuto ed ha aumentato il numero delle guardie, dice Veth Vannak del dipartimento di archeologia. “Il ministero pensa di registrare gli alberi con un inventario di stato per poter mantenere dei dati. Questo sito ha un grande poteniale turistico con la sua posizione naturale.”
foto di Enric CatalaIl capo della comune di Roanakse, Krouch Bundol, ricorda i differenti problemi degli anni 90, quando la gente viveva nella paura degli scontri tra truppe governative e Khmer Rossi che si aggiravano nella regione. Ora la scommessa è di convincere la gente che preservare il sito e lo splendore naturale alla fine ripagherà.
“Uno dei messaggi più importanti che abbiamo diffuso tra gli abitanti dei villaggi è che la gente può fare soldi dal tempio e quindi devono unirsi alle autorità per proteggere il tempio e gli alberi attorno e dentro il recinto.”
Il tempio si trova nella provincia a quattro ore da Siem Reap in una comune di otto villaggi dove vivono 400 famiglie. Ora vi giungono dieci turisti al giorno nella stagione migliore. Sebbene ci sia un ristorante per turisti ed una coppia di alberghetti che offrono da mangiare, i visitatori restano solo un giorno.
Ma le prospettive future per il tempio sono promettenti. Preah Khan di Kompong Svay, da distinguere dal monumento di Preah Khan di Angkor, è nella lista provvisoria dell’UNESCO.
“Il ministero della cultura ha reso prioritario la protezione di questo poco conosciuto grande monumento di Angkor” dice Sonnara.
Hencdrickson spera che gli studenti di archeologia dell’Università Reale si uniranno e selezioneranno questo tempio per le loro tesi e che il sito possa diventare un campo di studio per gli studenti cambogiani e stranieri.
“C’è così tanto da scavare lì e una grande opportunità per addestrare la prossima generazione.”
Michelle Vachon, TheCambodian Daily